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Design to Operate, un approccio integrato per una supply chain agile e resiliente



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Il Design to Operate (D2O) è una strategia innovativa che aiuta le aziende a gestire il ciclo di vita dei prodotti in modo più efficace e sostenibile collegando digitalmente ogni fase. Stefano Volpato, Partner Regesta Tech, spiega in che modo si applica e quali benefici offre

Pubblicato il 31 lug 2024

Claudia Costa

Giornalista



Design to Operate
Immagine di Travel mania da Shutterstock

Al giorno d’oggi, non è affatto raro che una supply chain subisca interruzioni improvvise o modifiche repentine a causa di eventi imprevisti. Per sopravvivere e mantenere la competitività in questo scenario, le aziende – in particolare quelle del settore manifatturiero – devono essere in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e delle condizioni esterne. Il Design to Operate (D2O) è stato concepito da SAP proprio per rispondere all’esigenza di agire in modo agile e reattivo, grazie a una visibilità completa e integrata lungo l’intera filiera produttiva. Quali sono i vantaggi di questa strategia e come può essere applicata ai processi produttivi delle aziende?

Approfondiamo il tema con Stefano Volpato, partner Regesta TECH, società del Gruppo Regesta che insieme a Clarex (Gold partner SAP e Value Added Reseller) fornisce soluzioni di Smart Manufacturing e gestione del ciclo di vita dei prodotti.

Che cos’è il Design to Operate: i principi fondamentali

Per Design to Operate si intende un approccio che collega digitalmente tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto o di un asset: dalla progettazione alla produzione, fino alla logistica e alle operazioni. L’obiettivo è abbattere i silos di dati e informazioni per aiutare le aziende a ottenere più visibilità e agilità nella gestione della supply chain, migliorare l’efficienza dei processi di produzione e ottimizzare la gestione delle risorse, anche quelle umane. Ne consegue che l’adozione di tecnologie all’avanguardia e la corretta formazione degli addetti costituiscono due dei pilastri fondamentali.

«Il Design to Operate prende le mosse dalla fase di progettazione di un prodotto in funzione della futura produzione per arrivare alla fase di consegna al cliente. Ciò implica la necessità di monitorare diversi aspetti lungo la supply chain e si allinea perfettamente con la suite di soluzioni che offriamo alle aziende per la gestione dei dati di prodotto – ci ha riferito Stefano Volpato – Non ci sostituiamo agli ingegneri nel lavoro tecnico di progettazione, ma offriamo soluzioni per rendere gestibile e controllabile ogni aspetto del ciclo di vita di un prodotto, garantendo che sia conforme alle normative di compliance vigenti e in un’ottica di maggiore consapevolezza a tutti i livelli, anche quelli ambientali e di sostenibilità».

Who's Who

Stefano Volpato

Partner Regesta TECH

Stefano Volpato

Supply chain, un approccio integrato dalla progettazione alla logistica

Per garantire una visibilità costante e in tempo reale lungo tutto il product life-cycle, la supply chain deve essere non solo end-to-end, ma connessa e interoperabile. Ciò richiede il monitoraggio delle informazioni che accompagnano il processo che si snoda dalla produzione alla consegna del prodotto.

A tal proposito, Volpato ha osservato che «Grazie all’Internet of Things, portiamo valore aggiunto al cliente gestendo e tracciando tutte le informazioni legate al prodotto e al processo produttivo, il che ci permette di intervenire preventivamente sugli aspetti manutentivi e di creare prodotti interconnessi a cui possiamo agganciare servizi aggiuntivi. Impieghiamo tecnologie avanzate come Intelligenza artificiale e Cloud per trasformare i prodotti, efficientare i processi, creare nuovi servizi correlati, mettendo a disposizione una straordinaria quantità di dati sui quali lavorare per migliorare ulteriormente la qualità dei prodotti e ottimizzare le risorse produttive».

Abbattere i silos di dati e informazioni per garantire sicurezza e sostenibilità

Si tratta di informazioni che riguardano la conformità del prodotto alle normative di sicurezza e alle regolamentazioni ambientali, come la sicurezza sul posto di lavoro e lo smaltimento delle merci pericolose. Ad essere monitorati sono anche gli aspetti economici e finanziari, nonché l’impronta ecologica del prodotto, utile a redigere il bilancio di sostenibilità. «Infatti – ha proseguito Volpato – durante il ciclo di vita del prodotto, raccogliamo tutte le informazioni necessarie a misurare e verificare gli effetti di ogni evoluzione e a rendicontarla».

