L’outsourcing della logistica in Italia mantiene un andamento molto migliore del PIL, nonostante le condizioni economiche, in un settore che pur essendo in corso di consolidamento resta molto frammentato, e in cui prevale l’esternalizzazione di singole attività rispetto all’outsourcing strategico di intere aree d’attività e processi. Sono questi in sintesi i responsi della terza edizione dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, presentato pochi giorni fa in un affollatissimo convegno presso l’ateneo milanese.
«Questo Osservatorio è ormai un riferimento per la community italiana della logistica – ha detto Gino Marchet, docente di Logistica al Politecnico di Milano e responsabile scientifico dell’Osservatorio -: lavoriamo in stretta collaborazione con Assologistica, abbiamo 14 partner e 10 sponsor che rappresentano i player più importanti del settore, e un comitato permanente con Assologistica, 18 fornitori di servizi logistici, 21 aziende utenti e 6 fornitori di tecnologie ha contribuito a impostare la ricerca, convalidandone man mano i risultati».
L’Osservatorio ha lavorato su dati ufficiali fino al 2011, e su proprie stime previsionali per il 2012, 2013 e 2014, appurando che il settore della logistica conto terzi in Italia è cresciuto da 71,2 miliardi di euro nel 2009 a 76,8 miliardi nel 2011, con un incremento nominale del 7,8% nei due anni (+3,5% in termini reali), ben superiore rispetto all’andamento del PIL, che nello stesso periodo è calato in termini reali dello 0,4%. Un buon andamento, quindi, che si prevede continuerà: il mercato dovrebbe arrivare a 79 miliardi quest’anno, e a poco meno di 82 miliardi nel 2014, con una crescita reale del 2,2% rispetto al 2013, dovuta alla parziale ripresa dei volumi interni (con riduzione dei lotti di spedizione), alla crescita delle esportazioni e all’incremento del grado di terziarizzazione.
Come accennato, un altro trend interessante è il processo di consolidamento in corso: il numero di aziende attive nel settore è calato da circa 114mila nel 2009 a 108mila nel 2011, quindi di circa il 5% in due anni. L’Osservatorio censisce otto tipi di operatori – Autotrasportatori in società di capitali, Autotrasportatori in società non di capitali (“padroncini”), Corrieri/Corrieri espresso, Gestori di interporti/terminal intermodali, Gestori di magazzino, Operatori del trasporto ferroviario e combinato strada-rotaia, Operatori logistici, e Spedizionieri -, e il calo più marcato (-7,5%) si è verificato tra i “padroncini”, che pure rimangono la categoria largamente preponderante: sono oltre 83mila.
Un 62% di mercato è ancora da raggiungere
L’affollamento comunque rimane alto, e oltretutto le imprese del settore sono anche legate da complesse relazioni di sub-fornitura. Ad esempio per la gestione del magazzino un operatore logistico può affidarsi a un consorzio di cooperative che a sua volta coinvolge una consorziata, oppure per un servizio di trasporto può incaricare una società di trasporto che a sua volta sub-appalta l’esecuzione a “padroncini”. Depurando il valore totale di fatturato (76,8 miliardi nel 2011) da questi scambi interni alla filiera, risulta un fatturato diretto alle sole aziende committenti di 42,1 miliardi nel 2011 (+4,4% in termini reali rispetto al 2009). Rapportando questo dato al totale dei costi logistici per i committenti al netto del costo delle scorte (110 miliardi di euro), si ottiene un grado di penetrazione del 38%. Oltre che in crescita, quindi, l’outsourcing logistico ha ulteriori forti potenzialità di sviluppo, visto che c’è un 62% di mercato non ancora raggiunto.
Crescite molto oltre la media si registrano per un gruppo di operatori che offrono l’intera gamma di servizi di logistica conto terzi (definiti “Top Player”), che tra 2009 e 2011 hanno incrementato il fatturato del 16% in termini nominali (+11,6% in termini reali), e per gli Autotrasportatori in società di capitali (+7,2% in termini reali rispetto al 2009). Crescite quasi sempre organiche, perché le fusioni e acquisizioni sono state poche (in media cinque all’anno), anche se hanno salire da 50 a 61 le aziende con fatturato superiore a 100 milioni.
Anche alcuni tipi di servizi sono andati molto meglio della media: i servizi di pallet espresso per esempio sono cresciuti del 20% annuo fra 2009 e 2011, confermando l’incremento della domanda di trasporto di piccole partite di merci, a seguito della crisi economica e delle politiche di riduzione delle scorte, che si affianca alla tradizionale domanda di trasporto a collettame delle aziende medio-piccole.
Outsourcing strategico: altissima la varianza tra i diversi settori economici
Per quanto riguarda la “qualità” della terziarizzazione, un’azienda può affidare a un operatore singole attività logistiche “elementari” o una parte rilevante del processo logistico, a partire dalle attività di trasporto e stoccaggio. Nel primo caso si parla di Commodity Outsourcing, nel secondo di Strategic Outsourcing, e la ricerca mostra la netta predominanza del primo: lo Strategic Outsourcing in Italia vale infatti 8,2 miliardi nel 2011, cioè solo il 20% del mercato della Contract Logistics, e il 7% del valore totale della logistica in Italia.
A fronte di questi valori medi, però, l’incidenza dello Strategic Outsourcing della logistica varia moltissimo da settore a settore. Nel Fashion per esempio risulta pari al 12%, mentre è del 27% nell’Alimentare fresco, del 31% nell’Alimentare secco, del 45% nell’Elettronica di consumo, dell’86% nel Farmaceutico e del 7% nel Retail no-food. Una forte variabilità si registra a volte anche all’interno di uno stesso settore, per esempio tra i comparti Diagnostica (32%) e Medicinali (96%) nel settore Farmaceutico.
Oltre a tutti i dati di cui abbiamo parlato (molti dei quali riassunti qui in una comoda infografica), il report tratta poi molti altri aspetti, che approfondiremo nelle prossime settimane: tra questi la “Green Logistics”, l’eCommerce B2C, la Factory Logistics e l’outsourcing della logistica nel settore Automotive, nonché gli scenari d’evoluzione del settore, di cui qui sintetizziamo solo la parte che riguarda le tecnologie digitali, con l’intenzione di riprendere l’argomento prossimamente con un articolo dedicato.
I trend di investimento nelle tecnologie digitali
Secondo i ricercatori dell’Osservatorio, in questo momento il focus degli investimenti in tecnologie digitali sembra essere principalmente legato allo sviluppo di sistemi IT che favoriscano lo scambio di informazioni e la visibilità real time sui processi, per esempio tramite tecnologie Cloud. Anche i trasporti possono beneficiare di nuovi sistemi IT, come ad esempio tecnologie a bordo mezzo di assistenza alla guida per gli autisti (“Smart truck”).
La diffusione delle tecnologie Mobile verso i singoli utenti potrà portare a nuove forme di interazione tra aziende e clienti (es. schermi di un “supermarket virtuale” per fare la spesa durante l’attesa della metropolitana). Da ultimo l’innovazione tecnologica renderà sempre più accessibile l’automazione per la movimentazione di magazzino, sia fisica (in particolare per il prelievo di singoli pezzi), sia informativa, ambito in cui sono sempre più diffusi smartphone e tablet, ma sono anche in sperimentazione dispositivi mobile “wearable”, come Smart glasses e Smart watch (occhiali e orologi “intelligenti”).