L’eCommerce ha introdotto un nuovo modello di acquisto, al quale tante aziende hanno dovuto adeguarsi per non perdere quote di mercato. Dal punto di vista logistico però, limitarsi a intervenire sul lato utente adeguando il modello di relazione non è sufficiente a garantire la competitività. Cambiando le modalità di acquisto, diventa sempre più urgente rivedere anche la supply chain.
Quanto sia delicata la situazione, lo conferma la recente decisione di Wal-Mart di intervenire in misura importante, rivoluzionando completamente la propria organizzazione. Un’operazione mirata a portare a 35 miliardi di dollari i ricavi delle vendite online entro il 2018, rispetto ai 12 miliardi di dollari del 2014.
La concezione tradizionale di un centro di smistamento merci d’altra parte, risulta sempre meno adeguata alle esigenze delle vendite online. Da spostamenti di grandi quantitativi di prodotti si passa infatti a dover gestire un numero crescente di piccoli ordini. In pratica, è necessario passare dallo spostamento dei pallet dagli scaffali ai camion con destinazione un punto vendita, al recupero e confezionamento di singoli oggetti destinati all’utente finale.
Per inquadrare meglio il problema, basti pensare come attualmente la stessa Wal-Mart si trovi spesso a dover evadere un ordine mettendo insieme oggetti immagazzinati in luoghi diversi. Da qui, la decisione di realizzare prima di tutto una serie di nuove grandi strutture, capaci di contenere almeno mezzo milione di prodotti. Quelle attuali, pensate per i negozi fisici, variano dai 30mila ai 50mila prodotti.
Un primo centro dedicato espressamente all’eCommerce è già stato aperto lo scorso anno da Wal-Mart in Texas. E’ organizzato in modo da combinare manodopera e automazione in modo da ottimizzare i tempi di spedizione. I nuovi centri di smistamento saranno inoltre interconnessi, per operare in parallelo ai magazzini tradizionali, all’interno di una rete che prevede 83 Supercenter al fianco degli 11 siti più piccoli esistenti già dedicati espressamente all’eCommerce.
Nonostante nel complesso le vendite online rappresentino ancora una quota di minoranza, la tendenza alla crescita rende necessario adattare per tempo il canale di vendita. Secondo lo U.S. Census Bureau, nel 2014 il commercio elettronico Oltreoceano è arrivato a 304,9 miliardi di dollari, +15,4% rispetto all’anno precedente. Il Centre for Retail Research inglese ha invece stimato il mercato europeo in 176,2 miliardi di dollari, una crescita del 18,4%.
Per società cresciute nella grande distribuzione tradizionale, un grosso ostacolo è il confronto con chi si è sviluppato rivolgendosi esclusivamente all’online, con costi nettamente inferiori per l’infrastruttura logistica. Per esempio, secondo il National Retail Federation, Amazon.com, il nono retailer negli Stati Uniti, non ha punti di vendita diretta al pubblico, mentre quello subito sopra, Lowe’s, si trova a dover gestire 1717 siti. Wal-Mart, arriva addirittura a 4779.
Al momento, la ricerca della migliore strategia presenta per approcci diversi. Uno di questi, adottato da alcune catene prevede di gestire gli ordini online appoggiandosi anche ai punti vendita fisici, con scarsi risultati in termini di efficienza, soprattutto a causa di troppi interventi umani necessari a condurre il processo, la fonte principale di partecipazione ai costi della transazione.
Tra le soluzioni più efficienti finora messe in campo c’è invece la realizzazione di centri in grado di ospitare un gran numero di prodotti, anche più di centomila, dove gli addetti procedono alla composizione degli ordini seguendo le istruzioni in cuffia trasmesse da un computer. In questo modo, risulta possibile evadere il 90% degli ordini in due giorni.
Nell’insieme, i principali retailer stanno dedicando grande impegno nella messa a punto del canale di vendita online più efficiente, valutando diverse opzioni, compresa la possibilità di riorganizzare le infrastrutture esistenti invece di doverne realizzare di nuove, o sfruttando i punti vendita quali possibili luoghi di ritiro da parte del cliente di merce ordinata online. A breve infine, grazie alla messa in opera di nuovi algoritmi, si mira a ottenere indicazioni utili a individuare per ogni singolo ordine il percorso più logico all’interno della supply chain.