Le crisi internazionali, il caro energetico, l’indisponibilità di componenti e materie prime negli ultimi mesi hanno rappresentato delle sfide titaniche per le piccole e medie imprese del nostro Paese. Tuttavia, nel complesso, le PMI (che costituiscono il 5% di tutte le aziende attive in Italia) sembrano aver reagito bene a questi elementi di forte discontinuità e incertezza. A rivelarlo sono i dati dell’edizione 2023 dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI pubblicato dalla School of Management del Politecnico di Milano.
Dallo studio emerge come solo il 14% del campione interpellalto ammette di non essere stato in grado di adottare contromisure utili a superare le difficoltà derivanti dall’incremento dei costi energetici, mentre solo il 10% ha dovuto affrontare gli ostacoli legati all’approvvigionamento delle materie prime.
Ma c’è un aspetto su cui serve ancora lavorare e fare di più: aumentare la maturità digitale delle organizzazioni.
Qual è il livello di innovazione digitale delle PMI italiane nel 2023
Nel corso del 2022, il 26% delle PMI italiane ha incrementato gli investimenti nel campo digitale rispetto all’anno precedente. Il 43% delle realtà più piccole dichiara oggi di essere “avanti nel processo di digitalizzazione” o di “puntare sempre di più sul digitale”, mentre il 35% stenta addirittura a riconoscere alla digitalizzazione un ruolo centrale nello sviluppo del settore economico di riferimento, segno questo di una mancata consapevolezza delle opportunità offerte dalla trasformazione digitale. Una scarsa consapevolezza significa, di conseguenza, ridotti investimenti non solo in tecnologie ma anche in formazione: il 51% delle imprese dichiara, infatti, di non svolgere in azienda iniziative per sviluppare e potenziare le competenze digitali. Solo l’8%, invece, punta a integrare nell’organico figure con competenze digitali/STEM.
Osservatorio Innovazione Digitale PMI 2023, i settori analizzati
Lo studio ha avuto il duplice obiettivo di quantificare il peso delle PMI nelle filiere produttive e, allo stesso tempo, indagare il ruolo del digitale nelle relazioni di filiera. Tre i settori particolarmente rilevanti per il PIL presi in esame dallo studio:
- AEC (Architecture, Engineering and Construction);
- Meccanica e meccatronica;
- Veicoli a motore su gomma e servizi connessi.
“L’Osservatorio ha individuato 4 profili di maturità digitale sulla base di 3 variabili rappresentative dell’approccio delle PMI alla digitalizzazione. Cultura digitale, trasformazione digitale dei processi e collaborazione con attori esterni”, ha dichiarato Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio innovazione Digitale nelle PMI.
La minoranza delle PMI presenta un profilo convinto (36%) o avanzato (9%). Di conseguenza, poco più della metà delle PMI (55%) mostra un atteggiamento timido (39%) o addirittura scettico (16%) nei confronti della trasformazione digitale, mancando soprattutto di un approccio olistico e di una visione strategica di lungo termine.
Non si può trascurare, però, che nell’ultimo anno la crisi energetica e la necessità di far fronte a situazioni contingenti abbiano temporaneamente rallentato il percorso di digitalizzazione di alcune realtà.
Who's Who
Claudio Rorato
Direttore dell’Osservatorio innovazione Digitale nelle PMI, PoliMi
I dati sull’occupazione
Analizzando nello specifico i settori preso in esame, emerge che le piccole e medie imprese operanti nel comparto della meccanica e meccatronica costituiscono più della metà (59%) del giro d’affari totale del tessuto produttivo, nonché la maggioranza (62%) della forza lavoro occupata, con circa 12.000 PMI attualmente attive (che rappresentano il 19% del totale).
Nel settore dei veicoli a motore su gomma e dei servizi correlati troviamo 5.500 PMI attive (5% del totale) che impiegano il 29% della forza lavoro e generano il 36% del fatturato totale.
