Oltre 350 imprese si sono presentate qualche giorno fa a Milano in Assolombarda all’evento “Italia per le Imprese, con le PMI verso i mercati esteri”, organizzato da ICE-Agenzia con le associazioni rappresentative del territorio. Si tratta della trentanovesima tappa di un Roadshow che è iniziato due anni fa e ha percorso l’intero Paese, con la partecipazione di oltre 6000 aziende.
«Non possiamo contare su grandi cambiamenti della domanda interna, l’unica strada per crescere oggi è operare all’estero: le imprese ormai si dividono in due mondi separati, chi esporta e chi si “fossilizza” solo sul mercato interno – ha detto Michele Angelo Verna, Direttore Generale di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza -. Le prime sono il 21% del totale ma producono l’82% del valore aggiunto: la loro produttività è quasi doppia, e spesso appartengono a reti di impresa».
Reti di impresa che sono stati il tema principale dell’incontro. «Un approccio corretto ai mercati esteri richiede una chiara strategia e risorse adeguate – continua Verna -: con i contratti di rete anche le PMI accedono a questi prerequisiti, superando gli svantaggi delle piccole dimensioni e della scarsità di capitali e competenze».
Fulvio D’Alvia, Direttore RetImpresa, è sceso in dettaglio sul tema: «Il contratto di rete si basa su 5 concetti: un programma condiviso di crescita, superamento del localismo, governance molto semplice, mantenimento dell’autonomia delle singole imprese (non c’è obbligo di fondersi), e una migliore visibilità verso terzi, soprattutto finanziatori ed enti pubblici». In media, le imprese in rete sono più produttive, interconnesse, innovative, orientate all’estero. «Molte reti uniscono aziende di settori diversi, per esempio una nata per portare ciclo-turisti a Verona riunisce hotel, oleifici, ristoranti, officine, e anche Gardaland».
Ad agosto 2016 in Italia i contratti di rete erano oltre 3000, con 15.400 imprese coinvolte, per complessivi 340mila lavoratori e 86 miliardi di euro di fatturato. Sono diffusi in tutte le regioni, uno su 4 comprende aziende di regioni diverse. «Le reti nascono con obiettivi ben precisi: migliorare i processi di produzione, conseguire certificazioni, partecipare a bandi, formare specialisti, fare insieme ricerca e sviluppo, piani di marketing, e ovviamente export ed espansione internazionale».
«Non si va all’estero con strategie “mordi e fuggi”, occorre avere un quadro ben chiaro delle opportunità ma anche dei rischi, che sono di molti tipi, dall’instabilità politica alle normative locali – ha sottolineato Alessandra Lanza, Partner Prometeia -. Le crescite si stanno fortemente differenziando, i paesi emergenti stanno perdendo spinta ma le imprese italiane sono più forti in quelli maturi, soprattutto negli USA che sono un mercato molto esigente».
Prometeia vede un rallentamento della crescita dell’economia mondiale che culmina quest’anno, con ripartenza nel 2017 e 2018 a ritmi moderati ma sostenibili, comprese Cina e Russia, che torneranno a chiedere in maniera selettiva prodotti italiani. «Ma i mercati con più opportunità rimangono come detto gli USA e l’Europa, ideale per i nostri tipi di produzioni».
La necessità di collaborare e “fare sistema”, da parte degli enti pubblici, per favorire l’attività all’estero delle PMI italiane, è stato un altro filo conduttore dell’evento. Un esempio è la “Cabina di regia per l’internazionalizzazione”, istituita nel 2011, che si riunisce una volta all’anno: copresieduta dai Ministeri degli Esteri e dello Sviluppo Economico, coinvolge l’Agenzia ICE, Sace, Simest, ambasciate, consolati e camere di commercio italiane all’estero. «Si decide quali risorse investire in quali Paesi – ha ricordato Nicola Lener, Capo Ufficio Internazionalizzazione delle Imprese della Farnesina -. Un esempio recente è il Piano straordinario per la promozione del made in Italy, una somma finalmente ai livelli degli altri paesi, gestita quasi totalmente dall’Agenzia ICE».
Piano che ha previsto investimenti di 264 milioni su 10 iniziative chiave tra 2015 e 2016, ha precisato Antonino Laspina, Direttore Ufficio di Coordinamento Marketing della stessa ICE, «di cui 5 all’estero (piano GDO, incoming, Road to Expo, campagna contro l’italian sounding, roadshow per attrarre investimenti in 28 paesi), e 5 in Italia, tra cui il voucher per i “temporary export manager”, il potenziamento dei grandi eventi, e questo stesso roadshow». La missione di ICE è promuovere l’internazionalizzazione, lo scambio e l’immagine del prodotto italiano nel mondo. «Forniamo una serie di servizi – tra cui i portali ice.gov.it, e Italtrade.com, rivolto a operatori esteri che cercano controparti italiane – e assistenza e consulenza sempre più mirata».
Infine gli interventi delle due realtà statali di supporto finanziario all’export, entrambe controllate da CDP (Cassa Depositi e Prestiti) e piuttosto poco conosciute, ma con proposte competitive per le PMI italiane che vogliano espandersi all’estero.
SACE offre principalmente servizi di export credit, assicurazione del credito e protezione degli investimenti all’estero, ha raccontato Gianmarco Boccia, responsabile Nord-ovest della società. «Per le assicurazioni di crediti esteri, siamo più vantaggiosi di qualsiasi banca italiana, a volte gli unici: copriamo i rischi di mancato pagamento dei pagamenti dilazionati». Boccia ha fatto l’esempio di una transazione in cui un’azienda turca compra un macchinario da un’impresa italiana. «In questi casi proponiamo un finanziamento all’azienda turca, a condizioni migliori di quelle che può trovare in Turchia, e gestibile come debito commerciale e non finanziario, mentre quella italiana riceve il pagamento nei termini stabiliti o in anticipo»
Quanto a Simest, affianca le imprese italiane con finanziamenti agevolati (con tassi intorno allo 0,15%) e diretti (che non passano da gare e bandi) in tutte le fasi di sviluppo, e in particolare nell’internazionalizzazione, per esempio per fissare una presenza stabile in un Paese estero, o partecipare a fiere e manifestazioni, ha precisato Marco Rosati, responsabile dell’ufficio di Milano della società. «Inoltre possiamo diventare soci di minoranza di un’azienda costituita all’estero, se il paese è extra UE, sia direttamente come Simest, sia attraverso un fondo di venture capitale statale che chiede remunerazioni minime, tra 0,5 e 1%».
La mattinata si è chiusa con Veronica Just, Vice President di Milleutensil srl, che ha raccontato l’esperienza della Rete di imprese ITC (Italian Technology Center), formata da 11 imprese italiane costruttrici di beni strumentali per presidiare stabilmente il mercato indiano. «Nel novembre 2012 abbiamo inaugurato nella città di Pune la sede di ITC, che promuove il marchio, sviluppa contatti istituzionali, fa analisi di mercato, workshop per clienti con presentazioni di prodotti, e partecipa a 5-6 fiere locali all’anno: tutte cose che per noi da soli, media impresa da 65 persone, sarebbero state praticamente impossibili».
Nel pomeriggio poi gli imprenditori presenti hanno potuto incontrare i funzionari di ICE e degli altri enti coinvolti per consigli e consulenze sulle strategie di internazionalizzazione più adatte alle proprie esigenze.