Gli ingranaggi del sistema di Procurement tendono a girare lentamente e i nuovi trend rilevati non sempre hanno effetto immediato. È un mondo a due velocità in cui difficilmente si riesce a stare al passo con la digital transformation.
Il 2016 probabilmente non sarà un anno di rivoluzione, ma di cambiamento graduale e continuativo. Anche perchè ancora si riscontra una certa riluttanza ad adottare nuovi strumenti tecnologici all’interno della funzione acquisti. Per fortuna i CPO, pur con un atteggiamento conservatore, sono tra i principali sponsor dell’innovazione, se introdotta gradualmente. Chiaramente un simile atteggiamento può essere penalizzante per le aziende, che rischiano di perdere terreno rispetto ai competitor che giocano con convinzione la partita dell’innovazione.
Per capire meglio gli impatti che la trasformazione digitale ha sul processo di acquisto, Procurement Leaders ha condotto una survey su oltre 400 CPO e Responsabili Acquisti, per comprendere quale impatto hanno i nuovi trend tecnologici.
Innanzitutto è emerso che le aree di maggior interesse riguardano la gestione nei sistemi informativi dei processi di collaborazione, i sistemi ERP e il Cloud Computing.
La collaboration è un’area emergente per i CPO: l’obiettivo è identificare un sistema che renda efficace ed efficente il rapporto tra fornitori e buyer. L’implementazione di un sistema ERP unico invece è da sempre una delle principali ambizioni per molte aziende, in particolari per i responsabili di line, come i CPO, la cui funzione si trova a lavorare quotidianamente con una quantità significativa di informazioni gestite da sistemi differenti. Non stupisce quindi che anche quest’anno questa sarà una delle aree di maggior interesse. Infine per quanto riguarda il Cloud Computing si auspica il passaggio da un tradizionale modello desktop ad un sistema di host, off-site.
Tecnologia a parte, nel 2016 sarà necessario anche ripensare alcuni processi in ottica ridisegnare alcune processi in ottica sharing economy, facendo proprio il paradigma del modello ibrido di scambio e condivisione, e potenziare la valorizzazione dei talenti.
Per quanto riguarda la sharing economy una delle ricadute più evidenti riguarda la gestione delle trasferte: i buyer sono infatto chiamati a esplorare le opportunità dei nuovi mercati. Basti pensare all’effetto disruptive che hanno generato aziende come Uber e Airbnb in interi settori. In secondo luogo, impatta anche sul lavoro della funzione IT, soprattutto con l’avanzare della tecnologia Cloud. Per esempio laddove il Cloud sia adottato per uso interno, è necessario prendere in considerazione nuovi accordi sulla sicurezza, prendendo in considerazione magari un’interfaccia che permetta di programmare l’applicazione. Si genererà quindi un effetto a catena che cambierà totalmente il modo in cui l’IT è acquistato: sarà, quindi, necessario ripensare il rapporto tra i buyer IT e gli stakeholder.
Per quando riguarda il secondo aspetto, la gestione dei talenti, la funzione Procurement vuole espandersi ma gli specialisti disponibili sono pochi e storicamente si fa fatica a trovarli, per un’inversione di marcia nel 2016 dovranno essere molto più creative nell’offerta (di condizioni di lavoro, trattamento economico, benefit) e nella capacità di renderla visibile (ai migliori specislisti sul mercato).
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