DX Journey

Economia digitale: il vero significato del digital transformation journey

Economia digitale è molto di più degli investimenti tecnologici per alimentare i cicli di vita dell’hardware e del software: è questione di vision. Ecco secondo IDC i principali vantaggi per le imprese: crescita della customer experience, riduzione dei costi e generazione di nuove revenues, soddisfazione dei dipendenti e crescita dei clienti

Pubblicato il 02 Mar 2018

economia digitale

Economia digitale? Il significato è complesso e va molto oltre l’investimento tecnologico necessario a gestire i cicli di vita dell’hardware e del software. L’economia digitale, infatti, rappresenta il macro universo che ruota attorno all’innovazione del business. Secondo le ultime previsioni IDC, l’economia digitale sta tagliando in due il mercato. Da una parte ci sono le imprese che, cavalcando la trasformazione digitale, si stanno rinnovando. Dall’altra, ci sono tutte le aziende che sono ferme perché ancorate a logiche tradizionali. Non entrare far parte dell’economia digitale, avvertono gli esperti, è irrazionale e rischioso. Perché il cuore della digital transformation (DX) non è la tecnologia. Sono le vision.

Quanto vale la digital transformation?

IDC stima che la spesa tecnologica mondiale per la trasformazione digitale sfiorerà i 1.300 miliardi di dollari nel 2018 (in crescita del 16,8% rispetto al 2017) per arrivare a 1.700 miliardi nel 2019 (con una crescita del 42%  rispetto al 2017). Da qui ai prossimi due anni le previsioni parlano di 400 miliardi investiti nelle quattro tecnologie che compongono la Terza Piattaforma, costituita da mobile, cloud, big data, social media. Altri 1.300 miliardi di investimenti sono veicolati in quelli che l’analista americano chiama Acceleratori dell’Innovazione: IoT, robotica, cognitive/IA, realtà aumentata e virtuale, blockchain. L’economia digitale, infatti, è incentrata su uno sviluppo tecnologico continuo sempre più integrato e complesso. Chi governa le aziende non deve perdere di vista gli obiettivi, che non sono le tecnologie in sé e per sé. Il ritorno degli investimenti per le aziende italiane che investono nella DX sono concreti (vedi tabella in basso): al primo posto la crescita della CX (Customer Experience) che, grazie all’innovazione digitale, in Italia cresce del 51% a pari merito con la riduzione dei costi operativi. Per più quasi 5 aziende italiane su 10 (49%), il beneficio della DX si traduce nella generazione di nuove fonti di ricavo (Fonte: IDC – febbraio 2018) mentre per il 35% in una crescita delle revenue esistenti.  L’economia digitale, infatti, significa molto per il Sistema Paese.

economia digitale e dx journey

Economia digitale: che cos’è e cosa significa

Il termine economia digitale è stato usato per la prima volta più di vent’anni fa da Don Tapscott, business executive, consulente e saggista canadese. Sua l’intuizione quando, nel 1995,  scrisse un saggio intitolato: The Digital Economy: Promise and Peril in the Age of Networked Intelligence. Il libro anticipava l’impatto di Internet sul mondo del business, introducendo nuove regole e nuove dinamiche associate all’intelligenza delle reti. Il concetto è stato poi ripreso dall’economista americano Thomas Mesenbourg , che aveva identificato le tre componenti chiave dell’economia digitale:

  • Infrastruttura a supporto dell’e-business: ovvero l’insieme dell’hardware, del software, dei sistemi di telecomunicazione, delle reti e delle risorse di supporto
  • E-business: vale a dire la vera e propria gestione del business mediata da computer collegati in rete, con tutto il corollario di processi informatizzati correlati
  • E-commerce: ossia tutte le vendite on line che comportano il trasferimento delle merci

Nella new economy, le reti digitali e le infrastrutture di comunicazione forniscono una piattaforma globale grazie a cui le persone e le organizzazioni possono interagire, comunicare, collaborare, cercare informazioni e avviare strategie di vendita o di servizio. Come spiegano gli studiosi di Oxford Economics, il  riallineamento economico e la digital trasformation sono ormai collegati in maniera intrinseca. Le attuali condizioni economiche stanno promuovendo investimenti tecnologici in ogni mercato: quelli più avanzati per cercare nuovi modi per ridurre i costi e guidare l’innovazione, quelli emergenti per supportare la loro crescita. Questo crea un circolo virtuoso in cui le tecnologie digitali contribuiscono a migliorare la qualità della vita e del business, favorendo lo sviluppo economico.

