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Supply Chain sempre più complesse: cambiano le priorità della digitalizzazione

Secondo le rilevazioni di McKinsey, i leader delle catene di approvvigionamento puntano su visibilità, pianificazione e Data Quality per cogliere e metabolizzare i segnali provenienti dalla domanda. Ma resta il problema della carenza di talenti

Pubblicato il 12 Set 2022

Approcci sperimentali Supply Chain

Dall’inizio della pandemia di Covid-19 le aziende hanno compiuto progressi significativi rispetto alla capacità di sviluppare tattiche e strategie in grado di superare le interruzioni della catena di approvvigionamento. Le sfide da affrontare non sono state poche: all’emergenza sanitaria e ai lockdown sono seguite la carenza mondiale di semiconduttori e le tensioni geopolitiche innescate dalla crisi ucraina. Ma soprattutto nell’ultimo anno, molte organizzazioni hanno saputo reagire apportando modifiche strutturali alle loro reti di fornitura attraverso approcci sperimentali, implementando strategie di approvvigionamento doppie o multiple per materiali critici e passando da network globali a Supply Chain locali.

A dirlo è McKinsey, che come ogni anno ha sondato il punto di vista dei responsabili delle Supply Chain attraverso un’indagine che ha coinvolto a livello globale 113 leader provenienti da un’ampia gamma di settori. Nonostante i progressi degli ultimi 12 mesi, notano gli esperti della società,  molte aziende non hanno ancora un quadro completo dei rischi che si nascondono all’interno di complesse reti di approvvigionamento multilivello, e soprattutto si registra una grave carenza di talenti, che inevitabilmente frena gli sforzi profusi per accelerare la digitalizzazione dei processi e l’implementazione di sistemi di pianificazione avanzati.

Supply Chain, crescono le scorte ma le aziende adottano nuovi approcci sperimentali

Come anticipato, molti intervistati hanno affermato di voler diversificare la propria base di approvvigionamento e aumentare le attività di procurement locale, ma a dire il vero l’azione più comune in risposta alle varie interruzioni della filiera è stata l’aumento dell’inventario dei componenti e dei progetti finiti. Buffer più grandi e scorte di sicurezza sono ancora visti come uno strumento importante per la resilienza della catena di approvvigionamento. L’80% degli intervistati ha detto di aver aumentato le proprie scorte nel 2021; un’analisi McKinsey separata di quasi 300 società quotate ha rilevato che le scorte sono aumentate in media dell’11% tra il 2018 e il 2021, con i maggiori incrementi nei settori dell’alta tecnologia e delle materie prime. Alcuni leader della catena di approvvigionamento hanno dichiarato che avrebbero aumentato ulteriormente le scorte se i fornitori fossero stati in grado di soddisfare le loro richieste.

Sebbene i livelli complessivi di scorte più elevati siano diventati la norma, il sondaggio di McKinsey suggerisce che le aziende sono ora alla ricerca di modi più intelligenti per garantire la resilienza tenendo sotto controllo i costi di inventario, le cui policy dovrebbero essere riviste dal 71% degli intervistati nei prossimi mesi.

Strategie di resilienza basate su visibilità, pianificazione e Data Quality

Le aziende dunque stanno cominciando a investire nell’elaborazione di strategie a lungo termine progettate per aumentare la flessibilità della rete. Per esempio, l’81% del campione afferma di aver implementato piani di dual-sourcing nell’ultimo anno, rispetto al 55% del 2020. Il 44% degli intervistati (era solo il 25% l’anno precedente) afferma che sta sviluppando reti di approvvigionamento regionalizzate. Per il 69% dei leader della Supply Chain il dual sourcing continuerà a essere rilevante anche oltre il 2022, e il 51% pensa lo stesso della regionalizzazione.

Investimenti che, d’altra parte, stanno dando i loro frutti: l’83% sostiene che le misure orientate alla resilienza adottate negli ultimi due anni hanno aiutato a ridurre al minimo l’impatto delle interruzioni della Supply Chain nel 2022. Il merito va ascritto soprattutto a tre fattori critici di successo strettamente collegati a questi approcci.

