Analisi e ricerche

Cerved: le PMI del Centro-Nord sono ripartite. Crescono tutti gli indici, e un’impresa su 6 è “eccellente”

Nel biennio 2014-15 sono saliti fatturato, produttività, MOL e “nuove nascite” delle piccole e medie aziende, e sono calati debiti e tempi di pagamento, spiega il “Rapporto PMI Centro-Nord 2016” di Cerved e Confindustria. Le regioni più industriali sono state le più colpite all’inizio della crisi, ma anche le più pronte a reagire. 5 linee d’azione per rafforzare la ripresa

Pubblicato il 16 Mag 2016

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Il tessuto delle piccole e medie imprese (PMI) del Centro-Nord Italia è uscito dalla crisi ridotto nei numeri ma più solido. È ancora al di sotto dei livelli pre-crisi ma vive una ripresa ormai consolidata, ad alto valore aggiunto, in cui un’impresa su 6 si può definire “eccellente”, cioè a forte crescita e a basso rischio, e per il quale ci sono prospettive di crescente ripresa nel 2016-17 in tutti i principali indicatori (fatturato, MOL, ROE, rapporto debiti finanziari/MOL), anche se qualche piccolo segnale suggerisce di mantenere alta l’attenzione. Un tessuto che, pur con profonde differenze regionali, conferma di avere un “cuore industriale” dal quale dipendono le prospettive di sviluppo.

Queste in sintesi le tesi del Rapporto PMI Centro-Nord 2016 di Cerved e Confindustria, che, presentato pochi giorni fa, esamina lo stato di salute economico-finanziaria delle PMI centro-settentrionali (bilanci, pagamenti, demografia e livello di rischio) nel biennio 2014-2015, cioè l’ultimo anno di recessione e il primo di una ripresa tuttora debole.

In Italia operano (dati 2013) 137 mila società di capitale che hanno i requisiti europei di PMI (10-250 addetti e 2-50 milioni di euro di fatturato). Circa 112 mila (l’81,5%) sono nelle regioni del Centro-Nord, e producono 161 miliardi di euro di valore aggiunto (il 10% del PIL italiano), occupando oltre 3 milioni di addetti.

Nord-Est e Nord-Ovest contano un’incidenza più alta di medie imprese (quasi il 20%), e di realtà industriali, rispetto al resto del Paese, mentre il Centro ha più piccole imprese (85%), e realtà di servizi, grazie al Lazio che è la regione più “terziarizzata” della Penisola.

Valore aggiunto, il Nord-Est già oltre i livelli del 2007

Il Rapporto conferma che l’ultima crisi economica ha prodotto conseguenze senza precedenti sul sistema di PMI, che tra 2007 e 2013 si è ridotto da 150mila a 137mila imprese (-9%), sia per il prevalere delle chiusure sulle “nascite”, sia per la regressione di molte piccole aziende a microimprese. Gli effetti sono stati più marcati nel Centro, ma anche nel Nord-Est e nel Nord-Ovest le perdite sono state consistenti.

Questa tendenza si è però invertita nel 2014, soprattutto nel Nord-Ovest, dove il numero di imprese è cresciuto del 3,1%, contro il +1,4% del Nord-Est, mentre è ancora in flessione il Centro (-1,1%), penalizzato dal Lazio, dove il numero di imprese nel 2014 è calato ancora del 3,6%.

La crisi, oltre al numero di PMI, ne ha abbattuto fatturato, valore aggiunto e produttività, solo parzialmente recuperati nel tempo. Il fatturato delle PMI italiane fa registrare tra il 2007 e il 2014 cali del 4,2% su base nazionale, con una contrazione più marcata nel Nord-Ovest (-7%) e al Centro (-5%), e più contenuta nel Nord-Est (-2,6%). Nel 2014 però il fatturato è tornato a crescere in tutto il Centro-Nord.

Il valore aggiunto dopo la “picchiata” del 2007-09 ha accelerato ovunque, con un andamento particolarmente positivo nel Nord-Est, dove già nel 2014 ha raggiunto livelli superiori a quelli del 2007, ai quali stanno tornando anche le imprese del Nord-Ovest. La produttività (valore aggiunto per addetto) rimane al di sotto dei livelli pre-crisi. Nel 2014 però si osserva una marcata ripresa, anche favorita dalla razionalizzazione degli organici.

Il margine operativo lordo (MOL) è tornato a crescere nel 2014, ma nel medio periodo la combinazione di fatturato, valore aggiunto e produttività in calo, e costi del lavoro in crescita, ha fortemente compresso i margini, ridottisi di un quarto nel Nord-Est, del 32% nel Nord-Ovest e di oltre il 40% nelle regioni centrali rispetto al 2007.