Digital transformation journey: a ciascuno il suo

Per vincere le sfide dell’economia digitale serve metodo e servono nuove  abilità. Se ne è parlato in occasione dell’evento organizzato da IDC qualche giorno fa a Milano, intitolato “Digital Transformation Conference 2018: Business & Society in the Era of Disruption”. Testimonial dell’innovazione Demetrio Migliorati, Head of Blockchain Program di Banca Mediolanum, Alessandro Franchi, CIO di Maddalena, Antonio Fumagalli, CIO di ASST Papa Giovanni XXIII e Alessandro Magno, Chief Digital Officer di GeMS – Gruppo Editoriale Mauri Spagnol.

Sergio Patano IDC

«L’economia digitale non è una scelta ma una condizione fondamentale per il presente e il futuro del business – ha  spiegato in apertura Sergio Patano, Senior Research & Consulting Manager di IDC Italia -. La digital transformation cambia la cultura aziendale perché non può essere demandata solo a quelli che una volta venivano chiamati gli smanettoni. Il cambiamento impone un lavoro di squadra tra chi sa gestire le tecnologie e chi sa gestire il business. Non esiste una formula univoca: ogni organizzazione deve intraprendere il proprio digital transformation journey in modo conforme al proprio business».

le sfide dell'economia digitale

Pitch per l’innovazione: la DX secondo Banca Mediolanum

Le istituzioni finanziarie hanno costruito il loro business su infrastrutture blindate che oggi dimostrano tutti i loro limiti in termini di integrazione e agilità. Ma l’evoluzione tecnologica sta aprendo nuove porte allo sviluppo, a partire da una nuova interpretazione della blockchain.

Demetrio Migliorati Banca Mediolanum
Demetrio Migliorati, Head of Blockchain Program di Banca Mediolanum

«Il 50% delle aziende oggi parla della blockchain, ma non la utilizza – ha commentato Demetrio Migliorati, Head of Blockchain Program di Banca Mediolanum -. Molti dicono che si tratta di un hype che arriverà a maturazione da qui ai prossimi tre anni. Avere fiducia in un algoritmo condiviso tra molti attori diversi è qualcosa di veramente disruptive per il mondo finanziario. La chiave che fa la differenza, però, non è tanto la criptomoneta. Lo ha capito per primo il mondo finanziario italiano, partito tardi con la blockchain, ma oggi sotto i riflettori mondiali per l’interpretazione che ne sta dando. Sia, ad esempio, ha costruito un collegamento tra le banche e la PA utilizzando la blockchain per la verifica automatizzata di accordi e contratti, nonché la gestione di servizi bancari, finanziari e assicurativi (nel caso di mutui, polizze o analisi dei rischi di credito). ABI Lab, invece, ha messo a punto una sperimentazione incentrata sulla tecnologia blockchain applicata al processo di spunta interbancaria che oggi vede coinvolte oltre 70 banche, tra cui la nostra. Attraverso l’utilizzo della piattaforma Corda del Consorzio R3 e l’implementazione di Smart Contracts è possibile effettuare il matching automatico delle transazioni bancarie, semplificando e accelerando così il processo di riconciliazione. Sono innovazioni importanti che dimostrano come anche il mondo bancario italiano sta facendo quadrato per cavalcare l’innovazione. Certo ci vuole metodo e strategia: in Banca Mediolanum una volta la mese ci riuniamo con la rete vendita e i nostri stakeholder per fare dei pitch sull’innovazione. Abbiamo un Inno-board in cui sono coinvolti diversi attori aziendali e un Inno-leadership team che gestisce i progetti innovativi attraverso uno scouting finalizzato a identificare le nuove opportunità. Nel tunnel entrano idee che vengono poi validate per entrare nella fase di business plan: su 50 diventano esecutive mediamente cinque idee».

