Era il 3 aprile del 1973 quando, negli Stati Uniti, le principali aziende nel settore dei beni di largo consumo decisero di introdurre il codice a barre GS1 e utilizzarlo come unico standard per l’identificazione dei prodotti. Nel 1975 anche l’Europa adottò un sistema analogo, aggiungendo una tredicesima cifra per garantire un’identificazione su scala globale.
Quest’anno il barcode compie 50 anni, e non si può di certo non essere d’accordo sul fatto che abbia rappresentato una vera rivoluzione nel modo di vendere e fare acquisti. Un’invenzione che ancora oggi continua a evolversi sviluppando nuove funzionalità. Del resto, gli obiettivi dietro il brevetto erano principalmente due: velocizzare i pagamenti e ottimizzare la marcatura dei prodotti.
A partire dal 1983, grazie alla dirompente diffusione di varie tipologie di codici, l’utilizzo dello standard si estende dai supermercati all’intero processo logistico.
Come funziona un codice a barre e quanto è diffuso in Italia
Il funzionamento di un barcode è, infatti, molto semplice: l’etichetta scansionabile composta da tante piccole barre nere e da un insieme di numeri presenti nella parte inferiore collega un prodotto fisico a informazioni digitali che viaggiano senza ostacoli lungo tutta la Supply Chain.
Per farci un’idea in numeri, il codice a barre GS1 è oggi presente su oltre 1 miliardo di prodotti, scansionati ogni giorno miliardi di volte. Solo in Italia, supermercati, ipermercati e punti vendita a libero servizio ogni anno vendono circa 350mila prodotti di largo consumo confezionati con codice a barre GS1 che passano in cassa 30,2 miliardi di volte generando 2,7 miliardi di scontrini.
Tanto forte è stato l’impatto rivoluzionario generato da questa invenzione che, non a caso, la BBC ha inserito il codice a barre tra le “50 cose che hanno reso globale l’economia”.
Step evolutivi del barcode
Ma come abbiamo detto, il codice a barre continua a evolversi, e i QR Code bidimensionali ne sono una prova. Questi, infatti, sono in grado di contenere quantità senza precedenti di dati affidabili per le aziende, per le autorità di regolamentazione, per i consumatori e per i pazienti, offrendo molto di più che semplici link a pagine web.
Possono raccontare la “storia” di un prodotto, la sua provenienza, la presenza di allergeni, la certificazione biologica, le modalità di riciclo e la sua impronta ambientale, raggiungendo un nuovo livello di trasparenza che aiuta le persone a prendere decisioni sempre più consapevoli su ciò che acquistano e utilizzano.
Codici 2D: la nuova dimensione dei codici a barre
Ma il percorso di trasformazione di questa tecnologia non si ferma qui. Per dare inizio alla nuova rivoluzione del codice a barre, GS1 – l’organizzazione no profit che sviluppa gli standard globali come il barcode GS1 e che è presente in 116 paesi – dalla fine del 2020 è impegnata a costruire una rete di player per diffondere i barcode di nuova generazione in tutto il mondo, coinvolgendo i principali attori del settore retail.
«Dobbiamo replicare la visione ambiziosa dei leader che nel 1973 si unirono per il bene comune. Se passiamo tutti a una nuova generazione di codici a barre standard GS1, metteremo la tecnologia al servizio di un commercio più efficiente, di acquisti più sostenibili da parte dei consumatori e della sicurezza dei pazienti» afferma Francesco Pugliese, Presidente di GS1 Italy.
Who's Who
Francesco Pugliese
Presidente di GS1 Italy
GS1 Digital Link
Il GS1 Digital Link definisce una nuova struttura standard di informazioni in un QR code per connettere i consumatori a tutte le informazioni di prodotto: dagli ingredienti alle indicazioni di riciclabilità, fino a offerte, valutazioni degli utenti, contenuti social e avvisi di richiamo.
Si tratta di un indirizzo web che abilita collegamenti Internet a tutti i tipi di informazioni – B2B, B2C, di marketing (valori, qualità ingredienti, sostenibilità) o di servizio (fattori nutrizionali, tracciabilità, etichetta ambientale).
Rappresentato da un normale QR code, scansionabile con lo smartphone, il GS1 Digital Link può anche essere usato per realizzare azioni più sostenibili, come contribuire alla riduzione degli sprechi, soprattutto alimentari, codificando la data di scadenza e abilitando in questo modo promozioni e incentivi per l’acquisto di prodotti vicini alla loro scadenza, e nell’economia circolare, per fornire informazioni dettagliate sulla riciclabilità di prodotti e confezioni e consigli per il loro riuso o corretto conferimento.