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Deloitte, per CPO ambiziosi occorrono più talenti e innovazione

I Responsabili Acquisti sono un importante sostegno per la crescita dell’organizzazione e hanno un ruolo chiave nella strategia digitale dell’impresa. Gli Analytics rappresentano la tecnologia di maggiore impatto per i prossimi due anni, ma cloud, cybersecurity e automazione sono il futuro prossimo: per il salto di qualità servono più competenze digitali e manageriali. Il punto del Global CPO Survey 2017

Pubblicato il 23 Feb 2017

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Continuare a crescere riducendo i costi e facendo leva sull’innovazione digitale: questo l’imperativo dei Chief Procurement Officer globali così come emerso dal sesto rapporto annuale di Deloitte “Global CPO Survey 2017”, che ha coinvolto un campione di Responsabili Acquisiti di aziende in area Emea (280), Nord America (109), Asia-Pacifico (67) e Sud America (22).

Le organizzazioni puntano a obiettivi sempre più ambiziosi, ma il ritmo del cambiamento è veloce e il contesto economico e finanziario resta incerto; le strategie difensive messe in atto dai Chief Financial Officers esigono un taglio dei costi rapido, continuativo e in parallelo con una rinnovata attenzione al rischio legato al procurement. “Siamo ora certi che il modello operativo tradizionale del Procurement debba cambiare“, si legge nello studio.


L’innovazione digitale sempre più diffusa è la prima spinta al cambiamento mentre l’obiettivo numero uno, come l’anno scorso, è la riduzione dei costi, priorità di business per il 79% dei CPO. La gestione dei rischi sale al secondo posto (57%), seguita dall’introduzione di nuovi prodotti/servizi o espansione su nuovi mercati (52%) e dall’aumento del cash flow (48%). Il 75% dei CPO dice di avere il supporto del top management nelle proprie strategie, tuttavia il 60% pensa anche che il proprio team non abbia le competenze necessarie per eseguire in modo corretto la strategia per gli acquisti. Del resto, il 25% dei CPO spende meno dell’1% del budget in formazione.


La carenza dei talenti necessari è uno dei temi chiave del report di quest’anno in quanto rappresenta un ostacolo rilevante all’implementazione del nuovo modello operativo del Procurement. L’approvvigionamento ha bisogno ora più che mai di competenze manageriali e digitali perché la tecnologia, soprattutto in ambiti come automazione, Big Data e Analytics, ha fatto enormi passi in avanti e le competenze del passato non possono soddisfare le esigenze del futuro, ammonisce Deloitte. Le organizzazioni devono fare di più per attrarre e/o formare la nuova generazione di Procurement leader capaci di agire come innovatori, di cogliere le sfide, anzi di spingere per primi l’organizzazione verso nuovi orizzonti, con una mentalità plasmata sull’innovazione digitale.


I CPO sono consapevoli di questo gap da colmare. Il 75% ha detto che la partecipazione del Procurement alla strategia digitale dell’organizzazione crescerà nei prossimi anni ma occorre rafforzare le proprie capacità. Infatti, tra le tecnologie citate come chiave per la crescita, il 65% dei CPO premia gli Analytics ma afferma anche che occorre migliorare la qualità dei dati, prima barriera, secondo il 49% del campione, per un’implementazione di successo della strategia digitale, seguita dalla mancata integrazione tra i dati (42%), carenti competenze in ambito Analytics (29%) e limitata comprensione della tecnologia dei dati (26%). Fra le tecnologie di grande impatto per i prossimi due anni figurano anche il rinnovo degli strumenti di procurement strategico (57%) e della piattaforma ERP (40%), strumenti digitali (38%), cloud computing (37%), cybersecurity e privacy (25%), automazione dei processi (13%).

Anche nell’area collaboration occorre fare un salto di qualità, sottolinea il report Deloitte. La maggior parte dei CPO afferma che l’efficacia attuale della collaborazione con i fornitori e delle relazioni di business è inferiore al 70% – buona, ma l’obiettivo è di superare presto il 90%. Il nodo è ancora una volta nelle competenze: per i CPO servono leadership skills attualmente carenti.

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