L’82% degli Enti italiani utilizza piattaforme di eProcurement per l’acquisto di beni e servizi ICT. Ma solo il 7% dei potenziali fornitori della PA ha sperimentato tali strumenti. Proprio per questo l’eProcurement è praticamente fermo a una trasposizione in digitale del processo tradizionale più che essere indirizzato verso una vera e propria ricerca di innovazione A darne evidenza l’indagine dell’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano.
In merito alla diffusione degli strumenti di acquisizione di beni e servizi online è emerso che giocano ancora un ruolo predominante la documentazione tecnico-amministrativa che è necessario produrre per l’abilitazione alla fornitura di prodotti e servizi (64%) e gli adempimenti burocratici necessari per accreditarsi ai sistemi (60%). Inoltre per un’impresa su due è proprio il passaggio a piattaforme elettroniche a non favorire l’accesso al mercato della Pubblica Amministrazione, in quanto non contribuisce alla semplificazione e alla riduzione dei tempi del processo di vendita. Questa convinzione trova il suo fondamento nel fatto che gli strumenti disponibili oggi sul mercato sono ritenuti ancora complessi e onerosi da utilizzare, così come ha ribadito il 48% degli intervistati.
«Se da un lato le aziende riconoscono nel passaggio a piattaforme elettroniche una potenziale occasione per semplificare le procedure e per ampliare i propri canali di vendita – ha affermato Michele Benedetti, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio eGovernment –, dall’altro l’indagine, svolta in collaborazione con il Sistema camerale, ha fatto emergere ancora un forte fattore reputazionale, che porta il 40% delle aziende a rinunciare a servire il mondo della Pubblica Amministrazione, poiché caratterizzato da eccessiva burocrazia e tempi di pagamento eccessivamente lunghi».
Quindi se da un lato l’utilizzo di piattaforme di eProcurement per l’acquisto di beni e servizi ICT è una oggi pratica diffusa – ben l’82% degli Enti pubblici ricorrono a questi strumenti e le Pubbliche Amministrazioni che ancora non effettuano acquisti elettronici si stanno preparando per farlo – dall’altro è emerso che solo l’11% è realmente passato al telematico effettuando più del 75% degli acquisti tramite piattaforme elettroniche.
Questo vuol dire che gli Enti hanno cominciato a riconoscere i vantaggi che derivano dall’adozione di questi strumenti, primo fra tutti la possibilità di potersi rivolgere a un numero maggiore di fornitori – secondo l’83% dei rispondenti -. Inoltre per uno su due il passaggio agli acquisti telematici ha favorito la semplificazione delle procedure d’acquisto, l’aumento della trasparenza e la riduzione dei prezzi dei beni.
Tuttavia a fronte di questi vantaggi portati principalmente dalla disintermediazione, ancora ci sono delle forti criticità sul fronte delle aziende: due Comuni su tre, infatti, hanno difficoltà a ricercare i prodotti desiderati e a definire a priori la qualità della fornitura e il livello di servizio. Queste criticità poi hanno impatti rilevanti anche sul processo di acquisto, basti pensare che per un Ente su tre la valutazione ex ante di un fornitore rappresenta una fase molto complessa, cosa che si acuisce quando non si ha più a che fare con prodotti non più standard ma complessi, come la fornitura di servizi.