Ieri CIO, oggi Innovation Executive: la DX di Maddalena

L’economia digitale sta cambiando professioni e competenze. Se ieri bastava capire la tecnologia per far funzionare meglio l’operatività aziendale, oggi è necessario capire l’operatività aziendale per introdurre la tecnologia che serve a far prosperare il business.

«Il ruolo di responsabile dei sistemi informativi va interpretato diversamente – ha commentato Alessandro Franchi, CIO di Maddalena (azienda che produce sistemi di misurazione per l’acqua, di cui il 60% è venduto all’estero – NdR) -. Dobbiamo capire il business e creare valore dai dati. In che modo? Ad esempio attraverso la misurazione e l’uso della BI. Abbiamo sposato l’Industria 4.0: abbiamo automatizzato completamente i nostri magazzini, introdotto test di simulazione e sistemi per la conservazione di tutte le informazioni registrate dai nostri dispositivi di misurazione in un arco di 10 anni, così da poter studiare come migliorare i nostri prodotti. Lavorare con i neuroni delle persone (a livello di organizzazione e processi) è sfidante perché, introducendo nuove procedure, si ottengono le reazioni più impensate. Certo è che l’adozione di standard e processi ha semplificato la gestione dei sistemi, portando metodo all’organizzazione. Abbiamo introdotto, ad esempio, un sistema di ticketing e di gestione IT secondo il framework ITIL, tramite cui posso verificare tutti i problemi e stabilire una prioritizzazione che mi permette in molti casi di arrivare a fare manutenzione preventiva. Abbiamo potenziato la sicurezza introducendo nuovi sistemi di controllo: abbiamo un videowall con una decina di monitor che ci permettono, in tempo reale, di presidiare tutta l’infrastruttura aziendale: dal singolo firewall a tutto il network. Prima l’ICT era nascosto: oggi le delegazioni dei clienti che visitano la nostra azienda si fermano anche ad ammirare la nostra NOC (Network Operation Center) rimanendo affascinati dal nostro lavoro. Anche queste sono soddisfazioni».

Antonio Fumagalli Alessandro Franchi Fabio Rizzotto
Un momento dell’evento: a sinistra Antonio Fumagalli, CIO di ASST Papa Giovanni XXIII, in mezzo Alessandro Franchi, CIO di Maddalena, a destra Fabio Rizzotto, Senior Research and Consulting Director di IDC

Sanità che funziona: la DX di ASST Papa Giovanni XXIII

Un altro testimonial dei cambiamenti e dei vantaggi apportati dall’economia digitale è l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) Papa Giovanni XXIII.

«La sanità sta cambiando e di conseguenza cambia il mio ruolo – ha ribadito Antonio Fumagalli, CIO di ASST Papa Giovanni XXIII. La normativa regionale ha decentralizzato molti dei processi di cura e di assistenza il che ha comportato un profondo cambiamento dei processi, mediati dall’informatica. In realtà abbiamo già da dieci anni il laboratorio per le analisi del sangue automatizzato così come è digitale il sistema di gestione delle radiografie. La DX è avvenuta attraverso strumenti consolidati, solo molto più moderni. È cambiato il sistema di condivisione e di collaborazione che nella PA, ha tutta una serie di vincoli. La digitalizzazione ha imposto sistemi di storage in continuo potenziamento e soluzioni di disaster recovery molto stringenti: la business continuity della salute non può contemplare interruzioni del servizio per cui oggi, quando dobbiamo fare manutenzione ai sistemi, dobbiamo segnalare per tempo a tutti gli operatori la schedulazione del servizio, in modo da garantire le terapie e i processi di cura. L’Intelligenza Artificiale è fondamentale per la Sanità: per gestire le analisi, ad esempio, utilizziamo sistemi esperti che analizzano i dati, velocizzando le refertazioni. Grazie a degli algoritmi che auto-apprendono, il responsabile con una firma digitale ratifica i risultati, procedendo con ulteriori controlli di approfondimento solo in caso di anomalie rispetto ai parametri preimpostati. Oggi sono innovativi i modi in cui utilizziamo certe tecnologie. Ad esempio nel caso delle analisi del sangue il sistema oggi quando ha finito il TAT (Tempo di Attraversamento Totale della provetta che contiene il prelievo e che viene processata da un sistema robottizzato NdR), se tutto va bene inoltra un SMS al paziente che può ritirare i risultati. Abbiamo applicato concetti mutuati dalla logistica alla gestione delle sale operatorie: in caso di intervento, parte la prenotazione del giorno e dell’ora della sala collegata all’ordine al magazzino di tutta la strumentazione necessaria, con una schedulazione di tipo just in time dal momento che anche le tipologie di intervento sono state temporizzate. La DX costa, ma costa di più non farla».

