La task force per le aziende innovative ha presentato le
sue proposte al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado
Passera. Il tutto dovrebbe poi sfociare in un decreto
legge da presentare in autunno.
Secondo gli esperti nominati dal ministro dell’Economia è
necessario costituire un “Fondo di fondi” per il
co-investimento in fondi di venture capital.
La bozza del rapporto prevede che il Fondo faccia da "anchor
investor" per i venture capital che verrebbero selezionati
sulla base di una "due diligence" sui progetti e gli
imprenditori coinvolti.
Una seconda proposta riguarda le risorse pubbliche con la
possibilità di riallocare soldi già stanziati da Cassa Depositi
e Prestiti, Fondo rotativo di Invitalia, Fondo High tech Sud e
fondo Simest. Si parla di una capitalizzazione che in
cinque anni potrebbe passare da 50 milioni a 150
milioni.
Il Fondo italiano di investimento (joint venture pubblico-privato
che comprende ministero, Confindustria, banche e Cassa depositi e
prestiti) potrebbe gestire la struttura che non investirebbe
direttamente nelle società ma opererebbe attraverso il
"matching" degli investimenti di acceleratori,
incubatori, "angel investor".
L’obiettivo sarebbe di avviare almeno 100 start up
all'anno per dieci anni. Inoltre si propone anche la
defiscalizzazione degli investimenti fatti dalle aziende nelle
start up con meccanismi di coinvolgimento dei risparmi privati
per importare in Italia il "crowdfunding".
Si tratta di un’operazione che permette la sottoscrizione
di quote ridotte di capitale da parte di un numero molto elevato
di persone.
L’industria dei venture capital in Italia
Le proposte della task force sono arrivate in contemporanea ai
dati relativi all’industria del venture capital italiana
nel 2011.
Secondo il rapporto dell'Osservatorio Venture Capital Monitor
(VeM) dell'università Cattaneo di Castellanza, realizzato in
collaborazione con Aifi, l'associazione italiana del private
equity e venture capital, l'anno scorso sono state
effettuate 42 nuove operazioni di investimento in Italia, con un
balzo del 40% rispetto al 2010.
Nel primo semestre di quest'anno, i deal sono stati 17, in
lieve calo rispetto ai 19 dello stesso periodo del 2011. In
materia di settori di investimento, se il 2010 era stato
l'anno del cleantech, l'anno scorso è stata la volta di
Web e mobile application.
Da notare, infine, la concentrazione crescente
dell'industria: nel 2011, infatti, il 50% delle operazioni è
stato effettuato da sei operatori.
La riforma degli incentivi secondo Francesco
Giavazzi
Accanto alle manovre per l’area più innovativa del mondo
industriale, qualcosa si muove anche sul fronte delle aziende
tradizionali L’economista Francesco Giavazzi ha infatti
presentato il piano relativo alla riforma degli incentivi.
L’impianto prevede un deciso taglio di quelle misure che
non generano investimenti aggiuntivi puntando a diminuire la
pressione fiscale sulle aziende grazie ai risparmi effettuati.
“Analisi e raccomandazioni sul tema di contributi pubblici
alle imprese” è il titolo delle 45 pagine che contengono
anche una bozza di decreto legge.
Secondo Francesco Giavazzi vanno eliminati da 20 a 25 incentivi
che comprendono i contributi alle imprese armatoriali, quelli del
settore agricolo e le agevolazioni per l’aeronautica per
fare qualche esempio. Il risparmio sarebbe di circa dieci
miliardi di euro che andrebbero utilizzati per ridurre la
pressione fiscale. Una misura che, sostiene il
rapporto, potrebbe portare nell’arco di un paio
d’anni a un aumento del Prodotti interno lordo
dell’1,5%.
Parte dei risparmi dovrebbero essere destinati ad aumentare la
dotazione di quegli interventi che offrono un effetto aggiuntivo
sul fronte degli investimenti come quelli relativi a ricerca e
sviluppo. Per quanto riguarda il peso delle tasse attraverso un
decreto del ministero dell’economia bisognerebbe incidere
sul cuneo fiscale, la differenza tra il costo del lavoro per
l’impresa e il salario netto del lavoratore.
Le misure che riguardano direttamente le PMI sono in
particolare quelle relative agli incentivi alle PMI
artigiane(legge 30 luglio 1959, n. 623) e del
Commercio e Turismo per acquisto di locali in affitto
(legge 6 febbraio 1987, n. 15, art. 3); agevolazioni alla
produzione industriale delle Pmi (legge 3 ottobre 1987, n. 399) e
di quelle dei settori tessile, abbigliamento e calzaturiero
(legge 12 dicembre 2002, n. 273, art. 2, commi 4 e 5, e art. 12).