La Toscana si sta rivelando uno dei principali poli per promuovere Industria 4.0 in Italia, nell’alveo del “Piano Calenda” presentato dal Governo lo scorso settembre. Tra le altre cose la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è uno dei 7 “competence center” indicati dal MISE (Ministero per lo Sviluppo Economico) per lo sviluppo di competenze di Digital Manufacturing, e GE Italia si propone come “paladina” della quarta rivoluzione industriale con la strategia “Brilliant Factory” e il Progetto Galileo, che hanno preso il via a Firenze.
In estrema sintesi, il modello Brilliant Factory si basa su 4 pilastri – Digital Design e Prototyping, sensoristica per la raccolta dei dati operativi di fabbrica, analytics per supportare le decisioni dei direttori di stabilimento, e supply chain optimization – tecnicamente abilitati dalla piattaforma software Predix, definita “il sistema operativo per l’Industrial Internet” e sviluppata dalla stessa GE per supportare la raccolta dati in tempo reale da macchinari industriali, la loro analisi ed elaborazione nel cloud, ed eseguire automaticamente azioni in risposta a tali analisi, come notifiche o modifica di parametri operativi.
Qualche settimana fa a Firenze, in occasione di un convegno di Regione Toscana e General Electric su industria 4.0, il Ministro Carlo Calenda ha appunto visitato lo stabilimento locale di GE Oil & Gas-Nuovo Pignone, una delle 16 Brilliant Factory della multinazionale nel mondo, e CorCom ha intervistato Sandro De Poli, presidente e amministratore delegato di GE Italia.
Who's Who
Sandro De Poli
Presidente e amministratore delegato di GE Italia
«GE ha 400 impianti produttivi nel mondo. Per trasformare il modo in cui queste fabbriche vengono gestite e per aumentarne la produttività, stiamo portando avanti 16 progetti pilota “Brilliant Factory”, e Firenze è uno di questi», ha spiegato De Poli. Altri stabilimenti in Italia poi stanno già utilizzando una tipica tecnologia di Industria 4.0, la stampa 3D in ambito industriale (Additive Manufacturing).
«Lo stabilimento Avio Aero di Cameri, per esempio, produce eliche per le turbine dei motori di aerei, e l’uso della tecnologia Additive permette di realizzare modelli in alluminiuro di titanio, con performance termodinamiche equivalenti ai materiali convenzionali, ma con un peso ridotto della metà. Mentre nel polo di GE Oil & Gas a Talamona (Sondrio) opera la prima macchina di Direct Metal Laser Melting, creata qualche anno fa nei nostri laboratori fiorentini, che permette di ridisegnare i componenti di una turbina a gas introducendo forme e geometrie innovative, per potenziare il rendimento, ridurre le emissioni e ridurre i tempi di produzione».
Secondo De Poli, l’Italia non è in ritardo nel percorso verso Industria 4.0. «Credo che abbia tutti i numeri per farcela, e poi oggi il gap tra i Paesi che hanno già digitalizzato la produzione e la supply chain – Germania in testa – e quelli che stanno accelerando adesso ancora non è così ampio: ci sono margini per attuare e implementare il piano Industria 4.0, che è un piano ben strutturato, con regole di ingaggio aperte a tutte le imprese che vogliano fare smart manufacturing».
L’AD di General Electric Italia in particolare non è d’accordo con le critiche al piano per gli incentivi “orizzontali” e non a bando. «Non ho mai conosciuto un imprenditore interessato a benefici fiscali o altre forme di incentivo, se non destinati ad investimenti mirati. Le misure del Piano Calenda, come l’impegno ad assicurare adeguate infrastrutture di rete e a garantire la sicurezza e la protezione dei dati, permetteranno all’Italia di fare il salto tecnologico necessario per migliorare la produttività e l’efficienza del sistema manifatturiero».
In un sistema industriale come quello italiano, poi, ad altissima densità di PMI (piccole e medie imprese), per la riuscita del Piano è assolutamente cruciale anche coinvolgere queste realtà, tradizionalmente piuttosto arretrate sull’innovazione tecnologica. Non è un compito facile, e secondo De Poli è centrale il ruolo delle associazioni di categoria che devono farsi parte diligente del roll out del piano, e il ruolo consulenziale delle istituzioni universitarie, «che servirà a fare in modo che chiunque abbia interesse a investire in questo settore lo faccia seguendo i binari giusti».
Quanto al contributo di General Electric, «le Brilliant Factory sono anche “spazi” dove mostrare alle piccole e medie imprese cosa significa fare industria 4.0, come intervenire per digitalizzare la produzione ma anche la supply chain». GE è inoltre pronta a mettere a disposizione dell’industria italiana la piattaforma digitale Predix, «frutto di un’ineguagliabile conoscenza delle macchine industriali e di oltre 5 anni di ricerca e sviluppo nel campo dell’Industrial Internet of Things, in collaborazione con le migliori università mondiali e italiane».
Senza dimenticare che lo scorso novembre GE ha firmato con Regione Toscana e MISE l’accordo per il co-finanziamento della prima tranche del programma Galileo (38,4 milioni di euro pubblici e 200 milioni di GE), che prevede la creazione di un centro di eccellenza mondiale per l’intero ciclo di vita (dalla ricerca alla produzione) di turbine e compressori per il settore oil&gas, e la digitalizzazione dell’intera supply chain produttiva di questi sistemi.
Si stima che entro il 2020 saranno coinvolte nel progetto Galileo fino a 500 figure altamente qualificate, provenienti per due terzi da GE Oil & Gas, e per un terzo dal mondo accademico, della ricerca e delle PMI dell’indotto di GE Oil&Gas-Nuovo Pignone, indotto che secondo Irpet in Toscana conta oltre 34mila addetti.
Secondo l’accordo, un osservatorio GE-Regione monitorerà l’attuazione del progetto, assicurandone la ricaduta su tutta la filiera produttiva, in termini di scouting (individuazione di PMI, università, centri di ricerca disposti a impegnarsi su Industria 4.0), e di sostegno: forniture, formazione, supporto alla nascita e sviluppo di startup, contratti di ricerca nelle università, invio di temporary manager di GE nelle PMI per favorire iniziative di Digital Manufacturing.