“Just in Case Supply Chain, climate adaptation, inflation and cost of living crisis, energy, food and health crises”. Questi sono i temi che emergono dal rapporto annuale pubblicato in occasione del World Economic Forum 2023 che si terrà a Davos la settimana prossima.
Invece del Just in Time, le catene di fornitura sono guidate dal principio del Just in Case, per essere pronte a rispondere e funzionare negli scenari più imprevedibili, attraverso una combinazione di nuova integrazione verticale, accorciamento delle distanze dalle fonti, contratti strategici con forniture alternative, etc.
World Economic Forum 2023, dalla mitigazione all’adattamento
Invece di investire sulle azioni di riduzione delle emissioni, le crisi ambientali ricorrenti e gli eventi naturali estremi portano il focus lontano dalla mitigazione e sulle strategie di adattamento al cambiamento climatico, ormai ritenuto inevitabile con la previsione che entro 10 anni supereremo la soglia critica dei +1,5 gradi dai tempi preindustriali.
Invece di presumere di essere sulla strada per risolvere le crisi ricorrenti dell’umanità, come le carestie, le epidemie, le crisi energetiche e le oscillazioni inflattive, ci dobbiamo attrezzare, almeno per qualche anno, a convivere con il ritorno di queste crisi “tradizionali”, con molte generazioni che ne fanno esperienza per la prima volta.
Gli esperti di Davos non sanno più che parole usare per descrivere un mondo volatile, incerto e con rischi nuovi e vecchi. Quest’anno hanno coniato la parola “polycrisis world”, una multi-polarità di fenomeni che si alimentano a vicenda, potenziandosi e accelerandosi.
Il rischio di deriva sociale
Leggendo oltre le analisi di rischio a breve, medio e lungo termine, emerge la sensazione che aleggi un rischio ulteriore, una deriva di erosione sociale che attraversa tutte le gerarchie di comunità umane: la famiglia e il vicinato, il mondo del lavoro e delle relazioni economiche, le strutture politiche locali, nazionali e sovranazionali.
La distribuzione differente degli impatti delle varie crisi, l’accesso differenziato ai sistemi di tutela e supporto messi in atto ai vari livelli, la visibilità globale delle differenze stesse, generano forti tensioni nel micro (es. violenze domestiche, diffuso malessere psicologico, dipendenze, etc.) e nel macro (es. migrazioni, guerre tariffarie e reali, estremizzazione della contrapposizione geopolitica e politica e così via).
L’erosione sociale, la sensazione di isolamento, esclusione, svantaggio iniquo nell’accesso alle opportunità, è evidenziata dalla disaffezione politica, che, più di ogni altro dato, sottolinea la mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni, dei governi e delle persone che rappresentano le istituzioni.
World Economic Forum 2023, il ruolo dei leader aziendali
In un mondo esposto, percepito come sempre più ravvicinato e fatalmente interdipendente, la fuga nell’isolamento e nell’autarchia rappresentano pericolose tentazioni di facili successi di breve corso, come il tragico caso Brexit insegna, anche a chi pensava di esserne maestro.
Per combattere l’erosione sociale, è necessario affrontare le cause sottostanti. Ciò significa promuovere l’uguaglianza economica, creare posti di lavoro di qualità, fornire servizi sociali, migliorare l’accesso ai servizi sanitari, promuovere l’istruzione e le opportunità di partecipazione politica.
Inoltre, è abilitante incoraggiare la fiducia nelle istituzioni, nei governi e nelle persone che rappresentano le istituzioni e promuovere la solidarietà sociale e la cooperazione tra le persone, incoraggiando l’interazione sociale e la partecipazione attiva alla vita della comunità. Infine, è fondamentale il coraggio di leader, nel privato, nelle imprese e nelle istituzioni, che vogliono lasciare un segno, non di distruzione, ma di costruzione.