Migliorano anche gli indici di redditività netti (ROE), che aumentano di almeno un punto in tutto il Centro-Nord, e gli investimenti delle PMI in tutte le macro-aree (sale dell’1,2% su base nazionale il rapporto investimenti lordi/ immobilizzazioni tra 2013 e 2014), anche se in entrambi i casi i livelli restano sotto i valori pre-crisi.

4000 hanno raddoppiato il fatturato negli anni della crisi

Ma soprattutto cresce la fondazione di nuove imprese. Sono state oltre 87 mila le “vere” società di capitali nate nel 2015, circa il 10% in più rispetto al 2014. In gran parte (68%) sono imprese di piccolissime dimensioni, con meno di 5mila euro di capitale versato, soprattutto SRL semplificate. Ma hanno una forte propensione all’innovazione: le imprese iscritte al Registro delle startup innovative sono oltre 5200, e quelle che potrebbero farlo, avendone tutte le caratteristiche, sono altre 4800.

E sono numerose, circa 4000, anche le “gazzelle”, cioè le imprese che hanno raddoppiato il fatturato tra 2007 e 2014. Un quarto di loro è concentrato in Lombardia, che si conferma motore economico dell’area.

La stabilizzazione del clima economico si riflette anche nel sensibile calo delle chiusure di impresa, scese nel 2015 di circa il 30% nel Nord-Ovest e nel Centro, e di circa il 23% nel Nord-Est. Questo rafforza i segnali positivi del 2014, quando però le riduzioni si dovevano soprattutto al minor numero di liquidazioni “in bonis”. Nel 2015 a questo si è aggiunto il netto calo di fallimenti, che nell’anno precedente erano rimasti vicini ai record storici.

Migliorati anche i tempi di pagamento. Anche grazie all’uscita dal mercato delle società più fragili, nel 2015 si sono ridotti i mancati pagamenti e sono diminuiti i ritardi rispetto alle scadenze concordate. I pagamenti delle PMI oggi si attestano in media a 71 giorni nel Nord-Est (73 nel 2012), a 73 nel Nord-Ovest (79), a 78 nel Centro (82). Diminuiscono ai minimi in tutte le aree anche le PMI con ritardi di pagamento tali da far prevedere un default, con un massimo nel Lazio (oltre l’11%) e un minimo in Trentino-Alto Adige (3%).

E infine è fortemente scesa l’esposizione finanziaria. Nel 2014, i debiti finanziari delle PMI pesano per l’82% del patrimonio netto nel Nord-Est (121% nel 2007), per l’81% nel Nord-Ovest (115%), per il 103% nel Centro (143%), che sconta un livello ancora alto nel Lazio (116%).

Chi cresce di più è meno vulnerabile finanziariamente

In tutte le aree, la probabilità di default è aumentata di più tra le PMI più dipendenti dalle banche. L’ampliamento delle modalità di finanziamento si conferma dunque come una assoluta priorità, perché è sempre più forte la “polarizzazione” che associa crescita e rischio: le aree più dinamiche (Nord-Est e Nord-Ovest), sono anche quelle dove le PMI presentano la minore vulnerabilità finanziaria, mentre nel Centro le imprese mostrano la crescita più contenuta e il grado di rischio più alto.

Oltre metà delle imprese vede crescere il proprio fatturato nel 2014, in gran parte a tassi superiori al 5%, ma solo una parte di esse (definite “le eccellenti”) ha anche un basso grado di rischio: sono il 17% (ma nel Nord-Est superano quota 20% e nel Nord-Ovest la sfiorano), e si tratta in gran parte di imprese industriali.

Insomma, le regioni più manifatturiere e con le PMI più grandi sono state le più colpite all’inizio della crisi, ma anche le più pronte a reagire nella fase successiva, beneficiando della spinta dell’export. Una strategia per consolidare la ripresa delle PMI deve dunque rafforzare il numero delle imprese eccellenti e la loro propensione all’innovazione: il Rapporto propone pertanto cinque linee d’azione, che qui accenniamo molto brevemente (per approfondimenti il report è disponibile sul sito Cerved):

1) Un’ampia azione sistemica per migliorare i rating delle imprese e per far scendere il profilo di rischio di quelle finanziariamente “vulnerabili”.

2) Intensificare lo sforzo per rendere il tessuto produttivo meno dipendente dal credito bancario.

3) Sfruttare attentamente e sistematicamente i nuovi programmi dei Fondi Europei 2014-20.

4) Rafforzare e promuovere una delle più interessanti novità degli ultimi anni, il riconoscimento delle PMI Innovative” e l’estensione delle agevolazioni e semplificazioni per le startup innovative a questa nuova tipologia di impresa.

5) Semplificare gli adempimenti in tutti i campi, che rimane la questione decisiva, tanto da costituire una delle principali raccomandazioni europee rivolte al nostro Paese negli ultimi anni.

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