Il tema del Supply Chain Management (SCM) è più che mai attuale. Infatti, se compreso e applicato nel giusto modo, può portare interessanti benefici alle aziende in termini di costi, tempistiche, efficacia ed efficienza.
Internet e le nuove tecnologie, come l’ERP, hanno facilitato la condivisione delle informazioni tra i diversi attori e quindi hanno reso visibili i benefici e i risultati che nascono da una coordinazione e da un’integrazione ben orchestrata.
Non esiste, tuttavia, ancora una definizione univoca dell’SCM, in quanto si tratta di un insieme relativamente recente di metodologie gestionali e soluzioni software che consentono di gestire in modo efficiente l’intera catena di distribuzione.
Che cos’è il Supply Chain Management
Nel 1982, i primi a parlare di Supply Chain Management furono due studiosi, Oliver e Webber, che lo definirono come una tecnica di riduzione delle scorte in aziende facenti parte la stessa filiera. Il termine si utilizzava, in particolare, per parlare della gestione del magazzino e delle scorte.
In seguito, furono coniate altre definizioni che possono essere sintetizzate in quattro approcci:
- Integrazione logistica (Tyndall G. 1998);
- Integrazione verticale tra imprese (Cooper M.C., Ellram L. M 1993);
- Processo di gestione e coordinamento (La Londe B.J., 1997);
- Filosofia manageriale di gestione che guida chi opera lungo la Supply Chain verso la creazione di valore per il cliente (Ellram L.M., Cooper M.C, 1990).
In ogni caso, il concetto riguarda la gestione di tutta la catena di distribuzione, con particolare riferimento alla logistica e al rapporto con i fornitori. Si basa soprattutto sulla previsione, programmazione e coordinamento del flusso delle merci, e sulle aspettative del cliente finale.
In tal senso, secondo Mentzer (2001), il Supply Chain Management può essere definito come un coordinamento sistematico delle tradizionali funzioni aziendali e delle tattiche, all’interno di ogni organizzazione e lungo la catena di distribuzione, che ha l’obiettivo di migliorare le prestazioni di lungo periodo dei diversi attori che operano lungo la Supply Chain. Per Mentzer, la catena di distribuzione è l’insieme di tre o più soggetti direttamente coinvolti – a monte o a valle – nel flusso di beni, servizi, denaro, informazioni, partendo dalla materia prima fino ad arrivare al cliente finale.
Infine, per mettere chiarezza, nel 2007 “The Council of SCM Professionals” ha definito che il Supply Chain Management “comprende la pianificazione e la gestione di tutte le attività coinvolte nella ricerca, nella fornitura, nella conversione e nella gestione delle attività logistiche. Include, inoltre, la coordinazione, l’integrazione e la collaborazione con i partner della Supply Chain, che possono essere fornitori, intermediari, fornitori di servizi, e clienti. In poche parole, il SCM integra e coordina la Supply Chain e la gestione dei rapporti tra i vari attori della Supply Chain stessa”.
Le attività
Nello specifico la catena di distribuzione si compone di nove attività, secondo un ben preciso ordine: marketing, rapporti con i fornitori, approvvigionamenti, gestione e stoccaggio delle scorte delle materie prime, produzione, gestione e stoccaggio dei prodotti finiti, gestione degli ordini di acquisto, gestione delle consegne, logistica di restituzione dei resi (o Reverse Logistics).
È fondamentale sottolineare che l’ambito di interesse strategico del Supply Chain Management è cambiato negli anni. Prima infatti si guardava più al funzionamento interno dell’azienda che agiva sul mercato come una entità a sé, senza collegamenti sostanziali con le altre aziende. Oggi invece, con la diffusione capillare di internet, si deve agire in interconnessione con tutte le aziende che entrano nel processo di distribuzione e di logistica, per arrivare a realizzare un prodotto finale diretto al cliente.
È il cliente infatti il fulcro di tutto il sistema di distribuzione che si avvale anche di specifiche consulenze di personale esperto nel settore, per avere il massimo con il minimo impiego di risorse.
