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Polimi: «Per l’eCommerce serve più logistica»

L’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano alla luce dei dati del report 2015 ha approfondito temi come la varietà di scelte logistiche delle aziende italiane, le tendenze dell’integrazione dell’online con i canali classici (multicanalità), e i nove tipi di servizi innovativi che stanno emergendo nel settore

Pubblicato il 09 Feb 2016

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Fattori chiave come lo sviluppo dell’eCommerce riportano la logistica in primo piano, ribadendo oggi più che mai il suo ruolo strategico. A sottolinearlo è Gino Marchet, direttore scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, nel presentare i risultati di una nuova ricerca sul settore, durante il convegno ’Ambiti di innovazione nella logistica: esperienze a confronto’, organizzato dall’Osservatorio a Villanova di Castenaso, vicino Bologna.

Il commercio elettronico fa aumentare la complessità perché alle reti distribuitive che servono i normali canali tradizionali si stanno affiancando ovunque, in tutti i mercati, le infrastrutture distribuitive per servire questo nuovo canale che ha meccanismi del tutto particolari, ha spiegato Marchet. «Un canale dove ogni cliente è diverso da un altro e richiede servizi personalizzati». Con lo sviluppo dell’eCommerce aumenta la gamma di prodotti da gestire, aumentano le scorte, i metri quadri dell’area di magazzino e, in definitiva, i costi. Investire in logistica e progetti di automazione oggi diventa quindi strategico, in primo luogo per fornire servizi migliori, accrescendo il loro valore di territorialità e vicinanza ai clienti, e poi per migliorare la marginalità del business.

Mercato ’contract logistics’ in espansione

In Italia, non a caso, i risultati dell’Osservatorio indicano una crescita del fatturato della logistica conto terzi o ’contract logistics’, inteso come l’insieme delle vendite di servizi logistici erogati dai fornitori di tali servizi verso aziende committenti e altri fornitori di servizi logistici. Dopo il calo di fatturato del 2013 (75,8 miliardi di euro, -3,1% rispetto al 2012), nel 2014 il comparto ha registrato una parziale risalita (77,3 miliardi di euro, +1,8%). E le previsioni descrivono il proseguimento di un trend positivo, con 78,3 miliardi di euro nel 2015 e 80,9 miliardi di euro nel 2016, e crescite rispettivamente dell’1,4% e e dell’1,8% sull’anno precedente. Tra i fattori di questa espansione, la ripresa dell’economia nazionale e l’attenzione che le aziende committenti stanno ponendo sul miglioramento delle prestazioni dei servizi, anche in ragione, appunto, dello sviluppo del canale di vendita online e di un intenso impulso verso la internazionalizzazione.

Nove tipi di servizi avanzati

Una delle strade di crescita per gli operatori logistici, ha detto Marchet. è puntare su servizi avanzati, cioè attività tradizionalmente non terziarizzate che richiedono competenze innovative. L’Osservatorio ne indica nove: Advanced co-packing (imballi particolari con coinvolgimento del fornitore logistico nella progettazione dell’imballo e nella verifica della conformità/qualità del “nuovo” prodotto generato); Assemblaggio/Lavorazione dei prodotti; Gestione del flusso di materiali negli stabilimenti produttivi; Gestione delle scorte (per categorie di prodotto o per canale, ad esempio il riordino nei depositi secondari); Vendor Managed Inventory; Integrated Customer Service (rivolto ai clienti del committente, per problematiche di servizio e per domande su caratteristiche specifiche dei prodotti); Tentata vendita; eCommerce (gestione della piattaforma, dei pagamenti e della logistica di distribuzione); Order-to-Cash (gestione di pagamenti e recupero crediti).

Interessante è anche osservare come le attività logistiche vengono terziarizzate: qui si hanno variazioni, non solo a livello di estensione – si dà in outsourcing solo una parte del processo o il processo completo – ma anche in termini di autonomia decisionale lasciata al fornitore, e di numero di fornitori a cui le attività logistiche vengono affidate.  Secondo i risultati dell’Osservatorio, il 23% delle aziende rispondenti alla survey ricorre a un approccio ’Full Strategic Outsourcing’, caratterizzato da alta autonomia del fornitore e ampia estensione delle attività svolte. Il 12%, invece, preferisce un approccio alla terziarizzazione di tipo ’Full Commodity Outsourcing’, dove il fornitore ha una bassa autonomia e l’estensione delle attività è limitata. Quando si parla di numero di fornitori, il 45% dei committenti preferisce lavorare con pochi fornitori di servizi (uno o due), mentre il 55% con molti.

La multicanalità, ossia l’abbinamento della componente online ai canali di vendita esistenti, assume un peso sempre maggiore per le aziende che usano servizi logistici, anche se le difficoltà non mancano. Il 62% dei rispondenti indica gli alti costi di gestione del canale online come il principale ostacolo a un suo ulteriore sviluppo, mentre il 31% segnala l’incertezza sulla stima del costo logistico. Ma è indubbiamente su questo terreno che si gioca la partita: «Le maggiori opportunità di sviluppo per il futuro provengono dalla multicanalità, di fronte alla crescita ineludibile del commercio elettronico, e dall’offerta di servizi logistici avanzati» sottolinea Marchet. La survey, aggiunge Marco Melacini, direttore dell’Osservatorio, indica una domanda, da parte delle aziende, di servizi a supporto di una strategia multicanale. In futuro, l’evoluzione della logistica multicanale riguarderà la tipologia delle strutture logistiche, i servizi offerti e l’assetto della rete distributiva. Un ruolo chiave sarà giocato dai depositi di prossimità, che diverranno sempre più punto di contatto con i consumatori finali. Questi ultimi, in funzione delle modalità d’acquisto e consegna selezionate, verranno serviti tramite differenti circuiti logistici.

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