Analisi e ricerche

Supply Chain, gestire i rischi per ridurre l’incertezza: tutti d’accordo, ma pochi mettono in pratica

Il 90% delle imprese non fa una risk analysis in caso di esternalizzazione della produzione, il 66% non fa ricadere la logistica tra le aree di competenza dei risk manager. Queste alcune conclusioni di una ricerca della Tennessee University, che suggerisce tre elementi per impostare un piano in questo campo

Pubblicato il 14 Ott 2015

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Negli ultimi dieci anni, moltissime aziende industriali hanno dovuto affrontare sfide cruciali nell’ambito del Supply Chain Management. Se un tempo i processi collegati alla catena logistica potevano essere gestiti “con il pilota automatico”, oggi per diversi motivi – basti pensare alle oscillazioni economiche che hanno interessato sia i mercati globali che quelli interni – non è più così.

Per valutare lo stato della gestione del rischio nella supply chain, un gruppo di ricerca della Tennessee University ha condotto un’indagine, intervistando oltre 150 manager di supply chain provenienti da aziende di diversi settori, compresi rivenditori, produttori e fornitori di servizi.

Alcuni risultati sono stati sorprendenti, come dimostrato dal report di ricerca, “Managing Risk in the Global Supply Chain”, sponsorizzato da UPS Capital. Ad esempio, nonostante le sfide senza precedenti, sembra che molti supply chain manager abbiano fatto ben poco per gestire formalmente i rischi della supply chain. In particolare:

  • Nessuno degli intervistati ha richiesto il supporto di esperti esterni all’azienda per condurre una valutazione del rischio per le loro supply chain.
  • Il 90% delle imprese non prevede di quantificare il rischio in caso di esternalizzazione della produzione.
  • Il 66% degli intervistati ha dichiarato di avere, all’interno della propria azienda, dei Risk Manager, ma nessuna di queste figure si concentra sui rischi legati alla supply chain.
  • Il 100% dei supply chain manager definisce le assicurazioni come uno strumento di mitigazione del rischio molto efficace, ma sostiene che occuparsene non rientra nelle loro competenze.

Un intervistato ha rivelato: «Francamente il mio capo non mi chiede di controllare i rischi. La gestione del rischio è la cosa giusta da fare, ma non siamo pagati per farlo». Forse è proprio questo il centro della questione: pochi dirigenti sono ricompensati o incentivati per affrontare, giorno per giorno la gestione rigorosa dei rischi.

A causa della sua natura globale e dell’impatto sistemico che ha sulle performance finanziarie dell’impresa, la supply chain deve affrontare maggiori rischi rispetto ad altre aree della società. Infatti, il rischio è parte della vita per tutti i professionisti della supply chain, che si tratti di affrontare le sfide sulla qualità, le difficoltà di approvvigionamento, le questioni legali, problemi di sicurezza, la compliance con le normative, i disastri naturali o il terrorismo.

Le aziende con supply chain internazionali sono esposte ad ulteriori rischi, tra cui: tempi di consegna più lunghi, interruzioni delle forniture, normative straniere, congestione delle merci nei porti e alle dogane, instabilità politica e/o economica nei paesi di origine delle materie prime, cambiamenti dell’economia, ad esempio i tassi di cambio, fallimenti dei fornitori.

L’ambito e la portata della supply chain richiederebbe un processo formale e documentato di gestione del rischio; ma senza una crisi a motivarne l’azione, la gestione del rischio finisce spesso in fondo alla lista delle priorità.

Tre punti per cominciare

Il rischio non può essere eliminato, ma può essere gestito. L’implementazione del piano di risk management può diventare un vero vantaggio competitivo, perché sono poche le aziende che implementano una strategia formale di questo genere. Il tema è complesso, ma un punto di partenza è l’analisi delle tre principali fasi di un processo di gestione del rischi:

  • Identificazione: analizzare e documentare i processi di gestione del rischio permette di identificare le lacune più comuni.
  • Priorità: dopo aver esaminato le lacune più comuni, è opportuno dettagliare in ordine di priorità i rischi più urgenti per il business. Dopo tutto, la realtà è che nessuna azienda ha abbastanza risorse per mitigare tutti i rischi che corre.
  • Mitigazione: questa è la parte più critica del processo di risk management, e si divide in due parti. La prima si concentra sulle strategie più comuni utilizzate per limitare i rischi per la supply chain e sulla loro applicazione. La seconda si concentra sulla traduzione in misure concrete, come l’assicurazione: può essere uno strumento strategico di mitigazione dei rischi, che anche l’indagine citata indica il migliore per un approccio corretto, ma che spesso vengono trascurate o sottoutilizzate.

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