A cosa serve il Supply Chain Management in azienda
Lo scopo primario del Supply Chain Management è controllare le prestazioni e migliorare l’efficienza per ottimizzare il livello di servizio reso al cliente finale, razionalizzando i costi operativi e il capitale impegnato. Diventa, quindi, uno dei driver fondamentali su cui possono puntare le organizzazioni per aumentare la loro competitività e la soddisfazione del cliente: oggi il Supply Chain Management è parte integrante del successo di un’azienda. La gestione efficiente della catena di approvvigionamento consente alle aziende di ridurre il time to marke, dimuire i prezzi dei prodotti e assicurare una differenziazione rispetto ai competitor. Tutto questo anche grazie all’avvento di internet e alla diffusione dell’utilizzo dell’ICT che migliorano il servizio al cliente, aumentano la velocità di comunicazione, riducono i costi di processo e assicurano una maggiore flessibilità aziendale. In particolare, internet ha reso strategico il Supply Chain Management, rendendo più facili e immediate la coordinazione, l’integrazione e la comunicazione tra i membri operano lungo la catena di distribuzione.
Tutto questo si traduce, in pratica, in una previsione più precisa della domanda, che permette di comprendere le esigenze dei consumatori; in un pianificazione della domanda puntuale, per realizzare piani di azione attendibili e precisi e ridurre il numero di resi; in un processo di trattamento degli ordini ottimizzato; in una migliore previsione della capacità produttiva, ottimizzando l’uso degli impianti; la pianificazione dell’utilizzo delle materie prime; in una più efficace integrazione tra domanda e fornitura e tra produzione, logistica e marketing.
Diversità, equità e inclusione in azienda passano anche dalla Supply Chain
Raggiungere la parità di genere e incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva, un lavoro dignitoso per tutti sono due degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. In questo contesto, anche il Supply Chain Management può fare la sua parte, come rivela lo studio “2023 Supply Chain Diversity, Equity and Inclusion Survey” condotto su un campione di 341 Supply Chain manager di Nord America ed Europaper per sondare l’attenzione delle aziende del comparto rispetto ai temi della diversità, equità e inclusione (DEI) .
I dati dell’indagine hanno rivelato i progressi importanti ottenuti sul fronte delle iniziative di diversità e inclusione: la percentuale di dipendenti a tempo pieno di razze o etnie sottorappresentate nelle aziende che operano in ambito Supply Chain è aumentata nell’ultimo anno dal 32% al 48%. La rappresentanza media di talenti di razze ed etnie poco rappresentate è 1,5 volte superiore a quella del campione del 2022.
I dati mostrano un forte allineamento tra la DEI e gli obiettivi aziendali più ampi. Tra coloro che hanno obiettivi DEI più o meno formalizzati, le ragioni che supportano questi obiettivi sono:
- Attrarre nuovi talenti (68%)
- Coinvolgere e trattenere nuovi dipendenti (64%)
- Migliorare le prestazioni aziendali (58%)
- Attrarre clienti (48%)
- Riflettere e sostenere le comunità locali (44%)
- Attrarre investitori (40%)
Nel 2023, la percentuale di intervistati che hanno lavorato su progetti DEI ad ampio spettro è passata dal 40% al 73%. Le quattro principali iniziative DEI in cui si è investito maggiormente sono state l’apprendimento e sviluppo (L&D), i benefit, l’engagement dei dipendenti e il recruiting. In termini di efficacia, le iniziative volte a migliorare l’engagement dei dipendenti e le attività di L&D sono in testa alla classifica. Sebbene i risultati principali dell’indagine mostrino i progressi compiuti nell’ambito delle iniziative a favore della diversità, il 43% degli intervistati ha dichiarato che i tassi di abbandono dei talenti sottorappresentati sono in qualche misura o significativamente più alti rispetto a quelli della forza lavoro maggiormente rappresentata.
