Ormai è chiaro che la digitalizzazione non rappresenta più un’opzione di cui avvalersi, ma un obbligo a cui adeguarsi. Nessuno escluso: dalla Pubblica Amministrazione alle imprese fino ai singoli cittadini.
Ciò su cui si può discutere, semmai, è la velocità con cui si realizzerà il passaggio dall’analogico al digitale pervasivo. Le norme, che abbracciano via via nuove aree da digitalizzare, forniscono, comunque, un valido riferimento, soprattutto per il nostro Paese, che stenta ad appropriarsi spontaneamente dell’innovazione, in particolare di quella digitale.
Le professioni giuridiche d’impresa – avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro – vicine più di altre al sistema produttivo, stentano, esse stesse, a interiorizzare nuovi paradigmi di business e organizzativi, da trasferire anche a livello culturale alla clientela aziendale. Poco meno di un terzo di questi professionisti rappresenta l’avanguardia che ha saputo cavalcare la tecnologia per proporsi con nuovi servizi ed elevati livelli di efficienza interna nella gestione delle attività tradizionali, sempre più oggetto di una riduzione della marginalità.
Il mondo dell’impresa chiede nuovi apporti alle professioni, che devono sempre più fornire servizi in grado di incidere sul conto economico delle imprese e non solamente far fronte agli obblighi di legge. Pur necessari, questi ultimi, infatti, non aiutano l’imprenditore a pagare gli stipendi dei dipendenti.
Il 7 luglio partirà la quarta edizione dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale, proprio con l’intento di fornire nuove indicazioni sulle tendenze in atto tra gli studi professionali. Dopo aver esaminato nelle scorse edizioni lo status quo, individuato i trend evolutivi e segmentato gli studi in relazione ai loro comportamenti, adesso è la volta dei temi che possono aiutare gli studi a ‘fare la differenza’.
Verranno, perciò, presi in esami tre temi principali, con l’intento di rispondere ad alcune precise domande. Innanzitutto il Cloud Computing per cui si cercherà di comprendere quali sono le norme che oggi lo regolano il cloud computing, quali le accortezze da utilizzare con la sua adozione, come cambia l’organizzazione dello studio, quali modelli sono adatti a uno studio professionale, quali sono e quanto valgono i benefici economico-finanziari per uno studio che usa il cloud. Il secondo tema si riferisce a smart data e analytics: la nuova frontiera dei servizi digitali, che supera il concetto fisico del documento ma che si concentra sulla parte importante in esso contenuta: i dati. In particolare sarà oggetto d’analisi cosa significa per uno studio elaborare una strategia basata sugli smart data, quali strumenti occorrono, come individuare i dati smart, quali competenze e che benefici ci si può attendere. Infine c’è l’ambito delle competenze digitali, che punterà l’attenzione su quali competenze occorre sviluppare per gestire flussi di lavoro e l’organizzazione sempre più digitale e su quali sono le competenze utili a poter erogare servizi sempre più digital-based.
Il percorso sarà accompagnato dai sostenitori che da anni credono in questa iniziativa: i consigli nazionali, le loro fondazioni studi, il mondo associativo, i vendor di soluzioni tecnologiche e le aziende di servizi, i professionisti che, sempre più numerosi, ci seguono con interesse e forniscono il loro apporto di ‘vita vissuta’. Oltre ai due eventi finali, alcuni appuntamenti intermedi consentiranno di confrontarsi sui temi della ricerca, incontrare esperti e ascoltare la storia di studi che hanno qualcosa di distintivo da comunicare.
Per informazioni sulle modalità di adesione e partecipazione: claudio.rorato@polimi.it elisa.santorsola@osservatori.net annalaura.tosolini@polimi.it