Il procurement innovativo per essere efficace in ambito pubblico ha bisogno di una domanda qualificata, di competenze e progettualità.
Questo quanto è emerso nel corso del secondo tavolo di lavoro a porte chiuse “I Cantieri della PA digitale”, riunitosi in occasione di Forum PA 2016, come racconta un articolo recentemente pubblicato sul sito FPA. Obiettivo del tavolo è esaminare lo stato dell’arte del Procurement digitale nella PA; rilevare gli ostacoli normativi, di risorse o di comportamenti che rendono problematico il cambiamento; dare evidenza alle migliori esperienze (italiane e straniere) e agli scenari tecnologici più avanzati per definire le modalità di realizzazione dei progetti.
Il confronto tra i rappresentanti del mondo degli acquisti pubblici e le maggiori realtà private ha messo in luce i punti critici su cui lavorare per facilitare la diffusione degli strumenti di eProcurement.
Innanzitutto la domanda di servizi ancora è caratterizzata da una scarsa progettualità. Piuttosto che pensare e riprogettare il processo già in digitale, la prassi più comune vede l’informatizzazione dell’esistente, portandosi così dietro la tara delle inefficienze già presenti nei processi senza che esse siano risolte.
In relazione sempre alla domanda di beni e servizi risulta essere ancora troppo frammentata. Le esigenze specifiche che caratterizzano ogni Pubblica Amministrazione rendono difficoltoso fare un’analisi aggregata dei fabbisogni e promuovere degli interventi mirati per la razionalizzazione della spesa pubblica. Se si pensa agli enti locali questo aspetto è ancora più enfatizzato.
Il procurement digitale in ambito PA deve fare inoltre i conti anche con una pesante architettura normativa, che impone spesso vincoli molto forti che rallentano le procedure di gara con conseguenti ricadute negative sull’intero processo.
Si è poi molto dibattuto sul tema delle nuove professionalità e sul change management. Con l’avanzare degli strumenti digitali a supporto dei processi della PA si avverte sempre più la carenza di competenze interne, che appare uno dei nodi più spinosi su cui è necessario lavorare. I funzionari pubblici dovrebbero avere una formazione appropriata per concorrere e supportare le progettualità, la gestione corretta dei contratti, il monitoraggio e l’amministrazione dei processi. La PA ha bisogno di manager in grado di governare il cambiamento, ad esempio monitorando i bisogni del territorio e indirizzando le scelte pubbliche verso una maggiore razionalizzazione della spesa. Per questo laddove la formazione non fosse erogata per la mancanza di risorse finanziarie da destinare, si potrebbe pensare a un mutuo-scambio di conoscenze tra i dipendenti pubblici, facendo in modo che le figure più preparate accompagnino e supportino, almeno nelle fasi iniziali, i colleghi.
Infine, dal confronto è emerso ancora lo spinoso tema del difficile accesso alle procedure di gara per PMI e start up. Infatti pur costituendo le piccole e medie imprese il 78% del PIL, solo il 28% di esse riesce a prendere parte alle gare pubbliche.