Infine, nell’industria delle costruzioni edili (AEC) si contano oltre 26.000 imprese attive (3% del settore), che contribuiscono al 33% del fatturato e dell’occupazione totale.
Osservatorio Innovazione Digitale PMI 2023: la trasformazione dei processi
Nell’ambito della trasformazione digitale dei processi di supporto, le attività di marketing e generazione di lead sono ancora oggi svolte in prevalenza attraverso metodologie tradizionali, come le attività in loco dei venditori e le partecipazioni a fiere di settore (48% delle PMI), ma sempre più spesso in abbinamento a iniziative digitali – soprattutto pubblicità online (30% delle PMI). Tuttavia, spesso manca la vista univoca del cliente legata alla raccolta ed elaborazione dei dati ottenuti tramite un sistema CRM, tecnologia adottata o in fase di implementazione solo dal 42% delle piccole e medie imprese.
Integrazione dei processi e delle funzioni aziendali
Per quanto riguarda l’integrazione dei processi e delle funzioni aziendali, si osserva che il 40% delle imprese ha già introdotto o ha intenzione di introdurre a breve termine un software ERP, anche se ancora un numero significativo non conosce o non è interessato a questa tecnologia. Si registra, invece, una particolare attenzione al tema della cybersecurity, pur emergendo chiaramente il divario tra imprese che adottano solo soluzioni di base (96%) o anche soluzioni avanzate (28%).
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A livello di processi decisionali, gli imprenditori e i vertici strategici sono i principali promotori della digitalizzazione. Tuttavia, nel 25% delle PMI le scelte di business non si basano su una valutazione delle prestazioni aziendali attraverso i dati raccolti.
L’utilizzo dei dati per analizzare le performance aziendali si concentra principalmente su un’analisi interna, con il 39% delle imprese che misura l’andamento aziendale, piuttosto che su un’analisi esterna.
Le iniziative di digitalizzazione in Italia
Dall’analisi delle iniziative promosse nel nostro Paese per favorire la digitalizzazione delle imprese emerge una mancanza di focalizzazione sulle PMI, soprattutto a livello nazionale. Solo il 20% dei progetti è specificamente rivolto alle piccole e medie imprese. A livello regionale, invece, sono più comuni le misure mirate specificamente alle PMI e/o a settori o distretti specifici.
Per quanto riguarda la ricerca di finanziamenti, in generale le PMI italiane incontrano difficoltà nell’individuare tempestivamente le opportunità di finanziamento a cui potrebbero accedere, e nel caso in cui riescano a farlo, hanno difficoltà nel pianificare a medio-lungo termine a causa dell’incertezza sulla disponibilità futura degli incentivi stessi.
Questo evidenzia un problema frequente nella trasformazione digitale delle piccole e medie imprese italiane: l’assenza di una strategia digitale definita, a vantaggio di un approccio improvvisato dettato dalle circostanze esterne e dalla disponibilità di finanziamenti.
Serve una trasformazione culturale
“Il passaggio da un approccio di breve termine a uno di medio-lungo termine passa dallo sviluppo di una consapevolezza sui benefici del digitale – ha dichiarato Federico Iannella, Ricercatore Senior Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI -. Per compiere questo passo è necessaria una trasformazione culturale dell’impresa che comprenda lo svolgimento di attività formative anche da parte degli imprenditori, per accrescere la loro capacità di elaborare strategie di medio-lungo termine in cui il digitale riveste un ruolo preminente, e l’inserimento in organico di figure con esperienze e competenze in questo ambito. È proprio in quest’area che si auspicano sempre più iniziative e agevolazioni a favore delle PMI, sia da parte del legislatore che dagli enti di trasferimento tecnologico attivi sui territori e delle organizzazioni di rappresentanza, per fornire ai capi-filiera gli strumenti necessari per guidare e migliorare la digitalizzazione del settore di riferimento attraverso la promozione di buone pratiche e progetti condivisi”.
Who's Who
Federico Iannella
Ricercatore Senior Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, PoliMi