Nelle filiere del tessile-abbigliamento e del calzaturiero in Italia l’innovazione digitale finora si è concentrata sui processi d’interazione con il cliente finale, da sempre il focus primario di questi settori. Ultimamente però la frammentazione dei processi produttivi e la crescente complessità del contesto stanno diffondendo interesse, specialmente tra le realtà più strutturate, verso l’integrazione degli scambi informativi e la digitalizzazione dei processi business-to-business (B2B), in ottica di gestione del Ciclo dell’Ordine e, più in generale, della Supply Chain.
Partendo da queste basi, con un recentissimo report l’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano ha fatto il punto sullo stato della digitalizzazione dei processi in questi due settori in Italia, approfondendo tra l’altro i casi di 39 imprese, appartenenti a tutti gli stadi della filiera.
In un quadro generale di ancora scarsa consapevolezza delle opportunità che la gestione integrata e collaborativa dei processi può generare – sia per la singola impresa, sia a livello di intera Supply Chain – sono due gli approcci alla digitalizzazione dei processi B2B.
Da un lato ci sono le iniziative a livello di Distretto, ovvero Marketplace nati per supportare lo scambio di documenti commerciali tra gli attori della filiera, per far fronte all’alto grado di frammentazione e alle fitte reti di relazioni. Questi progetti, nella maggior parte dei casi, non hanno avuto il successo e la diffusione sperati e si sono fermati a una fase embrionale.
Un secondo approccio – quello che negli ultimi anni è sempre più diffuso – parte invece dalle grandi realtà del settore, cioè sia dalle principali Case produttrici e Case di moda verso la distribuzione al dettaglio, ma soprattutto verso il proprio indotto di terzisti e fasonisti, sia dai principali player dello stadio distributivo verso i propri fornitori.
Portali verso terzisti e fornitori: il caso Ermenegildo Zegna
Si tratta principalmente di Extranet e Portali Web-based a supporto dei processi di eSupply Chain Execution – e quindi allo scambio di alcuni dei principali
documenti del Ciclo dell’Ordine (soprattutto gli Ordini) – e di piattaforme per condividere documentazione tecnica (disegni, specifiche prodotti ecc.) e garantiscono il “controllo” e monitoraggio dello stato di avanzamento delle lavorazioni che le imprese “focali” demandano a imprese esterne (terzisti e fasonisti, appunto). Il report cita come esempio Ermenegildo Zegna – che ha implementato un applicativo Web-based per l’interazione con i principali fornitori di tessuti, filati e pellame basato sullo standard di filiera Moda-ML, che consente sia l’inserimento diretto di flussi XML sia il data entry manuale, ed è usato per lo scambio di Ordini, Conferme d’Ordine, eventuali ripianificazioni delle consegne, Avanzamenti della produzione, Avvisi di spedizione della merce ordinata, oltre che Fatture.
Altre note case di moda hanno introdotto Portali Web-based per i fornitori di conto-lavoro per condividere note tecniche, schede di prodotto e DDT (Documenti di Trasporto) in formato elettronico. Al proposito l’Osservatorio ha riscontrato un crescente interesse per la Digitalizzazione dei processi di Trasporto, e in particolare per lo scambio appunto dei DDT digitali e l’integrazione con i fornitori di servizi di trasporto.
Integrazione verso la rete vendita, tra i “pionieri” Patrizia Pepe, Moncler e Parah
Sempre guardando alle iniziative dei principali brand, non mancano esperienze e tentativi di integrazione a valle, cioè verso la rete di vendita. Documenti in formato elettronico strutturato – Ordini, Fatture, e a volte informazioni sul livello delle giacenze e sui dati di vendita – vengono scambiati con i negozi di proprietà e i punti vendita in franchising, spesso integrando gli strumenti di gestione del punto vendita con il gestionale aziendale. Alcuni esempi sono Patrizia Pepe (Tessilform), che ha attivato un Portale per gestire il processo di riassortimento e condividere tutta la documentazione legata alla relazione (DDT, Fatture, anagrafiche prodotti ecc.); Moncler, che ha integrato lo scambio di informazioni con i negozi monomarca; Parah, che ha sviluppato un applicativo di sales force automation per la raccolta Ordini da parte degli agenti di vendita.
A dimostrazione della storica scarsa propensione del settore a digitalizzare i processi B2B, oltre alle già citate iniziative di integrazione a livello distrettuale, l’uso dell’EDI per lo scambio di documenti del Ciclo dell’Ordine è quasi sempre limitato alla relazione con grandi catene Wholesale (a livello europeo – per esempio El Corte Ingles e Harrods – ma soprattutto con i player americani) e con le grandi Case produttrici e Case di moda internazionali, che spesso ne fanno una condizione irrinunciabile per attivare una relazione commerciale, utilizzando sia tracciati standard definiti e normati a livello internazionale (EDI “puro”), sia formati proprietari (basati su XML, txt ecc.). In molti casi, l’utilizzo di tali strumenti è stato vissuto solo come un’imposizione, limitandosi a gestire quei pochi, per numero e categoria, documenti che il cliente richiede, senza “estenderne” l’uso ad altre tipologie.
Le best practice di La Rinascente, Cisalfa e Diesel
A livello italiano esistono però interessanti esperienze di imprese che utilizzano in modo pervasivo questi strumenti di integrazione, con risultati apprezzabili come numero e volume di documenti scambiati (nell’ottica di ottimizzare non una singola fase, ma l’intero Ciclo) e numero di partner coinvolti. Un primo esempio è La Rinascente (qui un’intervista al CIO Paolo Ciceri), che da molti anni ormai usa flussi EDI per lo scambio dei principali documenti del Ciclo dell’Ordine con i propri fornitori. Un altro è Cisalfa Sport, che scambia con i fornitori cataloghi, Ordini, DDT e Fatture in formato digitale.
Interessante sottolineare anche alcuni progetti – per ora pochi e spesso in fase poco più che sperimentale o con limitata “profondità” – che vanno oltre la “semplice” automazione dell’Execution, ampliandosi alla Collaboration. Un esempio peculiare è il caso OTB (gruppo Diesel) (di cui qui abbiamo raccontato un’esperienza di Supply Chain Finance), che – oltre ad avere raggiunto un alto livello di integrazione con i grandi magazzini – ha attivato con alcuni dei principali clienti e per alcune tipologie di articoli progetti di integrazione “spinta”, con visibilità sui dati di sell-out e sui livelli di giacenza dei prodotti nei punti vendita, e possibilità quindi di formulare e condividere le proposte di riapprovvigionamento (Proposte d’Ordine) direttamente con i clienti.