Rifiuti e burocrazia

Sistri, escluse le piccole imprese. Non si applica sotto i dieci dipendenti

Il Sistri diventa light. Il sistema informatico per la tracciabilità dei rifiuti pericolosi, incubo burocratico delle piccole imprese, si applicherà solo alle aziende e agli enti produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi con più di dieci dipendenti

Pubblicato il 09 Mag 2014

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Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha firmato il decreto di semplificazione che esclude dal sistema anche le imprese agricole.

Ci sono voluti un paio d’anni di discussioni per raggiugnere questo risultato che è stato salutato con soddisfazione da Rete Imprese Italia, l’associazione che raggruppa Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti.

“Il decreto firmato dal ministro Galletti – spiega un comunicato – cancella l’assurda equiparazione dei rifiuti di un piccolo artigiano o commerciante con quelli di un’impresa di maggiori dimensioni. Adesso, però, occorre proseguire verso il superamento dell’attuale sistema di tracciabilità, che complica inutilmente l’attività delle imprese, in particolar modo quelle del trasporto e della gestione dei rifiuti”. L’obiettivo infatti è di arrivare all’esclusione anche per i piccoli trasportatori e i piccoli gestori.

Il decreto arriva dopo che all’inizio di quest’anno il governo ha presentato il nuovo Sistri. Si tratta di un sistema di tracciamento dei rifiuti in formato digitale ed elettronico, che dovrebbe archiviare il cartaceo ed entrare in vigore nel 2015.

Da quella data diventerà l’unica modalità di tracciamento anche per i Raee, i rifiuti con componenti elettronici. Fino a fine anno però, rimarrà in vigore il doppio binario che prevede anche l’utilizzo del cartaceo mentre è previsto che fino a gennaio non entrino in vigore le sanzioni per chi non ha effettuato il passaggio al digitale.

Nel frattempo un giudice di pace di Roma ha condannato il ministero dell’Ambiente a risarcire un’azienda di trasporto della provincia di Bergamo dei danni economici sopportati per essere stata costretta a sopportare i costi imposti dall’iscrizione obbligatoria al sistema telematico di tracciabilità dei rifiuti.

La vicenda del Sistra ha comportato infatti costi di formazione, personale ed organizzativi per le aziende oltre a quanto dovuto pagare per l’acquisizione e l’installazione dei dispositivi elettronici e il contributo annuale previsto dalla normativa. Tutto questo a fronte di un servizio “che non è mai entrato in piena operatività e che, allo stato attuale, continua a risultare soggetto a vistose criticità” come spiega il Sole 24 ore.

Per questo l’azienda bergamasca si è rivolta al giudice che gli ha dato ragione aprendo un fronte molto rischioso per la Pa.

Affinché la lesione possa essere considerata ingiusta è necessario che il danno sia arrecato in difetto di una causa di giustificazione. Nel caso dell’azienda di trasporti il danno è consistito nella diminuzione del patrimonio dei soggetti tenuti ad iscriversi al Sistri a fronte del mancato funzionamento di un Sistema che non è ancora divenuto operativo.

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