Reportage

Le nuove sfide della Supply Chain? Tecnologia, competenze e impatto ambientale

Alla conferenza “Logistica e sostenibilità. Miti da sfatare, trend ed evoluzioni” gli esperti del settore si sono confrontati sulle trasformazioni che imprese e pubbliche amministrazioni dovranno accompagnare nei prossimi anni. Presenti anche i manager di Amazon e Moncler, che hanno raccontato la loro esperienza sul campo

Pubblicato il 11 Dic 2019

sfide supply chain

Che fisionomia sta assumendo la logistica, quali sono le nuove sfide della Supply Chain in un’epoca caratterizzata da trasformazioni tecnologiche estremamente complesse, e soprattutto in un Paese – morfologicamente ma non solo – ancora più complesso come l’Italia? Quali strategie e quali strumenti occorre adottare per rendere le filiere del Commerce sempre più efficienti, riducendo al minimo l’impatto ambientale e migliorando la qualità e la sicurezza del lavoro per gli addetti coinvolti? A queste e ad altre domande hanno provato a rispondere gli esperti intervenuti alla conferenza “Logistica e sostenibilità. Miti da sfatare, trend ed evoluzioni”, che si è tenuta il 31 ottobre a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. Come molti sanno, Castel San Giovanni si trova in un territorio d’elezione per il settore a livello nazionale. Lo stesso comune ospita il principale hub di Amazon Italia, ed è al centro di un crocevia, l’Emilia Romagna, che rappresenta uno snodo fondamentale per il traffico merci non solo sulla Penisola ma sull’intero territorio europeo.

Infrastrutture, formazione e filiera corta: le prime sfide che la Supply Chain deve affrontare

Ad aprire i lavori e a fare da padrona di casa c’era Lucia Fontana, sindaco di Castel San Giovanni. Pur riconoscendo che il territorio da lei amministrato è considerato un modello virtuoso per la logistica, Fontana ha detto che il settore oggi ha due priorità, due sfide per la supply chain, che se non opportunamente indirizzate rischiano di diventare criticità: devono essere potenziate le infrastrutture ed è sempre più necessario puntare sulla formazione per avere giovani tecnici da impiegare nelle imprese del comparto.

Alberto Rota, Presidente di Confindustria Piacenza, ha risposto evidenziando il successo del programma di formazione professionale creato ad hoc negli istituti tecnici della provincia, giunto nel 2019 al nono anno di attività. «Gli studenti partecipano a corsi di duemila ore, di cui 800 di stage: grazie a questo approccio, la percentuale degli occupati tocca il 90%. È il modo migliore per portare nelle aziende i ragazzi del nostro territorio», ha detto Rota.

C’è poi il tema della sicurezza, su cui si è espresso Pietro Ostuni, Questore di Piacenza, auspicando un cambio di marcia in termini strutturali: «La logistica deve accorciare una filiera che attualmente prevede troppi intermediari tra il committente e i lavoratori».

Fabrizio Bertola, presidente del Gruppo Fbh, ha d’altra parte precisato che «logistica è una parola che non restituisce l’idea della complessità di 25 mestieri e professionalità diverse, collegate nelle varie maglie della supply chain, che nell’era dell’e-commerce sta abbattendo il confine tra manifattura e distribuzione».

Sostenibilità è sinonimo di efficienza, oltre che di soddisfazione del cliente

Una trasformazione in atto anche secondo Marco Melacini, Professor of Logistics Management del Politecnico di Milano. «Dagli Anni ’60 a oggi abbiamo assistito a un cambiamento radicale all’interno del settore. Si era partiti con l’esigenza di garantire la distribuzione fisica di beni, sviluppando poi un modello esteso di logistica integrata, che ha richiesto a sua volta forme di supply chain management sempre più evolute. Il contesto competitivo sta portando a ulteriori cambiamenti, e ora si parla di sustainable supply chain». Melacini ha spiegato che oggi la customizzazione del prodotto non avviene necessariamente in fabbrica, ma lungo i vari nodi della filiera, a partire per esempio dal magazzino o dal mezzanino, che viene usato soprattutto per la gestione di servizi avanzati di automazione. «I provider logistici allargano di conseguenza la propria offerta per rispondere alle nuove sfide della supply chain, che prescindono dall’erogazione di operazioni di stampo tradizionale». Il professore ha fatto riferimento all’advanced co-packing, alla gestione del flusso di materiali e delle scorte all’interno degli stabilimenti produttivi, agli strumenti per il Vendor Managed Inventory (VMI), all’Integrated Customer Service e persino alle attività di vendita. «In questo contesto l’analisi delle figure professionali più soggette al cambiamento nei prossimi anni testimonia l’evoluzione delle competenze richieste: cresce tantissimo la domanda di ingegneri logistici di processo, ma continuano ad aumentare le posizioni aperte per informatici dell’automazione, digital transformation manager e Big data analyst».

