La digitalizzazione sta rivoluzionando anche il settore trasporti e consegne, e per fare il punto sui cambiamenti in corso nelle aziende italiane, Intesa – azienda del gruppo IBM specialista di gestione di interazioni digitali B2B nelle supply chain – ha organizzato recentemente l’evento “Next Logistics”
Un quadro aggiornato dello scenario di mercato è emerso dall’intervento di Irene Facchinetti e Daniele Marazzi, dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica ed Ecommerce B2B del Politecnico di Milano.
In Italia ci sono 97 mila imprese che si occupano di logistica, dai gestori di interporti ai “padroncini”, in un mercato che vale circa 108 miliardi, di cui quasi 80 sono di servizi di outsourcing, ha spiegato Marazzi, citando dati dell’Osservatorio Contract Logistics. Secondo gli addetti ai lavori interpellati dal Politecnico, i problemi più critici del settore logistico, per i quali il digitale può essere decisivo, sono tre: il monitoraggio del trasporto in tempo reale, la certificazione delle consegne, e la dematerializzazione dei documenti di trasporto, la cui gestione in forma cartacea ormai molti percepiscono come insostenibile.
«Le tecnologie ci sono, e anche una buona predisposizione dei tre tipi di attori principali: aziende committenti, operatori logistici, e trasportatori. Da nostre indagini risulta che tra l’80% e l’85% di aziende committenti e operatori logistici usa già tecnologie digitali di gestione di trasporti e consegne o intende usarle, e anche i trasportatori sono molto più interessati di quanto si pensi. Il problema è favorire il dialogo tra gli attori, sfatare i falsi miti (tipo “il DDT deve essere per forza in cartaceo a bordo mezzo“), e diffondere dati concreti sui benefici».
In realtà, ha aggiunto Facchinetti, ci sono diversi modelli di digitalizzazione dei processi di trasporti e consegne. «Per esempio dove ci sono già canali EDI si possono aggiungere nuove informazioni, tipo il messaggio di ritorno con l’accettazione e gli eventuali rifiuti. In caso di extranet B2B si possono aggiungere utenze per i trasportatori. In caso di relazioni saltuarie, la soluzione può essere una mobile app».
Il percorso – e la condivisione delle informazioni con i partner – possono essere graduali, e così i benefici. «Secondo nostre stime prudenziali basate su casi reali la dematerializzazione unilaterale degli archivi può far risparmiare 1-2 euro a consegna lato emittente, e da 0,7 a 4 euro lato ricevente. Con la digitalizzazione dei flussi informativi del processo di trasporti i benefici sono tra 10 e 15-18 euro a consegna, mentre la completa dematerializzazione e digitalizzazione del processo comporta benefici tra 15 e 20-25 euro a consegna, considerando anche i vantaggi indiretti, tipo la maggiore soddisfazione dei clienti».
Sensori a bordo veicoli e IoT : il caso “catena del freddo”
Assodato quindi che le esigenze più sentite sono di tracciabilità in tempo reale delle merci e certificazione delle consegne, un esempio di soluzione è “Delivery Control” della stessa Intesa, sul mercato da anni ma nel tempo arricchita gradualmente di funzioni e moduli.
Il sistema fa tre cose principali, ha spiegato Marcello Bardi di Intesa: pianifica i carichi, ottimizza itinerari, e ottimizza sequenze di scarico, il tutto considerando i vari tipi di vincolo (finestre temporali di servizio da rispettare, quantitativi di consegna e relative capacità dei mezzi, ecc.).
Tra i concetti di base fondamentali ci sono la condivisione delle informazioni («la soluzione tecnicamente è un portale web, a cui i diversi attori accedono in funzione dei rispettivi ruoli e compiti, anche da smartphone, lettori barcode e scanner Bluetooth»), e le opportunità aperte dalle tecnologie digitali: «I sensori di bordo e l’Internet of Things permettono ottimizzazioni sempre più spinte: possiamo rilevare l’apertura dei portelloni, la temperatura nelle celle, l’usura dei pneumatici, e utilizzare questi dati per calcolare KPI e come input al motore di ottimizzazione». Per esempio nelle “cold supply chain” a temperatura controllata (settori alimentare, farmaceutico, ecc.) si può andare oltre la classica “constatazione” a fine viaggio dell’interruzione della catena, rilevando in tempo reale il superamento di soglie di attenzione e di compromissione e intervenendo di conseguenza.
Stosa Cucine, completezza del carico e anomalie di consegna sotto controllo
Durante l’evento sono stati illustrate anche le esperienze di due imprese utenti: Bertani Trasporti (caso raccontato in questo articolo), e Stosa Cucine, produttore toscano di cucine di alta gamma con 100 milioni di fatturato e un volume di produzione di 35mila cucine anno.
«Gestiamo 5000 colli e 20 carichi al giorno, per complessive 30mila consegne anno. A differenza di altri settori che utilizzano soluzioni di Digital Logistics, per i quali la priorità è la puntualità della consegna, per noi gli elementi più critici sono la completezza del carico (una cucina è composta da molti colli) e in caso di danni la comprensione di dove questi si siano verificati», ha spiegato Cristiano Ferretti, direttore IT di Stosa Cucine. «Inoltre l’adozione di Delivery Control ha segnato per noi la conclusione dei progetto di digitalizzazione dei documenti di trasporto»
Stosa Cucine stima il ritorno dell’investimento in 12-18 mesi, con benefici di riscontro immediato delle anomalie di carico e scarico («vogliamo rientrare sui danni provocati dal trasportatore e finora pagati da noi: oggi possiamo dimostrare che la merce è partita sana e imballata correttamente dai nostri magazzini»), riutilizzo di terminali “rugged” già acquistati grazie al fatto che la soluzione gira su Android, e tracciamento satellitare dei percorsi dei trasportatori, per capire anche le inefficienze di itinerario».
Blockchain nelle supply chain: transazioni certificate senza autorità garanti
La tecnologia Blockchain, e l’opportunità di integrarla nelle soluzioni di Digital Logistics, è stata infine al centro dell’ultimo intervento, a cura di Fabio Malosio di IBM Italia. «Ogni prodotto ha la sua storia da raccontare, dalla frutta da tavola alle t-shirt di cotone, fino ai diamanti: le loro supply chain passano attraverso tanti operatori, il problema è che ciascuno si tiene i suoi dati».
Qui entra in gioco la tecnologia Blockchain, che non fa tracking, non conserva i documenti, ma fa “il tracking del tracking”, e si può definire un “registro distribuito di transazioni certificate”. In pratica è un database distribuito che registra le informazioni e le transazioni in modo verificabile e non modificabile, sulla base di regole e termini contrattuali condivisi, senza bisogno di una “autorità garante super partes”, e le mette a disposizione di tutti gli attori di una supply chain.
Va detto che le blockchain sono molto specifiche per settore, non ci sono “framework” generalizzabili, e inoltre per moltissimi settori siamo ancora in una fase di singoli progetti pilota frammentati, e non c’è ancora un quadro normativo di riferimento, ha sottolineato Malosio. «Però i benefici potenziali sono enormi, in termini di sicurezza, certificazione di provenienza e qualità, garanzia di proprietà e responsabilità, riduzione di inefficienze e rischi».