Quando leggiamo di blockchain i casi citati sono in gran parte di finanza. Ma questa tecnologia ha grandissime potenzialità anche in campo supply chain, nelle filiere dell’industria e del commercio. Un esempio eclatante è la joint venture annunciata due mesi fa da due colossi: IBM e la danese Maersk, uno dei leader mondiali del trasporto di container via mare. L’obiettivo è sviluppare una piattaforma blockchain per la gestione delle spedizioni, basata su tecnologie IBM e sul know-how logistico di Maersk.
La joint venture – di cui Maersk ha il 51% e IBM il 49% – avrà fisicamente sede a New York, e avrà per CEO Michael J. White, in precedenza president di Maersk Line Nord America.
La piattaforma sarà basata su open standard e aperta a tutti gli operatori del trasporto mercantile nel mondo. Secondo IBM e Maersk può aprire una nuova era per il trasporto marittimo e in generale per il supply chain management. I benefici potenziali uno è la semplificazione del percorso dei prodotti attraverso dogane, confini e mercati diversi, con abbattimento di costi e tempi delle procedure burocratiche. Un altro è la miglior visibilità per gli operatori, che potranno pianificare meglio le attività, e collaborare più facilmente. Un terzo è la garanzia dell’autenticità dei prodotti e tracciamento di tutti i passaggi nelle filiere, per abbattere frodi e contraffazioni.
Tutti questi benefici sono legati alle caratteristiche della tecnologia blockchain. Che per definizione è un “registro” condiviso e non modificabile di tutte le transazioni che avvengono in una rete o filiera chiusa composta da molti operatori diversi. Operatori che con credenziali personalizzate possono accedere in tempo reale alle informazioni protette del registro, che quindi può diventare quella “single shared view” che il settore logistico auspica da decenni.
Il 15-20% dei costi di spedizione è dovuto alla burocrazia
Secondo dati citati da IBM e Maersk, ogni anno vengono spediti e consegnati beni per un valore di 4000 miliardi di dollari, e oltre l’80% dei prodotti che usiamo quotidianamente sono trasportati via mare. Ma ben il 15-20% del costo logistico di questi trasporti è amministrativo e di gestione di documenti.
Per dare un’idea uno dei test di IBM e Maersk ha tracciato un container di fiori da Mombasa (Kenya) a Rotterdam. La gestione tradizionale di una spedizione come questa costa circa 2000 dollari, di cui 300 (il 15%) sono costi amministrativi. L’iter burocratico che accompagna la spedizione infatti coinvolge circa 30 persone e organizzazioni, e genera circa 200 interazioni e comunicazioni tra loro. Tutti costi e interazioni che una gestione digitale potrebbe drasticamente abbattere. Secondo il World Economic Forum, la riduzione degli ostacoli burocratici nelle supply chain internazionali può far crescere il commercio mondiale del 15%, con grandi benefici per l’economia e l’occupazione.
Tecnicamente la piattaforma digitale si baserà sulla tecnologia IBM Blockchain, che è accessibile attraverso IBM Cloud e incentrata su Hyperledger Fabric 1.0, un framework blockchain supportato dalla Linux Foundation. Inoltre integrerà altre tecnologie open source cloud-based di artificial intelligence (AI), Internet of Things (IoT) e analytics.
«Questa alleanza può dare un contributo importante alla digitalizzazione e al futuro del commercio mondiale», ha dichiarato Vincent Clerc, chief commercial officer di Maersk e futuro chairman of the board della joint venture. C’è un enorme potenziale nell’offrire una piattaforma digitale neutrale e aperta, continua Clerc, e tutti i tipi di operatori coinvolti nel commercio mondiale potranno beneficiarne: imprese manifatturiere, compagnie di navigazione, spedizionieri, gestori di porti e terminal, autorità di dogana, e indirettamente anche i consumatori.
Coinvolti anche DuPont, Dow Chemical, Tetra Pak, GM, e Procter & Gamble
Sulle soluzioni blockchain di IBM stanno lavorando centinaia di clienti e migliaia di sviluppatori, con sperimentazioni soprattutto di pagamenti internazionali, tracciamento di supply chain, e identificazione digitale. A questo lavoro la stessa Maersk ha iniziato a contribuire nel giugno 2016, e tra i protagonisti dei progetti pilota ci sono anche DuPont, Dow Chemical, Tetra Pak, Port Houston, Rotterdam Port Community System Portbase, Customs Administration of the Netherlands, US Customs and Border Protection.
La joint venture a questo punto è chiamata a commercializzare l’offerta di servizi della piattaforma e scalarla in modo da renderla accessibile a tutte le corporation globali. Tra quelle interessate, il comunicato cita General Motors e Procter & Gamble per applicazioni di gestione della supply chain, e Agility Logistics, che punta a fornire ai propri clienti servizi come l’espletamento delle formalità doganali.
Altre realtà che stanno collaborando sono Singapore Customs e Peruvian Customs (semplificazione dei flussi commerciali e miglioramento della sicurezza dei passaggi nelle supply chain), APM Terminals e PSA International (collaborazione tra porti, pianificazione dei terminal). La collaborazione con il Global Quality Traceability System del Guangdong Inspection and Quarantine Bureau inoltre può aprire importanti corridoi commerciali attraverso la Cina.
La joint venture ha già in fase avanzata di sviluppo due servizi di blockchain per la gestione delle spedizioni. Uno è un registro digitale dello stato di avanzamento della consegna (shipping information pipeline) aperto a tutti gli operatori coinvolti, che potranno scambiarsi in modo continuo, sicuro e in tempo reale informazioni sugli eventi relativi alla spedizione.
L’altro si chiama Paperless Trade e prevede la digitalizzazione tutti i documenti che affiancano le varie fasi della spedizione, garantendone l’autenticità e automatizzando le approvazioni doganali e sanitarie nei vari passaggi. Questo con l’obiettivo di ridurre tempi e costi burocratici, e anche gli errori dovuti a immissioni manuali.
Un modello simile all’Apple App Store
Sono due i punti di forza rispetto ad altre applicazioni di blockchain alla supply chain in corso nel mondo, ha detto Ibrahim Gokcen, Chief Digital Officer di Maersk, in un recente intervento pubblico riportato da Shippingwatch. «Il primo è che abbiamo già due servizi pronti a essere commercializzati, quando i passaggi di costituzione della joint venture saranno conclusi (e cioè a luglio, secondo le previsioni delle due società, ndr). Il secondo è che questo non è un progetto temporaneo, è una società vera con una sede fisica: vogliamo che diventi la “utility” dei servizi di supply chain digitalization».
La piattaforma non metterà a disposizione solo soluzioni di IBM e Maersk. Gokcen infatti nell’intervista ha paragonato il modello di business della joint venture a quello dell’Apple App Store, dove sviluppatori autorizzati possono rendere disponibili proprie app e guadagnare da esse, in cambio di una commissione da pagare ad Apple. «Ci sono molti elementi simili, anche se non sarà esattamente la stessa cosa».