Il percorso di maturazione delle imprese verso una piena sostenibilità – incarnata dal paradigma ESG (Environmental, Social, Governance) – è ancora rallentato da una molteplicità di fattori, anche esterni al perimetro aziendale. Questa considerazione risulta tanto più vera quanto più l’impresa si configura come una grande azienda capo filiera, le cui attività sono supportate da una catena di fornitura complessa e articolata che molto spesso coinvolge le PMI. Da ciò deriva la necessità crescente per il capo filiera di disporre di una visione di insieme sempre aggiornata della sostenibilità della propria catena di fornitura.
Il white paper di Cefriel “Innovazione digitale per la sostenibilità nella filiera. Come valorizzare i dati ESG Digital Asset per monitorare la sostenibilità aziendale” esplora la relazione tra innovazione digitale e sostenibilità, delineando un approccio nel quale il digitale diviene fattore primario e abilitante per il monitoraggio della sostenibilità lungo la filiera.
Il contesto economico-normativo e la situazione interna alle aziende
Oggi la sostenibilità d’impresa rappresenta una delle tendenze più rilevanti nel contesto economico e normativo europeo. In estrema sintesi, sono tre le motivazioni che spingono le aziende a un’aumentata sensibilità verso il tema:
- crescente attenzione da parte dei consumatori al grado di sostenibilità dell’azienda e dei suoi prodotti;
- accesso al credito sempre più spesso legato a una valutazione del livello di sostenibilità dell’impresa;
- framework normativo europeo in evoluzione.
A seconda che l’azienda sia una PMI o una grande azienda a capo di una filiera complessa, le problematiche e le sfide derivanti dalla necessità crescente di monitorare in modo strutturato e continuativo la propria performance di sostenibilità sono differenti, ma strettamente correlate.
Le PMI si trovano spesso in difficoltà nell’individuare gli indicatori di performance da esporre in maniera conforme alla normativa e le corrispondenti fonti dati di partenza necessarie per alimentarli. Questo perché storicamente i sistemi informativi delle aziende si sono sviluppati secondo una logica “a silos”, per massimizzare il supporto fornito a una specifica area o linea di business (ad esempio: per le vendite, per le operation, per l’HR). Non c’è, di conseguenza, un modello dati “già pronto” per le informazioni di sostenibilità, e i dati molto spesso si raccolgono ancora al bisogno (quando richiesti da capo filiera o banche) e manualmente da diversi sistemi.
Per quanto riguarda l’azienda capo filiera, questa soffre di una problematica non indifferente, dovuta a un effetto domino. L’impresa capo filiera, infatti, è in difficoltà nel valutare la propria situazione di sostenibilità non avendo una visione di insieme aggiornata della sostenibilità (quindi dell’effettivo stato di resilienza) dei propri fornitori sulla base della quale governare il percorso di sostenibilità lungo la supply chain, indirizzandone alcune scelte e aree di miglioramento per ottenere una propria riduzione dei rischi.
Il digitale a sostegno della sostenibilità: la visione di Cefriel
In Cefriel riteniamo che il digitale debba soprattutto rappresentare l’elemento abilitante per accelerare e rendere misurabile (dunque monitorabile) la sostenibilità di un’azienda nelle sue dimensioni E, S e G, a beneficio sia dell’azienda stessa sia dell’ecosistema dei portatori di interesse con cui l’azienda interagisce.
In altri termini, in accordo con questa visione, essere sostenibili non significa soltanto rendicontare in un formato standard e “a consuntivo”, bensì poter agire in itinere, grazie ad azioni di monitoraggio svolte in accordo a driver sinergici sia di business sia di sostenibilità, su scala di medio-lungo periodo.
Nella visione di Cefriel, ciascun attore nella filiera dovrà ricoprire un ruolo specifico, in particolare:
- Le PMI dovranno trasformarsi sempre più in ESG Data Provider, mettendo a disposizione dei veri e propri ESG Data Asset (gemello digitale in ambito sostenibilità) per loro stesse e per abilitare una comunicazione continuativa che massimizzi la trasparenza verso gli stakeholder di riferimento (ad esempio: soggetti investitori, capo filiera);
- Le grandi imprese capo filiera, assieme a banche e soggetti investitori, dovranno trasformarsi sempre più in ESG Data Consumer capaci di analizzare, rileggere, governare in modo continuativo e incentivare il percorso di sostenibilità delle imprese che lavorano nella loro catena di fornitura, al fine di ottenere una riduzione complessiva dei propri rischi.
Dichiarazione non finanziaria, mettere nero su bianco le performance ambientali e sociali
In conclusione, affrontare un percorso di sostenibilità non significa (solo) redigere una dichiarazione non finanziaria per compliance, bensì creare delle capability sia lato capo filiera sia, per riflesso, lato fornitori, per consentire uno scambio regolamentato di dati real-time utile a monitorare in modo quantitativo il percorso di sostenibilità. Questo, proprio a partire direttamente dai dati custoditi nei propri silos informativi (“dati quasi pronti”, già raccolti per altri motivi e da valorizzare in ottica sostenibilità), con lo scopo di iniziare a condividere dati sulla sostenibilità per creare valore.