Sommando i benefici di efficienza e valore aggiunto nel lavoro di tutti i tipi di “mobile worker” in Italia, dagli agenti commerciali fino agli stessi manager e imprenditori, in Italia l’uso di Smartphone, Tablet e App a supporto dei processi aziendali ha già fatto recuperare 10 miliardi di euro. Eppure solo una PMI su quattro considera di alta o media priorità per il 2016 l’investimento appunto in progetti di Mobility.
In questi due numeri c’è l’estrema sintesi dello scenario di luci e ombre tracciato dal nuovo report dell’Osservatorio Mobile Enterprise del Politecnico di Milano, che evidenzia però un altro dato confortante, e cioè la crescita del 18% della spesa totale delle imprese in progetti di Mobile Enterprise, arrivata quindi a 2,2 miliardi di euro nel 2014: una tendenza che oltretutto secondo i ricercatori del Politecnico proseguirà, con un incremento ulteriore del 50% in tre anni che porterà gli investimenti in Mobility a 3,3 miliardi nel 2017.
Ma di cosa si compone più precisamente questa spesa in Mobility? Il 68% dei 2,2 miliardi del 2014 è stato speso nell’acquisto di Device: Smartphone, Tablet, Notebook e altri Terminali industriali. Il 25% è invece legato alle Mobile App per il business, e il restante 7% alle piattaforme di Enterprise Mobility Management, che servono appunto a gestire i Device e le App in sicurezza.
«La Mobility, con il Cloud e gli Analytics, può diventare la chiave per digitalizzare le imprese italiane, rivoluzionando organizzazione, processi, e quindi i modelli stessi di business – ha spiegato Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio Mobile Enterprise del Politecnico di Milano -. La Mobility è decisiva per la competitività, perché la concorrenza, in Italia e all’estero, non aspetta. E la minaccia non è solo esterna, perché i dipendenti, magari proprio in quelle imprese assolutamente refrattarie alla Mobility, stanno già utilizzando dati aziendali su device di loro proprietà: un trend molto rischioso se non è governato appunto dall’azienda».
Installatori e manutentori, risparmiabili fino a 40 euro per ogni intervento
Quanto ai 10 miliardi di euro di recuperi di produttività stimati dall’Osservatorio, si riferiscono all’uso di Mobile Device e App da parte di tutti i tipi di Mobile Worker: agenti di vendita, manutentori e installatori, autisti, postini, camerieri e commessi, medici e infermieri, imprenditori e top manager, ha precisato Paolo Catti, Direttore dell’Osservatorio Mobile Enterprise del Politecnico di Milano.
Per esempio una soluzione di Mobile Sales Force Automation permette di ridurre il costo del processo di vendita di una cifra tra 2,5 e 6,5 euro per ogni ordine, abbattendo il numero di errori in fase di digitazione, e minimizzando gli spostamenti dei venditori. «Mentre le soluzioni di Mobile Workforce Management consentono di recuperare fino a 40 euro di produttività per ogni intervento, per esempio abbattendo i tempi operativi sia delle missioni pianificate sia di quelle straordinarie: le soluzioni Mobile quindi aumentano la produttività, riducendo le attività a minor valore aggiunto».
Venendo invece alle PMI, un’indagine condotta dall’Osservatorio insieme a Doxa su un campione statisticamente significativo di 351 PMI italiane tra 10 e 250 dipendenti evidenzia un quadro limitato di progetti di Mobile Enterprise, e una consapevolezza ancora molto bassa della strategicità della Mobility.
Non solo poco più di una PMI su 4 assegna, per il 2016, un grado di priorità alto o medio alto a questi investimenti, come già detto in apertura. . L’indagine evidenzia anche che quasi una PMI su 4 non ha ancora introdotto in azienda nessun Mobile Device (né Notebook, né Smartphone, né Tablet). Inoltre solo il 25% ha già introdotto Mobile App a supporto dei processi di business, e ben il 60% dichiara di non aver alcun interesse o esigenza di introdurne.
«La limitata diffusione di soluzioni Mobile Enterprise nelle PMI è dovuta anzitutto a budget dedicati all’ICT molto limitati e in contrazione da anni, spesso in grado di coprire solo i costi di manutenzione. Inoltre in quasi due PMI su 3 manca una vera Direzione IT che governi i progetti di innovazione e sappia cogliere le opportunità della Mobility per il proprio business», ha sottolineato Marta Valsecchi.
«Si conferma quindi l’incredibile deficit culturale delle nostre PMI nei confronti del digitale. Eppure dovrebbe essere chiaro che la sfida della competitività non si gioca solo assicurando i prodotti o i servizi migliori, ma con processi più agili e flessibili e decisioni più tempestive grazie a informazioni accessibili rapidamente e dovunque. Fortunatamente però non mancano casi di piccole imprese che hanno intrapreso progetti ampi, efficaci e poco costosi di Mobile Enterprise che hanno generato grande valore, anche innovando fortemente il modello di business».