Che il potenziamento degli strumenti digitali e dei processi di automazione nell’ambito del procurement apporti grandi benefici alle imprese è un dato di fatto. Riuscire a quantificare questi benefici, però, è stato finora un esercizio non sempre agevole. La loro diffusione a livello internazionale permette finalmente di costruire le prime stime sull’effettivo ritorno generato dall’implementazione delle nuove tecnologie. Secondo uno studio realizzato da The Hackett Group, per esempio, le organizzazioni che li hanno implementati hanno ottenuto un ROI più che doppio, con la contrazione del 18% dei costi operativi rispetto a chi sfrutta ancora processi tradizionali, riuscendo a diminuire del 28% le risorse umane impiegate nelle attività routinarie e a indirizzarle su attività a maggior valore.
«La tecnologia ha giocato per anni un ruolo fondamentale nell’aiutare le aziende più innovative a standardizzare, semplificare e appianare le operation, ma oggi chi ha già adottato questo approccio deve focalizzarsi ancora di più sulle opportunità offerte dall’eProcurement per mantenere alte le performance e, di conseguenza, il vantaggio competitivo», spiega Chris Sawchuk, Global Procurement Advisory Practice Leader della società di consulenza. «Questo significa comprendere che il Cloud, il Mobile e le altre piattaforme per lo sviluppo del business digitale sono in grado di trasformare letteralmente le funzioni di scouting e acquisti, a partire dalla capacità di fare previsioni accurate e di pianificare in maniera più efficace la collaborazione con i fornitori, migliorando sensibilmente l’esperienza per i clienti».
Le nuove metriche da seguire per un eProcurement di successo
La ricerca di The Hackett Group ha evidenziato che i risultati migliori si ottengono laddove, rispetto all’organizzazione delle attività di procurement, si riscontra la presenza di cinque strategie: oltre ovviamente a un piano già avviato di digital transformation, si parla di riallocazione dello staff da compiti meramente transazionali ad attività capaci di generare vero valore per il business, di processi decisionali basati sull’analisi dei dati, di adozione di servizi disegnati e distribuiti in funzione delle reali esigenze di clienti e stakeholder e di nuove competenze da assegnare ai responsabili degli acquisti.
«Nel giro di un paio d’anni, abbiamo assistito al balzo di molte organizzazioni verso il perfezionamento dell’offerta di una completa esperienza digitale, dal paperless allo smart working», aggiunge Robert Derocher, Sourcing and Procurement Practice Leader di The Hackett Group. «Questo grazie all’implementazione soprattutto di strumenti in Cloud, che abilitano nuove capacità in grado a loro volta di fornire alle aziende l’agilità ormai indispensabile per interagire con i clienti e con il mercato in generale».
Cosa si intende per agilità? Nel report si parla di costi ridotti del 18% rispetto alla manodopera che serve a portare a termine i task a fronte di un aumento del 13% della spesa in outsourcing. Un indirizzo che porta le imprese più tecnologicamente avanzate a ottenere un rapporto del payback sugli investimenti pari a 9,5, contro il 4,6 riscontrato nelle organizzazioni di stampo più tradizionale. Si tratta in altre parole di sforzi che implicano un aumento della spesa in tecnologia del 23% per risorsa, che però si traducono in un abbattimento del 71% dei costi relativi. L’utilizzo di applicazioni e infrastrutture Cloud-based e sistemi di pagamento P2P permette infatti di traghettare nel modo più veloce possibile collaboratori, clienti e stakeholder verso nuovi modelli di business e nuove modalità di fruizione dei servizi, senza contare un indotto di assoluto rilievo: lo scambio di dati e la condivisione di attività sulle piattaforme digitali aum
enta esponenzialmente expertise, conoscenza del mercato e relazioni con le terze parti, rendendo l’organizzazione pronta ad anticipare e a rispondere con efficacia e tempestività a emergenze e bisogni critici del business.
Infatti secondo The Hackett Group le transazioni che – specialmente rispetto alle quantità e alle caratteristiche degli ordini e al pricing – richiedono interventi correttivi sono dalle due alle tre vole meno numerose nel momento in cui si è adottata in modo sistematico una strategia digitale. Un vantaggio che, a seconda delle dimensioni delle aziende, può tradursi nel tempo in risparmi per milioni di dollari. C’è infine un importante effetto secondario. Le imprese che più hanno investito nelle nuove tecnologie sono quelle che meglio riescono a trattenere i talenti: con turnover mediamente più bassi del 50%, grazie al digitale produrre meglio significa anche lavorare con maggiore soddisfazione.