Cresce la necessità di adottare nuove strategie per mitigare le conseguenze legate alla crisi della Supply Chain – pandemia, conflitto Russia-Ucraina, aumento del costo dell’energia, inflazione, per citare i principali -.
Tre strategie contro la crisi della Supply Chain
Due terzi delle grandi aziende (66%) a livello mondiale ha dichiarato di mantenere un livello più elevato di scorte rispetto al periodo pre-Covid e quasi una su cinque ha ora un livello ‘significativamente più elevato’ di scorte. A ulteriore riprova dell’impatto che stanno avendo i colli di bottiglia delle catene di fornitura, sette intervistati su dieci (70%) hanno affermato di avere aumentato il numero di fornitori di materiali/prodotti per cercare di ovviare alle attuali criticità. Inoltre, circa i tre quarti (72%) del campione dichiara di avere aumentato i volumi di materiali/prodotti ordinati da fornitori locali a causa di queste difficoltà.
A metterlo nero su bianco la ricerca portata avanti da IFS, società che sviluppa e commercializza software cloud, che ha coinvolto quasi 1500 senior manager, attivi in grandi aziende in Europa, USA ed Emirati Arabi Uniti.
Queste strategie però, se da un lato offrono un modo per rispondere alla crisi della logistica, dall’altro possono generare diversi ordini di problemi, per esempio quelli legati alla sostenibilità finanziaria di esse stesse. “Le grandi aziende rischiano di dover affrontare costi molto più elevati o di dover risolvere altri problemi finanziari a seguito delle misure adottate per far fronte alle interruzioni delle catene delle forniture. Rilocalizzare la catena di fornitura comporta spesso investimenti in materie prime o componenti più costosi, soprattutto ora con l’inflazione galoppante, mentre avere più scorte in magazzino significa bloccare somme ingenti che potrebbero essere investite per sviluppare l’attività”, ha commentato Maggie Slowic, Global Industry Director for Manufacturing di IFS.
Un’economia circolare per abbattere gli sprechi della Supply Chain
Attenzione, fanno notare i ricercatori, globalmente, queste misure innovative possono potenzialmente anche accrescere le complessità e causare più sprechi nella Supply Chain, in un momento in cui l’inasprimento delle normative e la necessità di sfruttare i molteplici benefici dell’economia circolare rendono più complessa la gestione della catena delle forniture. Sebbene infatti sia positivo che il 93% del campione affermi che la propria azienda ha adottato l’economia circolare o intende farlo in futuro, tuttavia lo studio evidenzia come molte aziende hanno difficoltà a realizzare gli obiettivi e circa il 60% dichiara di non averli ancora raggiunti o di essere in fase di elaborazione, di non averli ancora programmati o di averne interrotto il perseguimento. Nonostante i considerevoli benefici dell’economia circolare, la necessità di adottarla può infatti causare notevoli difficoltà alle grandi aziende i cui impianti e processi non sono pronti per gestire la riduzione degli sprechi e il riuso e riciclo dei materiali.
La mancanza di talenti, un ostacolo alla ripartenza
La mancanza di talenti è un altro degli aspetti che va ad incidere ulteriormente sulle prospettive future delle aziende. Il 65% degli intervistati dichiara che la propria azienda ha difficoltà a coprire le posizioni aperte (soprattutto per la penuria di candidati qualificati e di professionalità esperte) e il 39% ritiene che i problemi dovuti alla carenza di personale qualificato si protrarranno anche nel 2023 per la propria azienda.
Dalla tecnologia una via per superare la crisi della Supply Chain
“Le aziende devono subito trovare una soluzione per gestire questi effetti dirompenti sul loro business, accentuati dalla crescente volatilità dei prezzi, effettuare la transizione verso l’economia circolare e affrontare le attuali criticità delle catene di fornitura. Gestire tutte queste complessità, soprattutto in un momento in cui scarseggiano le competenze, richiederà di investire in tecnologie che offrano l’agilità e la tempestività necessarie per comprendere e prevedere meglio la domanda. Per risolvere questo problema in maniera efficiente e vantaggiosa, dovranno posizionarsi in modo tale da non accontentarsi di sopravvivere ma di proiettarsi verso un futuro prospero”, conclude Maggie Slowic.