Scarsa propensione all’innovazione e difficoltà a reggere la competizione sui mercati esteri sono due grandi problemi che affliggono le piccole e medie imprese.
Per aiutare le aziende a superare questi gap è stato varato il progetto Cloud (Clusters orientation up-to-date technologies and models for common development) che si svilupperà nel corso di due anni per concludersi nell’agosto 2014.
Si tratta di un progetto europeo che vede CNA Emilia Romagna come lead partner e comprende istituzioni locali, università e centri di ricerca di altri dieci Paesi dell’Europa sud orientale.
Per ciascun Paese verranno individuati due sistemi produttivi locali e su questi saranno sviluppate attività di ricerca. Con il progetto Cloud si attiverà una collaborazione transnazionale attraverso la quale creare progetti comuni basati sull’innovazione, con particolare attenzione all’introduzione e applicazione delle tecnologie informatiche.
Collaborazione fra imprese e competività
Cloud si propone di accrescere la competitività delle piccole imprese, favorendo la creazione di cluster, dove le imprese possano collaborare tra di loro in progetti basati sull’innovazione, abbattendo i costi di investimento.
Grazie anche al contenimento delle spese le aziende potranno meglio posizionarsi sui mercati internazionali.
Quattro principali obiettivi
Attraverso questo progetto CNA Emilia Romagna si propone di raggiungere almeno quattro risultati importanti.
Il primo è quello di dar vita ad una strategia transnazionale condivisa da tutti i partner per favorire lo sviluppo delle PMI dell’Europa sud-orientale attraverso il loro coinvolgimento in cluster orientati all’innovazione.
Il secondo è di aumentare i posti di lavoro in ricerca e sviluppo e migliorare l’efficienza innovativa presso le PMI che operano nella regione in particolare nei distretti del legno-arredo e del turismo, settori che anche la recente rilevazione congiunturale effettuata da TrendER (l’Osservatorio regionale di Cna e Bcc) ha segnalato in seria difficoltà con una forte perdita di commesse e fatturato.
Il terzo risultato atteso è la creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo delle imprese innovative che possa fungere da volano per l’arrivo di ulteriori investimenti. Diventa quindi strategico incrementare la “cultura digitale” oggi ancora carente nelle micro e piccole imprese. Infine, la collaborazione tra imprese tradizionali e imprese ICT come leva per introdurre innovazione.
Stimolare l’innovazione è necessario anche in una regione come l’Emilia Romagna. Secondo il rapporto presentato dal centro per l’innovazione e lo sviluppo economico, la Regione presenta una situazione fatta di molta innovazione incrementale e di poca innovazione radicale.
“In più – aggiunge il direttore del centro Luca Valli – le aziende in questo momento investono ancora meno in innovazione e gli effetti li vedremo nei prossimi anni”. Nel periodo 2009-2011 l’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature è diminuito del 14,4%, il software dell’8,9% e l’hardware dell’11,2%. E quasi sei imprese su dieci dichiarano di non avere introdotto innovazioni nell’ultimo triennio. Questo in una regione dove le spese di R&S incidono sul PIL in maniera maggiore rispetto alla media nazionale.
“Abbiamo notato – prosegue – che esiste una mancanza di comprensione di cosa è possibile fare con la banda larga. Ma il gap culturale riguarda l’ICT in generale non solo l’ADSL”. Il 22,5% pensa che con una connessione adeguata a trarre giovamento sarebbe soprattutto la navigazione in Internet, il 20,6% la posta elettronica e solo il 5,8% il commercio elettronico e il 5,3% il supporto all’attività produttiva.
“Le imprese – osserva Valli – sono bombardate da informazioni, ma la struttura interna non riesce a tradurle in conoscenza”.