PATRIMONIALIZZAZIONE PMI

Economia italiana, segni di ripresa dalle medie imprese: raddoppia il patrimonio netto

Cresciuto del 112% il capitale delle aziende tra 50 e 100 milioni di euro di fatturato nel periodo 2013-2015 secondo K Finance. Su 58 quotazioni in Borsa in due anni, 39 sono avvenute all’AIM, il mercato dedicato alle piccole e medie imprese. Il punto ora è che questa disponibilità di risorse si traduca in investimenti per la crescita e la digital transformation

Pubblicato il 24 Mag 2017

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La patrimonializzazione delle imprese italiane mostra un saldo positivo di 21 miliardi di euro nel 2015, con 56,5 miliardi di aumenti di patrimonio nell’ultimo triennio. Siamo quindi ancora parecchio lontano dai 200 miliardi che la Banca d’Italia ha quantificato come soglia per avvicinarci ai concorrenti europei, ma rappresenta un segnale di fiducia per la crescita dell’economia italiana.

Sono dati rilasciati da K Finance, società di consulenza che opera come partner equity markets di Borsa Italiana, che ha monitorato i cambiamenti delle operazioni di patrimonializzazione di oltre 31mila imprese italiane oltre i 5 milioni di fatturato negli ultimi tre bilanci disponibili, 2013, 2014 e 2015.

Le PMI scelgono la via dell’equity per quotarsi in Borsa

Delle 31mila aziende prese in esame, nel 2015 quasi 23mila (il 72,4%) hanno registrato un miglioramento dell’equity, ossia dei mezzi propri dell’impresa – in contrapposizione ai mezzi di terzi (debiti) – e dei 17 settori verticali presi in esame la tendenza ne ha riguardati 14: a svettare è il segmento sanitario/farmaceutico. In linea di massima, le aziende più attive sul fronte della patrimonializzazione sono state quelle con una forte tendenza all’export, quindi comparto alimentare in primis seguito da quello della chimica. Da segnalare come nota dolente l’andamento delle TLC che, in controtendenza, sono invece state interessate da una diminuzione del patrimonio netto.

In termini dimensionali va sottolineato che la tendenza positiva riguarda solo due classi dimensionali: imprese grandi (oltre 200 milioni di fatturato) e imprese medie (50-100 milioni). Queste ultime hanno più che raddoppiato il patrimonio netto nel triennio esaminato (+112%). Invariata la situazione nella classe 100-200 milioni, mentre il saldo è negativo per le classi dimensionali sotto i 50 milioni di fatturato (5-10 milioni, 10-20 milioni, 20-50 milioni). Un ulteriore segnale, fa notare K Finance, della necessità di crescita delle dimensioni medie dell’impresa in Italia.

L’aumento del patrimonio con mezzi propri è la via scelta prevalentemente dalle aziende piccole (un miliardo di euro l’aumento del 2015, raddoppiato rispetto all’anno precedente) che ricorrono ad aumenti di capitale o reinvestimenti degli utili spesso per far fronte ad acquisizioni o alla quotazione in Borsa.

Su quest’ultimo aspetto è interessante comparare le analisi di K Finance con gli andamenti della Borsa Italiana, in particolare del mercato AIM Italia, quello che interessa le PMI: nel 2014, 21 delle 26 quotazioni complessive hanno riguardato le PMI e quindi l’AIM, trend confermato anche nel 2015 con 32 ammissioni alla quotazione in Borsa (di cui 27 IPO), 18 delle quali all’AIM con una raccolta di fondi complessiva (per entrambi i mercati azionari) di oltre 5,7 miliardi di euro.

Si tratta di operazioni cui le aziende ricorrono tipicamente per rafforzare la struttura finanziaria, guadagnare visibilità sul mercato, e fronteggiare con più serenità la crescita dimensionale e l’internazionalizzazione. Ma a questo punto è decisivo un passaggio ulteriore, e cioè saper convertire le risorse ottenute con aumenti dei mezzi propri e quotazione in Borsa in investimenti nella trasformazione digitale, oggi indispensabile per poter mantenere un ruolo nel mercato globale. In questo senso, il piano Industria 4.0 oggi rappresenta per le PMI un’ottima occasione di investimento in innovazione tecnologica e digitalizzazione. Non ci resta che attendere e monitorare le scelte che le imprese italiane faranno nei prossimi mesi.

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