«Siamo oltre 1000 persone, oggi la logistica italiana è tutta qui». Così Gino Marchet, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, ha aperto ieri il convegno di presentazione del nuovo report dell’Osservatorio. «Tra partner, sponsor e aziende utenti che partecipano al “Comitato Guida”, questo Osservatorio è ormai una comunità di riferimento per tutto il mercato logistico italiano».
Come di consueto il report ha aggiornato i numeri del mercato, e ne ha approfondito con un approccio molto concreto i trend più attuali. Riguardo ai dati, il 2016 conferma la crescita in Italia della Contract Logistics (o logistica in outsourcing, o ancora logistica conto terzi), che raggiunge 79,8 miliardi di euro di fatturato, con un +1,2% che segue il +2,6% del 2015 e il +1,4% nel 2014, sostenuta dall’aumento del traffico merci, delle vendite all’estero, e da una tiepida ripresa del PIL.
Per la prima volta la logistica in outsourcing ha superato la soglia del 40% dell’intero mercato. Su un valore complessivo della logistica in Italia di 109 miliardi, il fatturato degli operatori che offrono servizi conto terzi, al netto del valore del subappalto, è infatti di 43,5 miliardi.
Altra notizia positiva è lo stop del calo del numero di aziende: nel 2014 gli operatori del settore erano poco più di 97mila tra autotrasportatori, corrieri, gestori di magazzino, operatori logistici, spedizionieri, gestori di interporti/terminal intermodali e operatori del trasporto ferroviario/combinato strada-rotaia, con un leggerissimo calo solo della componente “padroncini”.
Inoltre migliorano anche le prestazioni economiche dei “top player”: l’indice medio EBITDA/fatturato infatti sale dal 3,5% al 4,3%.
“Ultimo miglio”: crescono le consegne “green” e i servizi innovativi, tra cui l’installazione
«L’elemento di sintesi di questo report è la crescente complessità della Contract Logistics, per molti motivi: aumento della gamma, frammentazione degli ordini, disomogeneità delle richieste dei consumatori e dei punti vendita, e su diversi di questi fattori incide la crescita delle consegne eCommerce», ha detto Marchet. «Rispetto a questa complessità un supporto sempre più prezioso è il digitale: buona parte delle tecnologie di Industria 4.0, tema di cui si parlando molto, impatta direttamente su efficienza ed efficacia dei processi logistici, e le nostre ricerche confermano l’interesse di aziende committenti e fornitori di servizi logistici a investire in esse».
In questo quadro, l’Osservatorio ha approfondito alcuni temi particolarmente attuali: il forte sviluppo di servizi di logistica urbana/locale, l’evoluzione dei network distributivi, la diffusione delle tecnologie digitali ritenute più interessanti dai direttori della logistica, in termini di sostenibilità dei costi rispetto ai benefici. E infine l’evoluzione da multicanalità (affiancamento del canale online a quelli esistenti) a omnicanalità, che è invece l’integrazione completa dei canali, con massimizzazione delle sinergie, in modo da dare al consumatore un’esperienza d’acquisto il più possibile uniforme.
Andando più in dettaglio sui temi approfonditi, per la distribuzione dell’ultimo miglio in ambito urbano si stanno diffondendo iniziative “green” – consegne con biciclette o veicoli elettrici -, spesso abbinate a servizi innovativi, come la distribuzione dei prodotti in una rete di negozi, l’installazione dei prodotti, la consegna in momenti particolari (sera, weekend), la specializzazione su particolari tipologie di prodotti, per esempio quelli di grande peso/volume. Emerge poi un’espansione complessiva dei network distributivi. I corrieri allargano la rete interna aprendo nuove filiali di proprietà (stimando una crescita media del 5% nei prossimi 4 anni). Per gli operatori logistici il numero medio di Transit Point per azienda aumenta da 15 a 17 nei prossimi 4 anni, principalmente ricorrendo a punti di terzi.
