Cosa sta succedendo alle Supply Chain globali con l’emergenza sanitaria del Coronavirus (per la precisione, del virus Sars-CoV-2 che causa la malattia Covid-19)? Innanziutto, partiamo da un presupposto: ha e continuerà ad avere pesanti ricadute economiche. Secondo gli analisti di McKinsey lo stato di pandemia, dichiarato in questi giorni dall’Oms, avrà gli effetti più gravi in termini di recessione, con la crescita del Pil globale che scenderà nel 2020 allo 0,5%-1,5% e la fiducia dei consumatori che si riprenderà solo dal terzo trimestre.
Il settore della Supply Chain è tra i più impattati dall’emergenza Coronavirus. Una molteplicità di beni e componenti arriva dalle fabbriche cinesi e molte di queste si sono fermate dopo lo scoppio dell’epidemia nella città Wuhan, capoluogo della provincia dell’Hubei. A tutte le aziende globali è chiaro che le supply chain che iniziano in Cina o attraversano la Cina non possono lavorare con l’efficienza usuale. L’emergenza a Wuhan è infatti rientrata, ma molte restrizioni restano in vigore: un ritorno alla piena operatività non potrà esserci che nel secondo trimestre.
“Contraccolpo” nelle prossime settimane
Al di fuori della provincia di Hubei la maggior parte delle grandi aziende cinesi riferisce (al 1 marzo) di lavorare con le fabbriche al 90% della capacità. Nei prossimi mesi è previsto il riavvio di quasi tutti gli impianti produttivi e anche di diverse fabbriche a Wuhan, ma rimarranno difficoltà nell’approvvigionamento di componenti essenziali. Le scorte si stanno esaurendo rapidamente e la mancanza di parti probabilmente impedirà alle fabbriche cinesi, nonostante il superamento dell’emergenza coronavirus, di operare a capacità piena. Inoltre, per gli stabilimenti mondiali che dipendono dall’output cinese (sono la maggior parte) deve ancora arrivare il pieno impatto dello shutdown della produzione in Cina: il “contraccolpo” si sentirà nelle prossime settimane.
Trasporto merci in lenta ripresa
A parte l’operatività delle fabbriche cinesi c’è la questione del trasferimento dei beni prodotti. La capacità di trasporto su gomma per far arrivare materiali e merci ai porti è tra il 60% e l’80% rispetto alla norma. Il ritardo in questo percorso è attualmente di 8-10 giorni. Il Baltic Dry Index (che misura il costo del trasporto marittimo delle merci in tutto il mondo) è sceso di circa il 15% all’inizio dell’emergenza coronavirus ma è salito di quasi il 30% da allora. Il TAC Index, che misura i prezzi dei trasporti aerei delle merci, è salito di circa il 15% dall’inizio di febbraio.
Incertezze sulla domanda
La maggiore incertezza per i manager della supply chain e della produzione è però un’altra, secondo McKinsey: la domanda da parte dei clienti. I clienti che hanno prenotato in anticipo capacità logistica potrebbero non usarla più. Oppure i clienti potrebbero competere aggressivamente tra di loro per avere la priorità nel ricevere quanto prodotto da una certa fabbrica. Inoltre, l’imprevedibilità su quando e quanto si riprenderà la domanda farà perdurare il clima di confusione e incertezza ancora per diverse settimane.
Le tre mosse per superare la crisi Coronavirus della Supply Chain
Per affrontare questa emergenza è innanzitutto fondamentale per le organizzazioni istituire un team cross-dipartimentale dedicato alla risposta al Covid-19, il cui leader dovrà riportare direttamente al CEO. Occorre anche verificare di disporre di sufficiente liquidità per gestire questa fase critica. Infine, serve un lavoro di stabilizzazione della supply chain.
Le aziende devono cercare di definire quanto grande è l’esposizione della loro catena logistica alle incertezze e quanto tale esposizione potrebbe durare, includendo i fornitori di fascia 1, 2 e 3 e tenendo conto dei livelli di scorte che possiedono. Le imprese si stanno focalizzando per lo più sulla stabilizzazione immediata, visto che la maggior parte delle fabbriche cinesi è in modalità “riavvio”. Ma dovranno anche considerare il razionamento di component cruciali, il pre-booking di capacità di trasporto su treno, aereo o nave e l’uso di stock invenduti come sostegno finché la produzione non riparte. Occorrerà farsi dare alta priorità dai propri fornitori e, ovviamente, aiutare il ripristino della supply chain.
Diverse aziende stanno cercando di semplificare questo complesso passaggio. Per esempio, per i prossimi 90 giorni, SAP ha aperto a tutti e in modo gratuito l’accesso a SAP Ariba Discovery in modo che qualsiasi acquirente possa pubblicare le sue esigenze di approvvigionamento e qualsiasi fornitore possa rispondere secondo i suoi tempi di delivery. L’accesso a SAP Ariba Discovery aiuterà acquirenti e fornitori a connettersi in modo rapido ed efficace e ridurre al minimo le interruzioni causate da ritardi nelle spedizioni, problemi di disponibilità e aumento della domanda in tempi di crisi.
Le aziende devono cominciare ora a pianificare la gestione della fornitura dei prodotti che potrebbero, una volta che le supply chain torneranno a funzionare a pieno ritmo, vivere picchi di domanda inusuali perché i clienti faranno incetta dei beni di cui hanno avuto penuria. In alcuni casi potrebbe rendersi necessaria una stabilizzazione di medio o lungo termine: ciò richiede aggiornamenti nella pianificazione della domanda, ulteriore ottimizzazione della rete e la ricerca di nuovi fornitori qualificati.
Un trasformazione già in atto: il ruolo del digitale
Si tratta di misure, sottolinea McKinsey, che sono comunque consigliabili – anche senza l’emergenza coronavirus – per garantire la resilienza della supply chain, una sfida preesistente al Covid-19 per tutte le organizzazioni e che la pandemia ha solo evidenziato con drammaticità.
In questa fase di interruzioni lungo la catena logistica è anche importante per le aziende restare vicine ai loro clienti. Occorre investire nei clienti core e anticipare i loro comportamenti. In Cina, per esempio, la domanda dei consumatori è in forte calo ma resiste perché le persone si sono rivolte alle opzioni digitali, come lo shopping online per qualunque tipo di bene, inclusi i generi alimentari.
Per le aziende di tutto il mondo questo è il momento di potenziare gli investimenti nell’online come parte della loro spinta verso una distribuzione omnichannel, assicurando al contempo la qualità dei prodotti che vendono su Internet. Le preferenze dei consumatori e dei clienti stavano già modificandosi e l’emergenza coronavirus sta solo accelerando la transizione verso nuove modalità dominate dal digitale. Il cambio di passo è qui per restare: non si tornerà alle modalità pre-coronavirus ma si andrà verso una più pervasiva digital transformation.
(Hai un’idea su Soluzioni B2b e di eSupply Chain? Puoi candidarla alla quinta edizione dei Digital360 Awards, contest per individuare e selezionare i migliori progetti di trasformazione digitale originali e innovativi. Tutte le informazioni a questo link. QUI invece ti puoi candidare fino al 20 aprile 2020)