L’Unione Europea è convinta che l’adozione dell’e-procurement potrebbe portare a un risparmio fra 50 e 70 miliardi di euro ogni anno. Per questo sta reclutando esperti nel vecchio continente che facciano da consulenti al gruppo che all’interno della Ue sta lavorando per l’affermazione delle transazioni elettroniche.
Impresa molto difficile perché al momento esistono circa 280 sistemi in giro per l’Europa diversi per tecnologie, linguaggi e procedure. Una miriade di sistemi che vengono valutati come inefficienti per autorità e operatori economici. Per esempio, una società irlandese che volesse vendere i suoi prodotti al governo tedesco dovrebbe registrarsi su 25 differenti sistemi, monitorarli per cogliere le opportunità e poi rispondere in vari formati e linguaggi.
Per questo la Commissione Europea punta identificare le migliori soluzioni presenti nel continente e definire un progetto che assicuri l’accessibilità anche a livello transfrontaliero, che includa lo small business, l’interoperabilità tra sistemi, trasparenza e tracciabilità.
La UE intende favorire l’adozione di tecnologie come il software as a service e sostenere l’e-procurement che può aiutare la Pubblica amministrazione ad acquistare beni e servizi più rapidamente e in maniera più efficiente.
Per sostenere questi sforzi Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione e responsabile per l’agenda digitale, ha ribadito in un intervento al CeBit di Hannover che per il periodo 2014-2020 la Commissione metterà a disposizione fino a 2 miliardi di euro per creare una rete europea di servizi pubblici online, fra i quali vi è anche l’ eProcurement, l’identificazione elettronica, la gestione elettronica dei dati dei pazienti e della giustizia.
Secondo Kroes è necessario chiudere la fase dei progetti pilota e ed entrare in quella dei framework reali e condivisi fra tutti i Paesi.
E-procurement, il pilot europeo
Il pilot che riguarda l’eProcurement è Peppol (Pan european public procurement online) il cui obiettivo è lo sviluppo di una soluzione di e-procurement interoperabile a livello europeo che capitalizzi i punti di forza dei sistemi esistenti.
Avviato nel maggio del 2008 con un consorzio che raggruppa 12 Paesi, prevede una strategia che non passa per la sostituzione delle soluzioni esistenti, ma per il loro allineamento agli standard. In termini operativi, si punta a far sì che un qualsiasi operatore economico della UE possa partecipare a una procedura d’acquisto elettronica indetta da una stazione appaltante pubblica di un altro Stato Membro, inviando le attestazioni necessarie alla partecipazione e la propria offerta informa elettronica e, qualora risulti aggiudicatario, inviare un catalogo in formato elettronico sulla base del quale, ricevere ordini ed emettere fatture elettroniche.
I risultati raggiunti – spiega Anna Fiorenza, direttore dell’agenzia Intercent dell’Emilia Romagna che partecipa al progetto – dimostrano che quanto realizzato può essere utilizzato su larga scala”. La Norvegia è il primo Paese che dall’11 aprile scorso ha adottato per legge l’infrastruttura e il sistema di regole di Peppol quale sistema nazionale per l’eProcurement pubblico.