Ma quanto costa lo spread alle imprese italiane? Il calcolo ha provato a farlo il Sole 24 Ore che ha preso come riferimento i dati della Banca d’Italia.
Si tratta di quattro miliardi di euro per quanto riguarda le imprese non finanziarie che arrivano quasi a cinque se teniamo conto anche delle microimprese.
L’analisi del quotidiano di Confindustria parte da maggio 2011. Attraversa il picco dei 600 punti di novembre 2011 fino ad arrivare a pochi mesi fa quando lo spread era sceso intorno ai 300 punti. Un differenziale fra i BTP italiani e i Bund tedeschi ancora alto che in questi mesi si è tradotto in una restrizione del credito e in un aumento del suo costo.
I calcoli
A maggio 2011 il tasso medio pagato dalle imprese era pari al 3,46%. “Si tratta del tasso medio relativo alle consistenze del debito per le società non finanziarie, importo che in quel momento era pari a 898 miliardi di euro e che oggi è sceso a 876 miliardi. Da quel mese in poi gli aumenti degli interessi sono stati costanti, con le nuove operazioni erogate a tassi crescenti, fino ad arrivare al picco del 4,18% del dicembre 2011”, scrive il quotidiano di Confindustria.
Non essendoci dati disponibili, l’ammontare mensile delle nuove operazioni viene stimato tenendo conto l’effetto dello spread sul tasso medio.
A gennaio 2012, per esempio, il tasso medio era salito per l’intero sistema al 4,05%, un aumento di 59 punti base rispetto allo stesso dato di maggio 2011. Un dato che corrisponde a una “rata” pagata dall’intero sistema delle imprese alle banche che è lievitata di lievitata di 440 milioni di euro.
Ripetendo il calcolo da maggio 2011 ad agosto 2012 (ultimo dato di Bankitalia) si arriva a 4,17 miliardi di euro che è il totale per le imprese non finanziarie.
A questo bisogna aggiungere i debiti delle microimprese (famiglie produttrici) e si arriva a quei cinque miliardi che rappresentano “l’esborso aggiuntivo in interessi passivi che le aziende italiane hanno pagato alle banche per effetto della corsa degli spread”.
La situazione non pare migliorare. Il dato di agosto indica 21 punti base di differenza rispetto a maggio e pessime indicazioni arrivano anche per settembre. Il tasso sulle nuove operazioni, comunica l’ABI, è infatti balzato al 3,75%, 41 punti base in più rispetto ad agosto.
L’erogazione del credito
Altro fronte importante è quello delle erogazioni del credito. Tra maggio 2011 e agosto 2012 le consistenze di prestiti alle società non finanziarie sono scese di 22 miliardi, da 898 a 876 miliardi. Ma se si calcola il tutto in termini reali all’appello mancano 54 miliardi.
In uno studio pubblicato a settembre “L’impatto della crisi del debito sovrano sull’attività delle banche italiane”Bankitalia aveva concluso che senza il picco raggiunto alla fine del 2011 (con 550 punti di differenziale), ora “i tassi sarebberostati più bassi di almeno 170 punti per i prestiti alle imprese e di 130 punti per i mutui alle famiglie“.
Per quanto riguarda I conti pubblici, invece, il DEF (Documento di Economia e Finanza) spiega che l’Italia quest’anno spenderà 86,119 miliardi per gli interessi sul debito, 8 in più rispetto al 2011 a causa dell’aumento dei tassi.