Inoltre, il D2O consente di allineare le attività della supply chain alla sostenibilità aiutando le aziende a raggiungere gli obiettivi ambientali, sociali e di governance (ESG). Si parte dal design di prodotti riciclabili e con materiali a basso impatto ambientale per passare alla pianificazione di metodi per ridurre le emissioni, produrre in modo più etico, supportare l’economia circolare. Si arriva alla produzione con il minimo dello spreco e dell’impatto ambientale, sia per quanto riguarda il prodotto finito, sia per eventuali semilavorati. Infine, si tratta di ottimizzare i processi logistici per ridurre le emissioni di CO2 e garantire il funzionamento di apparecchiature e strumenti in modo sicuro ed efficiente dal punto di vista energetico e ambientale.

Come implementare il Design to Operate: il ruolo del digitale e delle competenze

Per implementare in modo efficace il Design to Operate occorre aver digitalizzato prodotto e processo. «Digitalizzare – ha sottolineato Volpato – significa avere accesso a informazioni dettagliate fin dalla fase di progettazione, che permettono al prodotto di evolvere durante il suo ciclo di vita fino allo smaltimento. Solo digitalizzando ogni componente si ottiene una visione chiara e continua di ciò che è stato prodotto e di come migliorare i processi. Ciò favorisce la sostenibilità, e permette anche di generare miglioramenti nel processo che possono avere ricadute positive sul prodotto».

Volpato ha poi spiegato che le figure professionali coinvolte nell’approccio Design to Operate riguardano tutti gli stakeholder principali di un’azienda: dal settore tecnico a quello produttivo, ma anche il marketing, poiché la progettazione di un prodotto deve rispettare le logiche di mercato e le esigenze dei clienti. Quando poi si considera la catena di fornitura, gli attori coinvolti vanno oltre i confini dell’azienda, includendo fornitori e processi logistici per la consegna del prodotto. «In un mercato sempre più interconnesso, tutti gli attori che partecipano alla catena del valore del prodotto contribuiscono in modo significativo al D2O, aggiungendo valore in ogni fase» ha affermato Volpato.

Il D20 apre le porte a rendicontazione sostenibile e servitizzazione

«Mettere in piedi il processo di gestione delle informazioni per adottare il Design to Operate non costituisce più solo un vantaggio competitivo, ma una necessità per rimanere sul mercato», ha continuato Volpato. Questo modus operandi garantisce una gestione continua, aggiornata e migliorata delle informazioni sul prodotto, che poi è il prerequisito per soddisfare le crescenti esigenze di impatto, con la possibilità di redigere bilanci di sostenibilità completi e accurati.

Inoltre, questo metodo offre alle aziende la flessibilità di adattarsi a nuovi modelli di business come quelli che prevedono il passaggio dalla vendita di macchinari al noleggio, offrendo servizi aggiuntivi e migliorando la propria proposta di valore. A tal proposito, è cruciale disporre di un processo digitalizzato che consenta di monitorare e gestire i macchinari in modo proattivo, riducendo i tempi di inattività e ottimizzando la manutenzione, oltre che quantificare il valore del processo di trasformazione del business all’as-a-service, garantendo un ritorno economico e quindi, la sostenibilità aziendale.

«Se digitalizzare e monitorare costantemente il processo produttivo apporta benefici in qualsiasi settore poiché permette di intervenire tempestivamente per scongiurare la produzione di lotti difettosi ed efficientare l’intero processo, il manifatturiero discreto è quello che sperimenta i vantaggi più consistenti» ha osservato Volpato.

Intelligenza artificiale, il potenziale per pianificazione e logistica

Per gestire le informazioni Clarex si avvale di diverse tecnologie, che possono essere proprietarie – in qualità di Gold Partner SAP – oppure open source che sempre più vengono implementate in ambienti private cloud e public cloud. Inoltre, integra algoritmi di AI e Machine Learning, per migliorare ulteriormente i processi e offrire soluzioni sempre più efficienti e innovative.

«Attualmente – ha dichiarato Volpato – ci troviamo nelle fasi iniziali di adozione dell’intelligenza artificiale e un’attenzione particolare è quella riservata alla pianificazione della produzione e alle operazioni logistiche. Questi processi sono tra i meglio documentati all’interno delle aziende, rendendo l’AI – che ha bisogno di tantissime informazioni per essere istruita – particolarmente efficace. Per fare un esempio, l’AI può determinare la migliore allocazione delle risorse tra diversi impianti produttivi, riducendo i colli di bottiglia e massimizzando l’efficienza economica» ha concluso Volpato.

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