Domande & risposte

Superare i preconcetti che ritardano l’adozione dell’eProcurement

Diversi falsi miti pongono serie barriere a chi cerca di portare l’eProcurement nelle organizzazioni pubbliche. Ecco i più diffusi e come superarli

Pubblicato il 19 Set 2012

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L’eProcurement nella Pubblica Amministrazione? Sta crescendo, riscuote interesse, ma non è entrato ancora perfettamente nelle corde di chi poi dovrà gestirlo e adottarlo.

Nel corso delle analisi che la School of Management del Politecnico di Milano realizza con regolarità, emergono spesso dei preconcetti nei confronti dell’eProcurement, spesso dei falsi miti che minano però un’adozione pervasiva di questa tecnologia. Vediamo quali sono.

“La tecnologia sul mercato non adeguata alle nostre esigenze”

Questa argomentazione ricorre soprattutto nei casi di esperienze negative con strumenti elettronici adottati in progetti sperimentali. In realtà, sul mercato esistono numerosi strumenti in grado di rispondere alle esigenze degli utenti, pienamente rispondenti alle normative e in grado di supportare una o più fasi del processo di acquisto.

“I tool di eProcurement non risultano integrabili con i nostri sistemi”

Quest’osservazione da un lato è positiva, perché perlomeno il management ha dimostrato un approccio consapevole all’eProcurement. Va altresì detto che gli strumenti di eProcurement possono portare a importanti cambiamenti organizzativi, introducendo nuovi modi di lavorare, nuovi modi di gestire i processi e nuove modalità di rapportarsi ai fornitori e agli utenti interni.

L’efficacia di questi cambiamenti non dipende in genere dalla tecnologia usata, ma molto di più dalla capacità dell’organizzazione di abituarsi ai nuovi strumenti: è molto importante, quindi, iniziare il processo di cambiamento al più presto per superare le inevitabili resistenze e inerzie. Una volta superata la discontinuità iniziale è poi abbastanza semplice supportare l’integrazione ed adeguare le piattaforme per l’integrazione.

“La normativa non è chiara e ci sono molti elementi interpretativi”

La parte normativa è molto importante, soprattutto per gli enti pubblici. Va detto però che le tantissime esperienze di successo di enti che usano abitualmente l’eProcurement dimostrano come questa barriera sia in realtà un “non problema”.

Inoltre, l’eProcurement è ormai una strada segnata di sviluppo della PA, come del resto testimoniato dal dibattito sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione. Certo è che alcuni elementi interpretativi e il ritardo nell’emanazione delle normative può contribuire a frenare il processo.

“Non abbiamo il tempo per implementare l’eProcurement: non sappiamo come usarlo e le persone sono contrarie”

In questi casi, le barriere sonno rappresentate da come viene percepito l’eProcurement tra chi è chiamato a gestire gli acquisti. Come per l’introduzione di qualsiasi innovazione, occorre dimostrare di voler acquisire le competenze necessarie per capire e usare correttamente i nuovi strumenti. Per uscire dall’impasse, bisogna attribuire un livello alto di priorità all’eProcurement. La mancanza di convinzione nell’uso di questi strumenti non permette di raggiunger ei benefici che questi tool assicurano.

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