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Fattura elettronica, uffici iscritti a Indice PA a quota 30 mila

I dati pubblicati dall’Agenzia per l’Italia Digitale dimostrano che il processo verso la fattura elettronica è in fase di avanzamento e che ci si sta preparando alla scadenza di marzo. E anche dal Sistema di interscambio arrivano numeri interessanti: dal primo al 15 luglio sono stati oltre 76.000 i file fattura ricevuti e gestiti e di questi ben il 70% è stato inoltrato alla PA

Pubblicato il 28 Lug 2014

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A un mese dal lancio della fattura elettronica sono salite a quota 30 mila gli uffici pubblici iscritti all’Indice delle Pa (Ipa). Di questi, sono 11.330 le pubbliche amministrazioni locali, per le quali l’obbligo scatta a marzo 2015. I dati, pubblicati il 22 luglio dall’Agenzia per l’Italia Digitale, dimostrano insomma che i lavori in corso stanno procedendo bene e ci si prepara già alla scadenza di marzo. Ricordiamo che l’Ipa è un tassello fondamentale per la fattura elettronica. Registra infatti i codici identificativi degli uffici destinatari della fattura. I fornitori leggono qui i dati necessari per redigerla.

Ebbene, al 30 giugno sono già 29.953 gli uffici. In testa ci sono le scuole, ovviamente, a quota 8.917; a seguire le forze di polizia (5.981), poi i Ministeri (3.451), quindi gli enti di previdenza e assistenza sociale (100), le istituzioni per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica (94) e le Agenzie Fiscali (80). Fin qui gli enti che sono già obbligati ad accettare solo fatture elettroniche e quindi a essere in Ipa.

L’accesso ai dati su Ipa può avvenire via web oppure attraverso Open DATA o LDAP. Da gennaio 2014 l’accesso ai dati via web è passato da 244.718 visualizzazioni a 540.256 visualizzazioni e tramite open data è passato da 5.505 a 17.485, ossia più che triplicato. «Questo fenomeno indica che gli operatori economici hanno proceduto all’adeguamento delle proprie anagrafiche attraverso l’elaborazione costante e mensile degli open data», si legge nel rapporto dell’Indice. Dal 1 gennaio 2014 al 30 giugno 2014 l’accesso ai dati tramite LDAP è passato da 1.331.751 a 2.384.015 con un andamento altalenante. «Questo indica che la modalità LDAP è più utilizzata dalle infrastrutture che nel periodo hanno effettuato dei test e/o collaudi prima dell’utilizzo a regime. Si stima che nel prossimo periodo l’utilizzo sarà costante in funzione delle infrastrutture che utilizzeranno questa modalità di accesso ai dati».

Altri dati, su questo primo periodo di vita per la fattura elettronica obbligatoria, arrivano dal Sistema di interscambio (Sdi), che dal primo al 15 luglio ha ricevuto e gestito 76.909 file fattura. Il dato importante è che il 70 per cento di queste è stato inoltrato alla Pa, che rappresenta un buon valore, in questa fase, secondo l’Agenzia. Il 29 per cento è stato scartato da Sdi per vari motivi. Circa l’1 per cento non è stato recapitato per l’impossibilità di identificare l’ufficio destinatario.

Sono dati significativi, se si considerano i timori della vigilia: alcuni prevedevano disguidi tecnici che avrebbero potuto ostacolare il recapito della fattura, nonostante le rassicurazioni dell’Agenzia delle Entrate. Gli attuali dati del Sistema di interscambio stanno dimostrando che il maccanismo funziona e che il tasso di problemi è sotto controllo. Sebbene certo è destinato a migliorare, così come sta già avvenendo.

L’Agenzia riferisce che nei primi 15 giorni di luglio il numero di file fattura è aumentato del 44 per cento rispetto ai 25 giorni del mese precedente (quando è scattata l’obbligatorietà) e il tasso di scarto è calato (prima era sul 39,87 per cento).

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