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Tempi di pagamento alle PMI, l’opportunità di limitarli per legge

Il tema è critico per la nostra economia, e le soluzioni di Supply Chain Finance possono aiutare. Ma citando l’esempio dei Paesi Bassi, riflettono Antonella Moretto e Federico Caniato, Direttori Osservatorio Supply Chain Finance (Politecnico di Milano), una norma estesa a tutti i settori può rivitalizzare gli anelli più deboli delle nostre filiere

Pubblicato il 14 Set 2017

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Il tema dei lunghi tempi di pagamento dei fornitori è caldo e fortemente dibattuto a livello italiano. I dati presentati annualmente dall’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano evidenziano tempi di pagamento medi da parte delle imprese italiane di 137 giorni, un valore ben lontano dagli spesso proclamati 60 o 90 giorni.

Il dato è di per sé allarmante, ma il tema è estremamente critico tenendo conto che l’economia italiana è fatta di piccole e medie imprese (PMI), molto vulnerabili ai lunghi tempi di pagamento per la minor robustezza della struttura finanziaria, il minor potere contrattuale rispetto ai grandi clienti, e le minori possibilità di accesso al credito.

Per affrontare questo problema strutturale, un aiuto viene sicuramente dalle soluzioni di Supply Chain Finance, strumenti di finanziamento del capitale circolante che tengono conto del ruolo dell’impresa all’interno della filiera industriale (e non solo dei suoi indici finanziari), e che possono anche essere erogate attraverso piattaforme digitali (qui abbiamo raccontato l’esempio del Supply Chain Fund e di un suo caso di intervento proprio per un piccolo fornitore di una filiera automotive).

L’utilizzo delle soluzioni di Supply Chain Finance si sta diffondendo (qui due dei casi che abbiamo raccontato: Diesel e Samsung), tanto che il Politecnico di Milano ha appunto dedicato un Osservatorio a questo mercato, ma al di là dei loro benefici, i tempi di pagamento dilatati rimangono un problema strutturale, ricordano in un recente post i due direttori dell’Osservatorio, Antonella Moretto e Federico Caniato. Un problema che non riguarda solo l’economia italiana: altri paesi europei si stanno muovendo per arginare il fenomeno, e le loro esperienze possono essere un’utile ispirazione. Moretto e Caniato citano i Paesi Bassi, che hanno promosso nel marzo 2017 una legge che sancisce che il grande cliente non possa pagare con tempi oltre i 60 giorni i propri fornitori di piccole dimensioni (imprese che soddisfano due di queste condizioni: meno di 250 dipendenti, non più di 40 milioni di euro di fatturato, non più di 20 milioni di euro di immobilizzazioni).

Paesi Bassi: per chi paga oltre 60 giorni, scadenza ridotta a 30 giorni. Per legge

Questa norma sancisce che chi paga oltre i 60 giorni si vede ridurre automaticamente la scadenza di pagamento contrattuale a 30 giorni. Scadenza oltre la quale i fornitori possono richiedere gli interessi, con diritto che rimane valido per 5 anni ed è cedibile a terzi.

A così pochi mesi dall’entrata in vigore di questa legge è difficile fare un bilancio della sua efficacia, soprattutto in termini di reale impatto sul sistema economico, visto che precedenti tentativi non avevano dato i risultati sperati, scrivono Moretto e Caniato.

«Ma tornando al nostro paese, data la forte rilevanza delle PMI per il nostro tessuto economico, quali vantaggi potrebbe portare una legislazione esplicitamente volta a tutelarle qui da noi? Sicuramente sarebbe un passo importante, per dichiarare che gli attori più piccoli non devono pagare il costo dell’intera filiera in termini finanziari. Si potrebbe, inoltre, auspicare un impatto rilevante sulle relazioni di filiera, perché chiaramente provvedimenti simili arginerebbero gli atteggiamenti deleteri di chi dilata i tempi di pagamento senza tener conto degli impatti operativi e di continuità delle filiere derivanti da queste scelte».

Quanto all’ambito di applicazione, un focus esteso a tutte le filiere potrebbe rivelarsi uno strumento più efficace rispetto a scelte settoriali o locali. «I primi tentativi di regolamentazione dei tempi di pagamento (come l’art. 62 della legge 27/2012 relativo ai prodotti alimentari) hanno lasciato intravvedere spiragli sensibili di miglioramento, ma sicuramente una legge estesa, rivolta non a un solo settore ma a tutte le imprese di piccole dimensioni, potrebbe portare un importante contributo di liquidità al sistema paese, rivitalizzando soprattutto gli anelli più deboli delle nostre filiere manifatturiere».

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