«Gli operatori logistici segnalano un calo dei volumi distribuiti negli ultimi anni, dovuto anche a un aumento delle consegne dirette – ha detto Marco Melacini, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics -. Per questo stanno concentrando i Transit Point di proprietà nelle aree con maggiori volumi di distribuzione – Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio – integrandoli spesso in piattaforme di stoccaggio. Dove non c’è una massa critica, si cercano economie di scala accorpando i volumi di più operatori: per questo si stanno affermando player molto forti a livello locale, e si stringono alleanze per creare reti nazionali».
Tecnologie digitali, dagli “smart glasses” alle Logistics App
Quanto al digitale, la ricerca ha misurato il grado di interesse per 8 tecnologie innovative: Smart glasses, Workflow scheduling, Load building (tecnologia ottica per calcolare volume e peso delle spedizioni, e ottimizzare così il carico dei mezzi di trasporto), RFId, Sensoristica, digitalizzazione documentale per il trasporto, Piattaforme collaborative, e Logistics App. L’attenzione si sta concentrando sulla visibilità dell’intero processo di distribuzione, una sfida storica della logistica, oggi resa possibile da tecnologie che permettono più tempestività per il 50% dei rispondenti e tracciabilità delle informazioni per il 24%, oltre a migliorare efficienza (50%) e qualità (27%) del processo di distribuzione. Senza tralasciare i benefici per l’immagine aziendale (29% per le Logistics App) e la conformità normativa (15% per la digitalizzazione documentale).
Le piattaforme collaborative “mobile” (e più in generale i mobile device) invece sono le tecnologie più promettenti per lo scambio di informazioni in tempo reale. Ma cresce l’interesse anche per soluzioni che estendono il ruolo del sistema di gestione del magazzino (WMS) alla pianificazione, controllo e ottimizzazione, fino all’integrazione con il TMS (sistema di gestione dei trasporti).
Omnicanalità, cosa stanno facendo Produttori Alimentari, GDO e Retailer No Food
Infine l’omnicanalità. «Dalla nostra indagine – dice Damiano Frosi, Ricercatore senior dell’Osservatorio Contract Logistics – emerge un mondo ancora in costruzione su questo fronte, in cui gli operatori sono alla ricerca di sinergie in tutte le fasi del processo, dalla gestione di scorte e magazzino fino alla distribuzione, utilizzando tutte le leve a disposizione: tecnologia, processi e persone».
Dato che la configurazione del modello logistico risente delle peculiarità degli specifici settori, l’Osservatorio ne ha studiati tre: produttori alimentari, GDO e retailer No Food. I produttori del settore alimentare spesso percepiscono il canale eCommerce B2C come strumento per rafforzare il brand, integrare la gamma e aumentare le vendite del canale tradizionale, ma dal punto di vista logistico il canale tradizionale e l’eCommerce B2c risultano ancora separati. Nella GDO diverse grandi insegne hanno attivato il canale eCommerce B2c in risposta all’ingresso di nuovi competitor, cosa che sul piano logistico comporta il coinvolgimento del punto vendita per l’attività di picking e in alcuni casi la ricerca di sinergie tra canali in fase di distribuzione. Tra i Retailer No Food invece l’eCommerce B2c è ormai ampiamente diffuso con volumi di vendita in crescita continua, e nella logistica si osserva una forte ricerca di sinergie tra i diversi canali.
I volumi di vendita online, però, spesso non sono ancora sufficienti a giustificare economicamente un network di distribuzione dedicato. Per questo alcuni fornitori stanno sviluppando reti ad hoc nelle aree geografiche a maggior intensità di vendite di eCommerce B2C: «Milano, Roma, Torino, Napoli e Bergamo rappresentano da sole il 25% dell’eCommerce italiano: alcuni operatori stanno aprendo hub in queste città per fare distribuzione dedicata di vendite online», ha sottolineato Melacini.