La fattura elettronica è parte di una riforma che non è la riforma (solo) della Pubblica Amministrazione, ma è la riforma dello Stato, come aveva detto Francesco Caio (ex commissario all’Agenda digitale). Cioè dell’Italia tutta, aziende comprese.
È in questo ambito, più grande e ambizioso, che va inquadrata la rivoluzione del 6 giugno la quale – ricordiamolo – sarà completa solo il 31 marzo 2015, secondo il recente Decreto Irpef. In quella data infatti anche le Pubbliche Amministrazioni locali saranno obbligate ad accettare fatture solo in formato elettronico. Comunque, l’obbligo che riguarda dal 6 giugno 2014 le PA centrali resta il primo tassello di forte discontinuità nel programma dell’Agenda digitale. È infatti il primo grande “switch off” dell’analogico in favore di un modo diverso – digitale – di fare le cose.
E non è un caso che Francesco Caio e la sua Unità di missione, durante il precedente Governo, abbiano scelto di partire dalla fattura elettronica per avviare l’Agenda digitale. Certo, c’è prima di tutto un motivo pratico: è il tassello dell’Agenda dove le cose erano in uno stato più avanzato, visto che l’obbligo alla fattura elettronica era già indicato dalla Finanziaria 2008. Si è perso tanto tempo, poi, per arrivare alla svolta del decreto attuativo di aprile 2013. Dopo, si è cominciato a correre per prepararsi alla scadenza di giugno 2014 e l’Unità di Missione si è occupata – collaborando con l’Agenzia per l’Italia digitale, le amministrazioni e le aziende – perché l’obiettivo venisse centrato senza traumi nè proroghe.
C’è però anche un altro motivo per cui la Presidenza del Consiglio ha deciso, con Caio, di considerare la fatturazione uno dei tre tasselli con cui avviare l’Agenda (insieme con l’Anagrafe nazionale della popolazione residente e l’identità digitale, cose che però vedremo in azione l’anno prossimo). E il motivo è che la fatturazione ha una doppia valenza rivoluzionaria: mentre ammoderna le PA, costringendole ad accettare il digitale, dà uno sprone alle aziende per fare lo stesso. E quindi diventare più competitive, abbracciando – dopo questo primo stimolo – il digitale in tutto il proprio sistema di business.
A ricordarci questa valenza profonda della fatturazione elettronica è la persona che più di altre ne è stata responsabile, all’interno dell’Unità di Missione: Anna Pia Sassano, che da questo mese ha lasciato un ruolo in Agenzia delle Entrate per entrare in Poste Italiane (seguendo Caio, che ne è diventato l’amministratore delegato). «Lascio l’Agenzia delle Entrate e vorrei che il mio testamento professionale, per tutto quello che ho fatto sulla fatturazione, fosse questo. Che la svolta del 6 giugno non è pensata tanto per la Pubblica Amministrazione, quanto per trasformare le aziende italiane. Per renderle competitive alla stregua delle altre europee, grazie al digitale», ha commentato. Non diventano più competitive solo perché risparmiano, grazie alla fattura elettronica; ma anche perché possono cominciare da qui un percorso di evoluzione che le può portare a adottare strumenti tecnologici con cui lavorare meglio. Magari a partire proprio da quelli a valore aggiunto che banche e vendor IT cominciano a sfornare in abbinamento ai software per la stessa fatturazione elettronica. Per esempio, servizi per una gestione finanziaria semplificata e più efficiente; facilitata per altro dalla forma elettronica, invece che cartacea, delle fatture.
Anche la portata della novità per la Pubblica Amministrazione rischia di essere sottovalutata. Non ci sono in ballo solo risparmi. La fattura elettronica è un tassello di un piano che porterà lo Stato italiano verso un vero e proprio controllo di gestione di tutte le spese. Un monitoraggio attento e puntuale (mensile, invece che annuale come avviene ora) di quanto spendono le singole PA e dei motivi della spesa. La Ragioneria Generale dello Stato può in questo modo anche capire quali sono le PA che pagano in ritardo i fornitori: ecco un altro vantaggio che torna a favore delle aziende.
Insomma, il cerchio dal pubblico al privato si chiude: la fattura elettronica cambia molte cose, profondamente, con vantaggi a cascata per tutto il sistema Paese. Purché non ci si fermi qui, però, e a questa grande discontinuità ne seguano altre. Tutte quelle previste dall’Agenda digitale. E non solo a forza di norme switch off, ma anche preoccupandosi di accompagnare le aziende verso il matrimonio profondo con il digitale.