La PA ha bisogno di nuovi modelli di governance e soprattutto di nuove professionalità in grado di indirizzare i processi di eProcurement nell’era della digital transformation. Impossibile pensare di continuare a far percorrere al dato informatico le stesse tortuose strade della burocrazia lungo le quali spesso si perdono i documenti cartacei. A dirlo sono Andrea Lisi e Sarah Ungaro, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Anorc Professioni, in una approfondita analisi pubblicata su ForumPA.it, che ha preso le mosse dal confronto sviluppatosi in seno ai Cantieri della PA Digitale (durante il Forum PA 2016 di maggio) e dall’osservazione che molti articoli del Codice degli appalti – rinnovato dal decreto legislativo 50/2016 – risultano in contraddizione con quanto auspicato dal “Digital First”, il principio alla base del nuovo CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale).
«Per quanto riguarda l’approvvigionamento di soluzioni IT, il discorso si complica ulteriormente, perché in un’Italia Digitale caratterizzata da oltre 11 mila data center e migliaia di applicazioni inutilmente replicate è chiaro che ci sia qualcosa che non va e che sia necessario fare un po’ d’ordine», notano Lisi e Ungaro. «Prima di avviare una procedura di acquisto si dovrebbero innanzitutto comprendere, nei dettagli, cosa si ha in mente, quale sia, quindi, il “progetto” e calibrare così il contratto, coordinandolo con la fase di esecuzione». Ma per fare questo occorre coinvolgere in un unico team competenze multidisciplinari in tutte le fasi: nella fase di delineamento delle esigenze del progetto e dei capitolati, come in quelle di scelta del contraente e di vigilanza sull’esecuzione dei servizi. Esigenze che secondo i due dirigenti di Anorc Professioni potrebbero essere colmate dalla definizione di un ruolo chiaro del Chief Digital Officer all’interno della Pubblica Amministrazione, una figura che racchiuda in sé risorse manageriali e di coordinamento, «qualificate e dedite a dipanare le problematiche dell’innovazione digitale e a tradurle così in efficacia, efficienza, trasparenza, semplificazione, interoperabilità per l’ente pubblico di riferimento».
Queste competenze vanno costruite all’interno delle PA, che non deve limitarsi a cercare all’esterno le professionalità che nell’ente pubblico non si trovano. Occorrono d’altro canto concorsi ad hoc per selezionare le nuove figure, con procedure che vadano al di là dei classici metodi di reclutamento, richiedendo ai candidati competenze diverse, più specifiche, rispetto alle classiche capacità in base alle quali si è scelto per decenni il personale delle pubbliche amministrazioni. «Così come funzionale allo scopo è lo sblocco dei concorsi pubblici per questo tipo di professionalità IT, come peraltro richiesto ufficialmente da ANCI in una lettera inviata ai componenti dell’Intergruppo Parlamentare per l’Innovazione tecnologica, nella quale si sottolinea, appunto, come nella PA la semplificazione dei processi e la garanzia del diritto di accesso digitale dei cittadini siano priorità che non possono essere perseguite se non puntando sulle competenze digitali, e come sia quindi indispensabile un intervento del Governo per superare il blocco delle assunzioni e i limiti del turn over al 25%, permettendo nei Comuni nuove assunzioni di personale adeguatamente preparato».
Soprattutto perché, come dimostrato dalle iniziative recenti, non è con la normativa che si può garantire l’innovazione: «A suon di sanzioni (per lo più attualmente inesistenti) oppure di normative (im)perfette si può compiere qualche passo in più, ma poi è necessario condividere una strada di cui si abbia chiaro in mente il tracciato, e sapere chi fa cosa all’interno di ogni ente», sottolineano Lisi e Ungaro, che aggiungono: «Anorc Professioni sta lavorando proprio su questi aspetti, avendo da tempo condiviso in un gruppo di lavoro multidisciplinare con le PA centrali (a cui si aggiungono Corte dei Conti, INPS, INAIL, Banca d’Italia, Consob, Agenzia Industrie Difesa, MIUR, ACI e Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, ndr) la definizione di modelli di governance e professionalità utili alla gestione digitale di documenti e informazioni nella PA, partendo proprio dalla regolamentazione del Chief Digital Officer, in uno schema progettuale dedicato alle professionalità della digitalizzazione».