Negli ultimi mesi, il panorama economico globale ha visto una fluttuazione dei prezzi delle materie prime che ha spinto molte aziende a ripensare le strategie di approvvigionamento. La conferma arriva da Raw Materials Study 2024, un’indagine condotta da Inverto, divisione di Boston Consulting Group specializzata nei temi della gestione acquisti. Lo studio evidenzia che il 65% dei responsabili acquisti in Europa prevede un aumento dei prezzi delle materie prime nei prossimi 12 mesi. Un dato che non lascia spazio a dubbi: le imprese devono prepararsi a un futuro economico incerto e soprattutto a un incremento dei costi di produzione.
Lo scenario attuale dei prezzi delle materie prime
Ma lo scenario è anche più complesso di quanto possa sembrare. Infatti, nonostante l’attuale declino dei prezzi di alcune materie prime, lo studio di Inverto rivela una previsione di aumento dei costi nel prossimo anno. Si tratta di un’inversione di tendenza rispetto all’anno scorso, quando le evidenze dello studio mostravano una percentuale maggiore di aziende che prevedeva prezzi stabili o in calo. Attualmente, solo il 13% degli intervistati prevede un abbassamento dei prezzi rispetto al 41% dell’anno scorso.
In particolare, secondo il cluster coinvolto, le materie prime che nei prossimi 12 mesi subiranno i maggiori rincari sono la plastica (18%) e l’alluminio (17%).
Aumento prezzi materie prime, strategie di adattamento e innovazione
Con l’aumento previsto dei prezzi e il calo dei volumi di vendita, le aziende devono adottare strategie innovative per mantenere la redditività.
Flessibilità attraverso nuove strategie di sourcing
Tra le modalità di approvvigionamento, il 51% delle aziende che ha adattato la propria strategia si affida sempre più spesso a metodi di sourcing duali o multipli, per mitigare i rischi e garantire la continuità dell’offerta. Il 39% si concentra, invece, su strategie di nearshoring per accorciare le catene di fornitura. La cooperazione negli acquisti e il friendshoring sono prioritari solo per il 31% e il 26% dei rispondenti, rispettivamente.
Il ruolo del digitale
In merito alle soluzioni più strettamente digitali utilizzate per mitigare i rischi di fornitura, il 57% delle imprese utilizza sistemi ERP, seguiti da software di Supply Chain Management (39% per l’ottimizzazione della catena di fornitura) e strumenti di Business Intelligence (38% per decisioni basate sui dati).
A impiegare soluzioni di Intelligenza Artificiale Generativa e software specializzati per la gestione delle materie prime è il 30% delle aziende del campione, puntando al contempo su aumento di efficienza e reattività tramite analisi avanzate e automazione diffusa. Gli strumenti appena citati migliorano l’approvvigionamento e la gestione delle materie prime, con i partecipanti che notano chiari miglioramenti in termini di:
- trasparenza (91%);
- resilienza (88%);
- conformità ESG (80%);
- strutture di costo migliorate (77%).
Le grandi aziende (con un fatturato superiore a 1 miliardo di euro) si concentrano sull’analisi dati in tempo reale (46%), sulla gestione della sostenibilità ambientale (46%) e sull’analisi delle tendenze (44%).
Le piccole imprese (con un fatturato fino a 500 milioni di euro) puntano invece su automazione (53%), gestione del rischio (51%) e analisi delle tendenze (49%).
Le differenze si notano anche in base al settore specifico di appartenenza: mentre il retail dà priorità alla sostenibilità e alla gestione ambientale (67%) e all’analisi delle tendenze (67%), quello automobilistico si concentra su automazione (50%) e analisi (83%).
Le sfide da affrontare
Più della metà dei rispondenti identifica sfide legate alla qualità dei dati (63%) e alla loro disponibilità (51%), ai costi di implementazione e manutenzione del software (47%) e all’integrazione nei sistemi esistenti (34%).
Ma affinché le tecnologie possano rivelarsi effettivamente efficaci, serve far leva su altri aspetti, come la data quality, e l’integrazione dei sistemi e la formazione dei dipendenti per ottimizzare l’uso di queste soluzioni. Tuttavia, la qualità (63%) e la disponibilità (51%) dei dati rimangono le sfide principali, seguite dai costi di implementazione e manutenzione del software (47%) e integrazione nei sistemi esistenti (34%).
Sfide dell’implementazione di tecnologie per la miglior gestione del sourcing