Ai primi tre posti ci sono Amazon, Mc Donald’s e Unilever, ma Apple e Procter & Gamble (P&G) sono addirittura “fuori categoria”, per come hanno saputo mantenere livelli di eccellenza continuativi negli ultimi dieci anni. Questo il responso principale della edizione 2015 dell’annuale “Supply Chain Top 25” di Gartner, uno dei più importanti riferimenti per quanto riguarda le best practice di supply chain management a livello mondiale.
Gartner elabora la classifica basandosi su cinque parametri: l’opinione di addetti ai lavori di Supply Chain Management appositamente intervistati, l’opinione degli analisti Gartner, il ROA (Return Of Assets) degli ultimi tre anni, calcolato come rapporto tra utile netto e totale delle attività di bilancio, la crescita del fatturato negli ultimi tre anni, e il tasso di rotazione delle scorte. «In questa edizione abbiamo nuovi spunti da molte realtà che primeggiano da anni nel supply chain management, ma anche diversi nuovi entranti dai settori hi-tech, prodotti di largo consumo, retail e industria», spiega in un comunicato Stan Aronow, research vice president di Gartner.
Il podio è all’insegna della continuità: tenendo conto che Apple (che nel 2014 era prima) è stata messa fuori categoria, c’è stato semplicemente uno scambio di posizioni tra le prime due. Dal quarto posto in poi cominciano le novità: non considerando P&G (stesso discorso di Apple), che l’anno scorso era al numero 5, Intel e Inditex – la multinazionale spagnola di abbigliamento universalmente famosa per marchi come Zara, Pull&Bear, Bershka e Oysho – risalgono da posizioni più arretrate e “scalzano” Samsung e Cisco nella top 5.
Il modello “fast fashion” lanciato da Zara poggia fortemente sulle performance della supply chain, e un’altra dimostrazione è la “scalata” della classifica anche da parte di H&M, il principale concorrente di Inditex, passato in un anno dal 13° al settimo posto. Per il resto Gartner segnala il ritorno in classifica di tre realtà che erano assenti da parecchi anni: L’Oréal, Toyota e Home Depot, rispettivamente al numero 22, 24 e 25.
«Quest’anno abbiamo introdotto una categoria completamente nuova, quella dei “master”, per evidenziare la capacità di mantenere alti livelli di performance per molti anni. Rientrano in questa categoria le realtà che sono entrate nella top 5 almeno sette volte negli ultimi 10 anni, che quest’anno sono due: Apple e P&G». Gartner riconosce in particolare a P&G l’invenzione del concetto di supply chain “consumer-driven”, e ad Apple l’invenzione della supply chain di soluzioni invece che di prodotti, supportata dalla capacità inedita di creazione della domanda.
Le Supply chain “bimodali”, la customer intimacy e l’avvento del digitale
La società di ricerca rimarca anche le tre tendenze più interessanti evidenziate dai principali leader di supply chain management durante l’ultimo anno. La prima è l’emergere di strategie di supply chain “bimodali”: in uno scenario di modelli di business che cambiano rapidamente, l’aspettativa del top management nei confronti dei responsabili di supply chain è che riescano a trovare la possibilità di innovare e crescere pur snellendo i processi e ricercando l’efficienza. Per questa situazione Gartner usa il termine “bimodale”. Tradizionalmente il successo di un supply chain leader si misura dalla sua capacità di ridurre i costi, ma ora è considerata altrettanto importante l’abilità di contribuire a fatturato e profitti.
La seconda tendenza è l’aumento della “customer intimacy”, cioè la vicinanza al cliente, l’attenzione alle sue esigenze. Sale quindi nella lista delle priorità del supply chain manager – indipendentemente dal settore in cui opera – la capacità di ascoltare il cliente, e di rispondere con soluzioni innovative. «Quest’anno molte più aziende ci hanno raccontato di azioni e iniziative per estendere la loro visibilità oltre i clienti diretti, quelli che acquistano direttamente il prodotto, per raggiungere gli utenti finali, quelli che il prodotto lo usano concretamente. I sistemi di supply chain management non raccolgono più solo i dati sui dettagli della transazione di vendita, ma anche le tendenze d’uso, e persino i “sentiment” degli utenti finali», spiega Aronow. «Alla fine, soddisfare i clienti finali con ottime prestazioni di supply chain si traduce in un aumento della fedeltà e delle vendite».
La terza tendenza è l’emergere di modelli di gestione della supply chain basati anche su tecnologie digitali. Si tratta ancora di un trend embrionale: il “digital manufacturing”, che è un approccio già diffuso, si sta ora espandendo al di fuori delle mura delle fabbriche per coinvolgere i fornitori di materie prime e semilavorati, e altre fasi della supply chain, come la logistica. Quest’ultima è caratterizzata da una progressiva automatizzazione tramite sensori, sistemi di tracciamento e business rule, ispirata al concetto della gestione per eccezioni. «La “torre di controllo” della logistica non è un concetto nuovo, ma ora si può supportare con sensori più affidabili e bassi costi della potenza computazionale, cosa che assicura una più profonda visibilità sulle operazioni, riduce rischi e costi, e migliora i livelli di soddisfazione dei clienti».
Fonte: Gartner, maggio 2015