Moncler: «Automazione, Intelligenza Artificiale e Machine Learning, ma anche tecnologie per ridurre l’impatto ambientale»

Calando la teoria nel mondo reale, Moncler – che ha spostato proprio nel centro logistico di Castel San Giovanni la sua sede – costituisce un chiaro esempio di quanto esposto da Melacini. L’evoluzione delle attività aziendali ha comportato una radicale trasformazione della logistica della storica azienda del Fashion. «Siamo passati dall’ingrosso al dettaglio, dall’e-commerce all’approccio omnichannel, da migliaia di transazioni a milioni di transazioni, con tempi di generazione delle lead che si sono compressi da settimane a ore, e con l’esigenza sempre più marcata di certificare la qualità dei prodotti», ha spiegato Claudio Cantarelli, Direttore Logistica di Moncler. «Oggi, inoltre, ci viene richiesto di focalizzarci sull’esperienza di acquisto che vive il consumatore, offrendo servizi di livello anche sul piano della distribuzione dei prodotti. Il che implica anche un ripensamento delle operazioni che hanno contraddistinto per anni il magazzino tradizionale. Affrontare la nuova complessità andando incontro alle richieste del mercato significa per noi investire in automazione, in tecnologie di intelligenza artificiale e machine learning, ma pure in soluzioni per la riduzione dell’impatto ambientale delle strutture».

Amazon: «Sostenibilità equivale a efficienza»

Temi condivisi anche dall’altro grande “inquilino” di Castel San Giovanni, Amazon. «Sostenibilità vuol dire efficienza. Entro il 2030, Amazon punta a utilizzare energia prodotta al 100% da fonti rinnovabili e ad adoperare 100 mila veicoli elettrici per supportare le attività di distribuzione, mentre entro il 2040 l’emissione di CO2 sarà pari a zero», ha detto Stefano Perego, Vice President UK Operations Customer Fulfillment di Amazon. «Ma non basta agire. Bisogna anche invertire la tendenza rispetto alla percezione dei consumatori. A partire da quella sull’uso di plastica, in primo luogo garantendo loro che i materiali saranno effettivamente riciclati». Parlando di automazione e della potenziale minaccia che rappresenta per il lavoro umano, Perego ha detto che si tratta di un processo irreversibile, ma c’è modo e modo di affrontarlo. «Noi andiamo verso un’automazione collaborativa: persone che lavorano fianco a fianco dei robot. Se il magazzino tradizionale sparirà, il magazziniere non perderà il lavoro, ma diventerà un tecnico. Certo, il salto di competenze è inevitabile, ma possiamo renderlo meno traumatico. In Gran Bretagna abbiamo già mille apprendisti, tra i 14 e i 16 anni, che formiamo in base alle nuove skill richieste».

Hub ad alta tecnologia, pianificazione del territorio e nuove infrastrutture

Naturalmente quella che aspetta l’intero comparto è una trasformazione sistemica, che coinvolge anche i territori in cui sono insediati gli operatori, e non può prescindere da un nuovo approccio alla pianificazione del territorio e delle infrastrutture.

Eric Veron, Amministratore Delegato di Vailog, società di sviluppo immobiliare e di investimento specializzata per l’appunto nel settore della logistica, ha evidenziato come gli hub si stiano evolvendo anche per penetrare il tessuto urbano, facendosi largo tra le vie delle città. «Gli urban warehouse, con superfici che vanno dai 5 mila ai 50 mila metri quadrati, e le strutture di city logistics, dai 500 ai 5 mila metri quadrati, contribuiranno alla rigenerazione urbana e alla riqualificazione di aree dismesse, ma avranno bisogno di progetti urbanistici di accompagnamento e soprattutto di tecnologie alternative per lo sviluppo delle reti di trasporto, indispensabili per favorire l’integrazione con la rete del commercio tradizionale e per ottimizzare i flussi del traffico».

Sandro Innocenti, Senior Vice President e Country Manager per l’Italia di Prologis (altra società di riferimento per il real estate in ambito logistico che vanta tra i suoi clienti LG, Amazon, UPS, Kellog’s DHL Fedex, BMW, SDA, Kraft ed Eurospin), ha aggiunto che i magazzini del futuro, e specialmente quelli inseriti nel tessuto urbano, dovranno garantire anche la massima efficienza energetica possibile, riducendo sia le emissioni sia il consumo di risorse. Un obiettivo che Prologis propone di raggiungere attraverso le sue soluzioni Solar smart project e Led essentials, rispettivamente dedicate alla produzione di energia solare e all’adozione di sistemi di illuminazione intelligenti, a basso consumo.

Dal polo logistico di quartiere alla cartina dell’Italia e dell’intera massa continentale europea il passo è breve, quando si parla di supply chain e interscambio commerciale. Per questo Francesco Parola, Professore Associato, Università di Genova, ha ricordato i vantaggi che comporterà per le merci e per le persone il collegamento di Piacenza ai corridoi ferroviari TEN-T (Corridoio mediterraneo, Corridoio Reno-Alpi, Corridoio Baltico-Adriatico, Corridoio scandinavo-mediterraneo), mentre Amar Ramudhin, Director of the Logistics and Humber Development Institute, University of Hull, ha condiviso con il pubblico italiano il caso del porto britannico, che sta cercando di sfruttare il progressivo spostamento dei flussi logistici nel nord del Paese per trasformarsi in un polo di riferimento per i commerci con l’Europa.

In ogni caso, a prescindere dal fatto che si valutino le sfide della supply chain del futuro a livello macro o rispetto ai singoli sistemi aziendali, le parole d’ordine non cambiano: integrazione, interoperabilità e sostenibilità devono essere i pilastri di ciascuna delle azioni da intraprendere nei prossimi anni.

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