PMI e hybrid cloud

Microgate, quando il Cloud supporta la ricerca ai confini dell’evoluzione tecnologica

In contatto con i più avanzati centri di sviluppo mondiali, la specialista di soluzioni di timing ed engineering di Bolzano in meno di 2 mesi ha implementato un modello di cloud ibrido basato su servizi IaaS con reti a fibra ottica a un Gbit/s adatte a scambiare file di progettazione “pesanti” come CAD 3D e word con grafici, foto e formule

Pubblicato il 11 Lug 2016

microgate-160711175735

Nata a Bolzano nel 1989 come specialista di sistemi di cronometraggio sportivo, Microgate ha ampliato col tempo il proprio know-how e oggi è attiva in quattro settori: Timing, Training & Sport, Medical Rehab ed Engineering. Con la sua rete di vendita, l’azienda copre 33 paesi in 5 continenti e ha tra i suoi clienti l’European Southern Observatory, la Federazione Italiana Cronometristi, le Federazioni di vari sport e i Comitati Olimpici di molte nazioni, i più prestigiosi club di calcio europei, svariati team americani di NBA, NFL e NHL, e le cliniche riabilitative più importanti in Italia e all’estero.

Dal 2004 l’azienda ha dato vita a Micro Photon Devices, compagnia compartecipata dal Politecnico di Milano il cui primo prodotto è un contatore di fotoni, già acquistato da NASA, Hewlett-Packard, Novartis, MIT, con grandi potenzialità di applicazione negli ambiti biomedicali, industriali e aerospazio.

All’interno dello stabilimento di Bolzano, Microgate segue l’intero processo di sviluppo tecnologico, dalla progettazione alla prototipizzazione sino alla produzione. Il nucleo dell’azienda consta di circa 40 collaboratori, di cui 13 ingegneri specializzati nei diversi rami (elettronica, informatica, aerospaziale). Operando ai confini dell’evoluzione tecnologica, per Microgate la formazione e la ricerca, a contatto con i più avanzati centri di sviluppo internazionali, sono una priorità assoluta.

Fino a metà 2015 l’infrastruttura IT di Microgate era tutta “in house”. Man mano che cresceva, l’azienda investiva in nuovi server, ma questa situazione, col tempo, è diventata difficile da gestire in termini di aggiornamento hardware e software, manutenzione, sicurezza e backup. Per questo l’azienda, dopo un test di un mese, Microgate ha optato per un modello di Cloud ibrido, convinta dalle caratteristiche di semplicita, autonomia nella gestione di tutte le operazioni, sicurezza, velocità, ridondanza su più centri, gestione del backup da parte del datacenter, e scalabilità. Il modello si basa su b.Cloud, l’offerta di infrastructure-as-a-service di Brennercom, che si sviluppa su un network proprietario e due server farm.

Dalla prima offerta al go-live sono trascorsi meno di due mesi, con un reparto IT composto da una persona a mezzo servizio, che si è occupata di migrazione

di connettività MPLS tra sede e provider; spostamento nel Cloud di vari servizi DC/Dns/Dhcp, File Server, Sql Server, ERP, intranet e web app varie, siti pubblici, con creazione/trasferimento di vari virtual server e necessari adattamenti di circa 40 pc client; cambiamento di policy e soluzioni di security; spostamento di alcuni portali di doc management su sistemi di office automation; spostamento di servizi (web, db sql e vm) per clienti/partner “lontani” su piattaforme PaaS. Un grosso valore aggiunto è stato dato anche la possibilità di usufruire della fibra ottica a un Gbit/s che che collega Microgate al data center del partner tecnologico, considerando l’attività di progettazione dell’azienda basata su materiali CAD 3D pesanti, file word con molti grafici, foto e formule, e di un traffico client-server notevole.

Confrontando l’infrastruttura IT precedente con quella attuale, Microgate ha riscontrato circa gli stessi costi, ma i vantaggi sono ritenuti consistenti ed evidenti. Il Cloud è risultato più sicuro, veloce e garantisce un risparmio di tempo notevole. Vi sono in realtà ancora molti pregiudizi da superare, sia da parte di una classe imprenditoriale ancora legata a modelli passati, che ritiene, erroneamente, i dati “in casa” più sicuri, ma anche da parte dei sistemisti che temono di perdere il proprio ruolo con la delocalizzazione del server. In realtà la figura dell’IT manager resta sempre centrale e potrebbe, anzi, assumere un ruolo di primo piano nella progettazione e nella pianificazione dei processi aziendali.

Caso tratto dal report “Cloud: è arrivata l’età della ragione?” dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service del Politecnico di Milano, giugno 2016

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 3