Supply Chain Management: perché è importante il digitale
La digitalizzazione delle operazioni logistiche permette alle aziende di ridurre i costi e risparmiare tempo, portando a una maggiore efficienza complessiva. Ma entrando più in dettaglio, in particolare, avere soluzioni digitali di Supply Chain Management hanno ricadute su:
1. Visibilità in tempo reale e manutenzione predittiva
Avere la completa visibilità di tutto il processo permette di individuare le aree più critiche e di gestirne in anticipo le vulnerabilità e le interruzioni. In questo modo si ha la possibilità di attivarsi in anticipo, non solo nel momento in cui i processi hanno una battuta d’arresto, evitando ripercussioni anche economiche. Affinché questo avvenga è necessario avere una visibilità end-to-end dell’intera catena di fornitura in tempo reale, e solo con il digitale è possibile. L’Intelligenza Artificiale e l’approccio data-driven sono alla base infatti della Predictive Maintenance: avere previsioni sempre più accurate in pratica sta rendendo la Supply Chain predittiva.
2. Integrazione dei dati
Uno dei motivi principali per cui le organizzazioni dovrebbero digitalizzare il Supply Chain Management è l’interoperabilità dei dati, per rendere simultanei i flussi tra tutti gli stakeholder e ridurre inutili tempi morti. Tutto questo si traduce in una maggiore capacità di soddisfare le richieste dei clienti in modo reattivo, collaborare nelle prime fasi del ciclo di vita del prodotto riduce infatti i tempi di presa in carico e consegna.
Le tecnologie a supporto del Supply Chain Management
Entrando più in dettaglio sono 4 gli ambiti tecnologici che stanno cambiando il volto del Supply Chain Management.
1. Internet of Things
L’IoT permette di determinare la posizione esatta degli articoli in tempo reale, il movimento e monitorarne le condizioni di conservazione, trasformando il monitoraggio dell’inventario e la gestione del magazzino nel suo complesso. In particolare, grazie alla tecnologie RFID è possibile tracciare in ogni momento la posizione esatta delle merci e condividere le comunicazioni tra i canali della catena tempestivamente grazie al trasferimento radio dei dati. Anche bluetooth, tag NFC e GPS svolgono funzioni simili, anche se su scale d’interazione diverse In base ai casi specifici, funzioni simili, anche se su scale diverse, sono svolgono funzioni simili su scale diverse.
2. Analytics
Utilizzare dati quantitativi aiuta a estrapolare informazioni e ottimizzare il processo decisionale sulla catena di approvvigionamento. Le Advanced Analytics sono oggi un valido alleato per i Supply Chain Manager per dare un senso a tutti i dati e le informazioni raccolte. Esistono 4 tipologie di Supply Chain Analytics: descriptive analytics che garantisce visibilità; predictive analytics, per avere una proiezione delle tendenze future come la domanda; prescriptive analytics, per la risoluzione dei problemi; cognitive analytics, per rispondere alle domande imitando il ragionamento umano.
3. Cloud Computing
Il Cloud Computing consente di integrare più piattaforme, adottare un approccio scalabile delle soluzioni, rendere disponibili le informazioni e i dati su richiesta, bypassare la logica di gestione silos. Tutto questo rende la Supply Chain più reattiva e agile, perché consente di analizzare e soddisfare rapidamente nuove richieste “collegando” più risorse e strumenti.
4. Automazione
Come ha sottolineato anche l’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, in Italia si stanno diffondendo tecnologie per la Logistica 4.0 che automatizzano attività di trasporto e di magazzino. Quello dell’automazione è quindi uno dei trend tecnologici che sta prendendo più piede nel mondo della Logistica, anche perché consente di destinare il tempo delle persone allo svolgimento di attività più a valore aggiunto.
Chi è il Supply Chain Manager e cosa fa
Il Supply Chain Manager è colui a cui in azienda viene affidata la responsabilità dell’intera filiera che consente il funzionamento della catena logistica. Si occupa di pianificare, organizzare, controllare e ottimizzare tutte le attività che permettono all’azienda di avviare il processo di trasformazione che genera i beni o i servizi offerti al mercato. È dunque evidente la delicatezza della figura, che oltre non solo deve possedere competenze specifiche per assicurare l’efficienza dei processi, ma deve anche avere doti di leadership e sensibilità nell’accogliere e addirittura prevenire i cambiamenti. In particolare, la conoscenza dei principali software gestionali può rivelarsi utilissima per riconoscere, affrontare e risolvere criticità della filiera.
