Anche vista la particolare composizione del tessuto economico italiano, un ruolo fondamentale nella digitalizzazione dei settori manifatturieri (la cosiddetta Industria 4.0) sarà rivestito dalle startup e dalle piccole e medie imprese (PMI) innovative, per le quali il 2016 sarà un anno particolarmente interessante anche grazie a una serie di misure da parte del Governo.
Questa la tesi di un articolo scritto da Enrico Martini, membro della Segreteria Tecnica del Ministro dello Sviluppo Economico, per Agenda Digitale.
A brevissimo, scrive Martini, il Ministero dello Sviluppo Economico renderà pubblico il documento “Industry 4.0, la via italiana per la competitività del manifatturiero”, che individua otto aree di intervento strategiche per il riposizionamento competitivo dell’Italia: rilanciare gli investimenti industriali con particolare attenzione a quelli in ricerca e sviluppo, conoscenza e innovazione; favorire la crescita dimensionale delle imprese; favorire l’imprenditorialità innovativa; definire protocolli, standard e criteri di interoperabilità condivisi a livello europeo; garantire la sicurezza delle reti e la tutela della privacy; assicurare adeguate infrastrutture di rete; diffondere le competenze per Industria 4.0; canalizzare le risorse finanziare alle imprese.
Intanto l’11 gennaio la Consob ha terminato la consultazione pubblica sul regolamento sull’equity crowdfunding, e probabilmente, venendo incontro alle richieste del mercato, estenderà la nozione di “investitori professionali” rispetto alla definizione attuale, che comprende prevalentemente investitori istituzionali. Ci sarà, inoltre, una forte semplificazione della procedura di esecuzione degli ordini, che ridurrà i costi di transazione. L’obiettivo è permettere la conclusione delle operazioni integralmente online, a condizione che i gestori si attrezzino per le verifiche necessarie.
Presto dovrebbe arrivare l’atteso decreto di attuazione del decreto-legge 3/2015 che prevede tra l’altro la possibilità di costituire una startup innovativa con un modello standard di statuto firmato digitalmente dal legale rappresentante dell’azienda, senza il passaggio dal notaio. Un cambiamento “copernicano”, scrive Martini, che vede però la netta contrarietà del Consiglio Nazionale del Notariato.
Un altro fronte di impegno pubblico è la prosecuzione dello strumento “Smart&Start”. «Il Ministro Federica Guidi ha firmato un decreto che lo rifinanzia per 20 milioni a favore delle startup innovative delle regioni del Centro Nord. Le risorse ancora disponibili per le imprese delle regioni del Mezzogiorno sono ancora più cospicue. Lo strumento è gestito da Invitalia che continuerà a erogare i finanziamenti».
Rimanendo a Invitalia, Italia Venture I, il fondo d’investimento con un patrimonio di 50 milioni di euro provenienti dal MISE, è ormai pienamente operativo. Nei primi mesi di vita ha lavorato alla creazione di un network di co-investitori, al quale hanno aderito tutti i maggiori fondi di venture capital italiani e alcuni internazionali. Dopo le prime tre operazioni deliberate a fine 2015, il fondo continuerà a co-investire con operatori privati, fino a un massimo del 70%, tra 500mila euro e 1,5 milioni a operazione.
L’Istat per la prima volta svolgerà un’indagine ad hoc sulle startup ad alto contenuto tecnologico iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese delle CCIAA. L’obiettivo è fornire una rappresentazione trasparente del fenomeno startup italiano, portando avanti una delle missioni indicate nel decreto-legge “Crescita 2.0” di fine 2012. Un’altra indagine la svolgerà direttamente il MISE sugli incubatori/acceleratori italiani di startup tecnologiche. L’analisi non sarà limitata ai 36 incubatori certificati dalle CCIAA, e sarà lo spunto per introdurre nuove misure a favore di queste realtà.
Nei primi mesi dell’anno saranno modificate le modalità attuative degli incentivi fiscali per chi investe in startup innovative. In particolare, nel rispetto dei nuovi Orientamenti comunitari, il massimo investimento totale ammissibile per ciascuna impresa beneficiaria sarà alzato a 15 milioni di euro (oggi la soglia è 2,5 milioni l’anno). L’investimento dovrà essere mantenuto nell’impresa per almeno tre anni (prima il minimo era 2 anni). Non potranno fruire dell’agevolazione fiscale gli investitori (persone fisiche e giuridiche) che già possiedono quote dell’impresa target.
Infine, gli incentivi fiscali per chi investe in startup e PMI innovative dovranno essere rifinanziati per l’anno 2017. Non è escluso immaginarsi qualcosa di più, in particolare, un importante innalzamento delle aliquote per deduzioni e detrazioni fiscali. Su questo fronte Ministero dell’Economia e MISE sono congiuntamente al lavoro.
Per le PMI innovative, una tappa cruciale di inizio anno sarà la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto per accedere gratuitamente e con forme semplificate rispetto alle altre PMI al Fondo Centrale di Garanzia.
Un’altra priorità del Governo è creare veri e propri quartieri digitali all’interno delle città. Milano si è già mossa in questo senso, come altre importanti città
europee, ha numerosi spazi di co-working che possono avere importanti ricadute economiche sul territorio. Saranno realizzati una mappatura degli immobili destinati al co-working e all’innovazione e un registro nel quale possano iscriversi, sul modello di quello dedicato a startup e PMI innovative.
Sono allo studio anche incentivi alle aziende per l’Open Innovation, a vantaggio di imprese che individuano canali esterni di integrazione dell’innovazione, per esempio attingendo all’attività svolta da startup, spin-off e team innovativi.
«L’ecosistema dell’innovazione si trova alla vigilia di un anno di svolta – conclude Martini -. Affinché il salto di qualità abbia luogo occorre il contributo di una vasta schiera di attori, pubblici, ma soprattutto, in modo più continuo e convinto rispetto a quanto fatto finora, privati».