Quando si parla di innovazione di business in Italia, probabilmente il più citato tra i diversi freni allo sviluppo è l’assenza di un legame sistematico tra imprese e università. Mancano progetti specifici indirizzati alle esigenze delle aziende, mancano programmi di formazione adeguati sul piano delle skill digitali, mancano infine esperienze pratiche che catapultino i giovani nella realtà produttiva. Per fortuna non è sempre così. La prima edizione dell’Amazon Innovation Award, lanciato da Amazon Italia Logistica Srl in collaborazione con il Politecnico di Milano, è andata infatti controtendenza, coinvolgendo gli studenti iscritti al corso di Logistics Management dell’ateneo in una vera e propria call-to-action che ha permesso di sviluppare soluzioni da calare in un’organizzazione complessa e in continuo movimento come quella del gigante dell’eCommerce.
Dopo aver visitato il centro di distribuzione di Amazon di Castel San Giovanni (Piacenza), dove hanno incontrato i responsabili Operations di Amazon in Italia, i circa 200 studenti – di cui il 25% stranieri – suddivisi in gruppi al massimo di cinque componenti hanno cominciato a elaborare i propri progetti ispirandosi ai criteri della fattibilità, della scalabilità, dell’impatto sul cliente e dell’applicabilità delle tecnologie. Senza naturalmente dimenticare i quattro principi di leadership di Amazon: pensare in grande, inventare e semplificare, insistere sugli standard più elevati e andare in profondità.
La logica è fondamentalmente quella del ‘Working backwards’, come l’ha definita Stefano Perego, Technical Advisor Amazon WW Operations e membro della giuria insieme a Roy Perticucci, VP Amazon EU Operations, Kerry Person, Amazon SEU Operations Director, Mariangela Marseglia, Amazon EU Prime Now Director e Tareq Rajjal, General Manager di Amazon Italia Logistica.
«Per studiare qualsiasi soluzione si parte dalle esigenze del cliente e poi si va a ritroso nel ridisegnare i processi dell’organizzazione», ha detto Stefano Perego. «Non servono innovazioni fini a se stesse, ma servizi e prodotti che abbiano un valore sul mercato in quanto risolvono problemi reali. La differenza tra avere un’idea e trasformarla in business sta tutta nell’esecuzione». E Perego parla per esperienza. In Amazon la trasformazione è continua, e spesso per attivare nuove offerte – come per esempio Prime Now, che permette ai clienti di acquistare un prodotto online e vederselo consegnare dopo solo un’ora – si procede non tanto per implementazioni e riprogettazioni dei sistemi legacy, ma per processi creativi avviati ex novo.
Il primo Innovation Award ha seguito questo approccio, ed è stato assegnato agli studenti Davide Nisi, Guillaume Hellin, Maxime Joly e Mohamed Saleh, che hanno presentato Polimasters, un progetto di miglioramento dei processi di prelievo della merce a magazzino. Il team ha dato vita a una soluzione per ridurre il percorso che gli addetti devono effettuare per prelevare i prodotti attraverso una movimentazione degli scaffali a carosello gestita da una piattaforma di Big Data Analytics. Generando una coda virtuale dei prodotti che devono essere prelevati il sistema avvicina all’addetto gli scaffali che ospitano questi articoli.
La squadra seconda classificata ha invece sviluppato Amazon Delight, un progetto di Cloud Warehousing: una sorta di magazzino virtuale diffuso tra i lockers. Anche questa soluzione prevede l’utilizzo dei Big Data di Amazon sugli acquisti maggiormente effettuati nei CAP. Grazie a un’analisi predittiva, è possibile avere una mappatura dei prodotti che potrebbero essere ordinati. Amazon può così spedire quei prodotti negli Amazon Locker presenti in un determinato CAP. Nel frattempo il cliente riceverà una notifica che gli segnalerà che un prodotto che potrebbe essere di suo interesse è già vicino a casa sua, in un Amazon Locker. A questo punto, il cliente può decidere di ritirare o no il prodotto. Se il prodotto rimane nel locker, per evitare procedure di reso al Centro di Distribuzione principale e agevolarne l’acquisto, viene portato a un secondo locker posizionato in una zona con clientela simile. Il prodotto viene fatto circolare tra i locker fino a quando non viene acquistato. In questo modo Amazon non deve immobilizzare i propri capitali nella costruzione o nell’affitto di nuovi magazzini perchè i prodotti vengono dislocati sul territorio vicino ai consumatori.
Il progetto terzo classificato si chiama Amazon Buddy e sfrutta il crowdsourcing per scalare il sistema di condivisione di consegne. Amazon Buddy di fatto completa il sistema dei locker, facendoli diventare un punto di raccolta per un secondo tipo di corrieri. Essi hanno il compito di consegnare i pacchi dai lockers all’indirizzo specifico del cliente. Al momento dell’acquisto di un prodotto sul sito di Amazon, al consumatore sarà chiesto di scegliere se preferisce la consegna standard, il sistema Locker, o il nuovo sistema di Locker & Buddy. Nel terzo caso, il prodotto viene spedito da Amazon al locker più vicino, dove un corriere Buddy autorizzato porta a termine la consegna. Il cliente, una volta ricevuto il prodotto, conferma la ricezione scannerizzando il codice del prodotto e, per finire lascia un feedback sulla qualità del servizio del corriere Buddy.
Il team primo classificato ha vinto un viaggio a Seattle, nel quartier generale del colosso di Jeff Bezos, dove i componenti del team potranno visitare alcuni dei più innovativi centri di distribuzione del Gruppo.
«Puntiamo a offrire un’educazione non solo verticale, ma anche orizzontale e orientata allo sviluppo delle soft skill», ha commentato Alessandro Perego, professore del corso di Logistics Management del Politecnico di Milano. «Per questo siamo sempre in contatto con realtà come Amazon, che ci aiutano nel mettere a fuoco cosa vuole il mondo produttivo dai nostri laureati e cosa si aspettano i player più innovativi, in termini di competenze, nei prossimi dieci anni. I nostri laureati sono sempre stati apprezzati per la loro capacità analitica, ma possiamo migliorare, attivando più attività pratiche che aiutino i laureandi a mettere le mani sui problemi reali».