Quanto guadagna un Supply Chain Manager
Secondo gli ultimi dati di Michael Page, la retribuzione media annua di un Supply Chain Manager è pari a circa 65.000 euro lordi. Si tratta di un valore intermedio tra lo stipendio previsto per una figura con un’esperienza inferiore ai 3 anni nel ruolo (45.000 euro lordi l’anno) e quello di un manager con comprovata esperienza (10-20 anni e oltre), che può arrivare a guadagnare fino a 120mila euro l’anno.
Come gestire correttamente Supply Chain, scorte e logistica
Gli strumenti e le metodologie SCM migliorano e automatizzano l’approvvigionamento, riducendo gli stock e i tempi di consegna, garantendo una maggiore competitività. Tutto questo porta le organizzazioni a decidere di digitalizzare l’intera catena di distribuzione, spesso attraverso soluzioni che integrano la gestione della supply chain nei software ERP. Generalmente le soluzioni scelte ottimizzano i flussi di prodotti e informazioni e il flusso finanziario, grazie anche a più accurate previsioni della domanda e delle vendite. Inoltre i software SCM consentono di migliorare la gestione del magazzino, tracciare i movimenti delle merci, fornire informazioni e analytics a supporto delle decisioni.
In particolare i software che supportano la gestione della Supply Chain possono essere ricondotti a 5 categorie:
- Enterprise Resource Planning (ERP) e Supply Chain Planning (SCP)
- Warehouse Management System (WMS)
- Transportation Management System (TMS)
- Manufacturing Execution System (MES)
- Procurement
La tecnica del Lean Management
Il Lean Management è una delle tecniche utilizzate nell’ambito del Supply Chain Management in senso lato, che letteralmente indica una “produzione snella”. Anche in questo caso si fa riferimento a una messa in opera della stessa tecnica relativamente recente, tanto è vero che la definizione è stata utilizzata per la prima volta alla fine degli anni ’80 dall’ingegnere John Krafcik di Toyota. Fu proprio questa azienda a metterla in pratica e a divenire un modello da seguire anche per altre aziende, a tutti i livelli commerciali.
Con il Lean Management si punta quindi a ottimizzare i flussi, a ridurre gli sprechi, alle decisioni pratiche rivoluzionando in modo proficuo i vecchi schemi che venivano accettati meccanicamente e che sono ormai obsoleti e troppo “pesanti” per un’economia che richiede prontezza e velocità di scambi, anche di informazioni.
La scelta del packaging
Uno degli aspetti fondamentali che un’azienda deve curare per puntare alla massimizzazione dei profitti anche nella logistica, è la scelta del packaging, dell’imballaggio. Infatti, non solo in negozi fisici, ma anche su store online è possibile trovare l’imballaggio più adatto alle esigenze della nostra azienda.
L’attenzione al peso, ai materiali, allo smaltimento e al riutilizzo degli stessi imballaggi è un elemento critico per risparmiare sia nei costi di trasporto che con le aziende partner fornitrici, fino al rapporto con il cliente finale che viene pienamente soddisfatto. Online è facile ottenere un prezzo più conveniente che possa abbassare ulteriormente i costi della logistica. Nella catena di distribuzione infatti entrano una serie di attori, che vanno dalle aziende fornitrici, ai flussi dei prodotti fino ai servizi, alle comunicazioni e alle risorse in denaro impiegate, che portano direttamente al cliente finale.
Fondamentale anche adottare tutti gli accorgimenti a monte per minimizzare il “flusso di ritorno” cioè i resi, che produrrebbero un’ulteriore spesa, facilmente evitabile con una buona organizzazione logistica, alla base della quale c’è uno scambio di informazioni chiaro e diretto tra tutti gli attori coinvolti nel processo e una conoscenza approfondita dei meccanismi alla base dello stesso Supply Chain Management.