In Italia la logistica vale 110 miliardi di euro, circa il 7% del PIL, e oltre il 70% di questo valore proviene dalla logistica in outsourcing (o “conto terzi”), un mercato che ha risentito della crisi negli scorsi anni ma che a partire dal 2014 è tornato a crescere. Per dare continuità a questo trend, e sfruttare le opportunità legate all’export e alla terziarizzazione nei settori logisticamente meno maturi, fornitori e committenti chiedono norme e procedure più semplici, e più controlli per favorire legalità e innovazione.
Questi in estrema sintesi le risultanze del convegno “Il Sistema Logistico Italia: un valore per il nostro Paese”, tenutosi a Roma pochi giorni fa e organizzato dall’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano in collaborazione con Assologistica. Al convegno hanno partecipato Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, e Umberto Del Basso De Caro, Sottosegretario delle Infrastrutture e Trasporti, il Direttore delle Politiche Industriali di Confindustria Andrea Bianchi, il presidente di ANITA Thomas Baumgartner e il Presidente di Assologistica Carlo Mearelli, oltre ai membri dell’Advisory Board dell’Osservatorio Contract Logistics, che si sono confrontati sullo stato di fatto del settore logistico italiano e sugli interventi più auspicabili per favorirne le opportunità di sviluppo.
«Un potenziale di crescita importante per il comparto è l’aumento della quota di outsourcing in settori in cui i processi logistici non sono ancora maturi, come quello ospedaliero, dove la terziarizzazione è solo del 4%», ha detto Gino Marchet, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics. Un’altra area di grandi opportunità è l’export, una delle principali carte vincenti in epoca di crisi, ma ancora abbastanza poco presidiata dalle aziende italiane per quanto riguarda la logistica: «I fornitori di servizi logistici possono incrementare fortemente la competitività delle aziende e dei prodotti italiani garantendo alti livelli di servizio verso i clienti stranieri». Queste due aree di opportunità garantiscono crescite superiori alla media per i fornitori di servizi logistici, «ma sono uno stimolo per la crescita dell’intero Sistema Paese».
Un mercato che cresce e si concentra
Al convegno i ricercatori dell’Osservatorio Contract Logistics hanno ricordato le principali evidenze del report presentato a Milano lo scorso novembre. Il fatturato complessivo della logistica conto terzi è di circa 80 miliardi di euro, e dopo la brusca frenata del 2012 e 2013, dovuta agli impatti della crisi economica, l’anno scorso è tornato a risalire dell’1,1%, e quest’anno dovrebbe continuare a crescere (+0,9%), grazie all’incremento dell’export. Tassi di crescita non alti quindi, ma comunque superiori a quelli previsti per l’economia italiana.
In questo scenario cresce il ricorso delle aziende all’outsourcing dei servizi di logistica (dal 36,4% del 2009 al 39,1% nel 2012), anche se con valori molto diversi nei vari settori, e la concentrazione dei fornitori di servizi logistici: il numero di operatori si è ridotto del 9,4% in quattro anni, ma è un fenomeno che tocca soprattutto gli autotrasportatori indipendenti, i cosiddetti “padroncini”.
«Il mercato attuale della Contract Logistics vede vincenti nuovi approcci alla logistica che richiedono maggiori sinergie tra aziende committenti, fornitori di tecnologia e fornitori di servizi logistici per implementare sistemi innovativi e produrre migliori risultati anche in termini economici», rileva Marco Melacini, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Contract Logistics.
Le richieste: semplificare, controllare, standardizzare, dematerializzare
Nel convegno i fornitori e committenti della Logistica hanno chiesto al Ministro Lupi, come rappresentante delle istituzioni, interventi normativi, economici e infrastrutturali per sostenere lo sviluppo del settore. Una consultazione che ha coinvolto l’Advisory Board dell’Osservatorio Contract Logistics e oltre 700 manager del settore ha portato a definire un “decalogo” delle principali aree di intervento necessarie, che qui riportiamo nell’ordine di rilevanza percepito:
1. Semplificazione delle normative, in modo da favorirne adozione e rispetto.
2. Controlli più stringenti della “regolarità” del personale di magazzino impiegato, aumentando la visibilità dei casi irregolari accertati. Un elemento critico in questo caso sono le nuove aziende che sono “nuove” solo nella ragione sociale, ma operano con le stesse persone di imprese fallite.
3. Semplificazione dei contratti di lavoro, in modo da migliorare la flessibilità operativa e agevolare l’assunzione di nuovo personale.
4. Semplificazione del processo doganale: riduzione degli enti coinvolti, ridefinizione delle loro responsabilità, standardizzazione del processo in modo che risulti più semplice e lineare.
5. Aumenti dei controlli sulla “regolarità” dei mezzi di trasporto in circolazione, e dell’efficacia sanzionatoria, anche in un’ottica di identico trattamento dei veicoli a targa italiana e straniera. Esempi: blocco del veicolo non in regola a meno di pagamento immediato della sanzione a mezzo POS mobile come avviene regolarmente in altri Paesi Europei.
6. Spinta alla dematerializzazione dei documenti a supporto della logistica.
7. Riduzione delle “personalizzazioni” normative che si registrano a livello locale. Esempi: autorizzazioni dei vigili del fuoco e ASL e autorizzazione prefettizia alla circolazione delle merci.
8. Riduzione dell’iter di autorizzazione per progetti di nuove strutture private o infrastrutture logistiche. Esempi: creazione di uno “sportello unico” efficiente, coordinato con la pianificazione territoriale regionale.
9. Aggiornamento delle norme sul trasporto, con superamento di vincoli che ostacolano efficienza ed economie di scopo. Esempi: revisioni delle norme sullo stoccaggio e trasporto di materiale non assimilabile a RSU, e sulla promiscuità della tipologia di merce trasportata.
10. Revisione della responsabilità solidale sugli appalti.