  1. Il primo è la visibilità: le aziende possono gestire le proprie catene di approvvigionamento solo quando hanno un quadro chiaro di ogni collegamento. Questa è un’area in cui le organizzazioni segnalano progressi recenti significativi: il 67% degli intervistati ha implementato dashboard digitali per la visibilità end-to-end della Supply Chain, sviluppando il doppio delle probabilità di chi non ha fatto altrettanto di evitare problemi alla Supply Chain causati dalle interruzioni.
  2. Il secondo elemento è una solida pianificazione dello scenario, pratica che, però, non è stata adottata su larga scala (si limita, infatti, al  37% delle aziende intervistate) pur facendo registrare vantaggi significativi.
  3. Il terzo è la Data Quality. Poco più della metà degli intervistati afferma che la qualità dei dati nei sistemi di pianificazione della catena di approvvigionamento era “sufficiente” o “elevata”, suggerendo che molte aziende hanno ancora margine per migliorare i processi di raccolta e gestione degli input. La presenza di dati di alta qualità, più nello specifico, è stata associata a un numero minore di incidenti, sebbene l’effetto sia stato meno pronunciato rispetto alle situazioni dei team che hanno puntato su visibilità o pianificazione degli scenari.

Cambia il target della digitalizzazione: ora è al servizio dell’analisi della domanda

Oltre il 90% degli intervistati dichiara di aver investito in tecnologie a supporto della creazione di una digital Supply Chain. Solo due settori, automobilistico e sanitario, riportano voci di spesa inferiori alle attese rispetto a questo ambito. Per il settore automobilistico, gli insight di McKinsey suggeriscono ritardi nell’implementazione, mentre le aziende sanitarie potrebbero aver rallentato il ritmo di digitalizzazione dopo diversi anni di crescita. Complessivamente, oltre l’80% degli intervistati prevede di spendere ancora in questa direzione nei prossimi mesi.

Tuttavia, il focus dei buyer sta cambiando in modo significativo: l’anno scorso, la visibilità della catena di approvvigionamento è stata la priorità assoluta per le aziende, con il 77% degli intervistati che ha affermato di investire in quest’area. Nel 2022, con circa la metà del campione che afferma di disporre già di sistemi di visibilità, questa esigenza è scesa al quarto posto. Gli sforzi di digitalizzazione si stanno spostando verso quella che sarà la prossima grande scommessa: riuscire a catturare i segnali provenienti dalla domanda per orientare la filiera in modo dinamico. Nel sondaggio di quest’anno, gli intervistati riferiscono che le prime due priorità per gli investimenti digitali sono stati la pianificazione della domanda e dell’offerta, citate rispettivamente dal 74% e dal 69%.

Delle aziende che cercano di investire in sistemi di pianificazione avanzati, più di due terzi affermano di aspettarsi di utilizzare la tecnologia offerta da un fornitore di software. Ciò è indicativo di un continuo spostamento del mercato dalle soluzioni custom, progettate internamente per svolgere compiti specifici, verso piattaforme tecnologiche integrate end-to-end. Il fai-da-te comunque non è morto: il 37% degli intervistati dice che si aspetta di sviluppare in house alcune soluzioni specifiche, come per esempio le dashboard di monitoraggio.

Approcci sperimentali Supply Chain: nel 2022 si punta a nuove assunzioni

In questo scenario, riuscire ad attrarre e trattenere talenti in grado di guidare la trasformazione resta forse la sfida più complessa. Nel sondaggio del 2020, solo l’8% degli intervistati riteneva di avere risorse interne sufficienti per supportare le proprie ambizioni digitali. La situazione è leggermente migliorata: oggi è il 10% delle aziende ad affermare di avere i talenti di cui ha bisogno. È il settore hi-tech quello che fa segnalare i progressi più vistosi nell’acquisizione di nuovi collaboratori di valore. Rispetto alla precedente rilevazione, c’è un 20% di intervistati in più che afferma di avere risorse sufficienti per soddisfare le esigenze di digitalizzazione. Fanno registrare risultati in controtendenza i settori automobilistico, aerospaziale e della difesa.

Gli ultimi due anni hanno visto anche un netto cambiamento nell’approccio delle aziende all’acquisizione di talenti. Nel 2020, il 70% delle aziende stava costruendo competenze interne riqualificando la forza lavoro esistente. Quest’anno, l’approccio principale, utilizzato dal 68% delle aziende, è quello delle assunzioni esterne.

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