Editoria alla riscossa: la DX di GeMS

Anche nell’ambito delle industrie creative l’economia digitale ha sovvertito paradigmi e fatturati.

Alessandro Magno
Alessandro Magno, Chief Digital Officer di GeMS – Gruppo Editoriale Mauri Spagnol

«Non bisogna essere dei giganti tecnologici per essere data driven – ha sottolineato Alessandro Magno, Chief Digital Officer di GeMS (Gruppo Editoriale Mauri Spagnol) -. Il core della digital transformation non è la tecnologia. La trasformazione digitale è un approccio attraverso cui un’azienda guida la trasformazione dei propri modelli di business e del proprio ecosistema attraverso competenze digitali. Per farlo bisogna capire bene i mercati, i consumatori e le informazioni. È l’uso più intelligente dei dati che ci permette di ottenere vantaggio competitivo, consentendo all’azienda di rispondere alle opportunità rapidamente, prendendo decisioni informate. Il nuovo paradigma del valore ? Reach e Intelligence, ovvero il rapporto tra il numero di utenti/clienti raggiunti e la conoscenza capillare di ognuno di loro. Oggi solo i giganti digitali hanno una conoscenza capillare degli utenti grazie ad algoritmi, sistemi di AI, sistemi di analisi dei comportamenti di acquisto e navigazione, dati raccolti da smartphone e altri device. Noi ci stiamo adeguando. Chi pronosticava la fine dell’editoria ha sbagliato: oggi i lettori hanno solo cambiato supporto di fruizione così come hanno fatto nell’ambito della musica digitale. Uno studio di McKinsey conferma come nel 2017 il settore del Media & Entertaiment è quello con il maggiore tasso di digitalizzazione. Gli editori sono riusciti ad adattarsi alla metamorfosi dei consumi e oggi il digitale rappresenta tra il 30 e il 40% del loro business con i conti in ripresa: c’è chi sta meglio e chi sta peggio, ma tutti hanno compiuto una transizione al digitale esemplare. Da anni abbiamo cambiato i nostri processi di produzione: il libro nasce come manoscritto digitale e prosegue come file elettronico su pc, tablet e smartphone (dei nostri editor, marketer, legal e via dicendo) fino ad arrivare a essere un file per la stampa o per e-book. Insieme ad altri editori, tra cui Feltrinelli, abbiamo dato vita a Edigita, una piattaforma digitale che vale circa il 50% della distribuzione eBook del Paese. Nel mercato del libro digitale abbiamo conquistato un market share del 17% rispetto a quello cartaceo (11%). È un risultato importante: in quel mercato ci confrontiamo non solo con gli editori tradizionali ma anche con i nuovi editori digitali e self-publishing. Come ci siamo riusciti? Portando all’interno skill e-commerce capitalizzati dai partner attraverso cui commercializziamo i nostri prodotti, ovvero Amazon, IBS.it, Apple, Kobo, Google e via dicendo. Nel 2014 abbiamo creato ilLibraio.it, il primo canale verticale di news online dedicato ai libri, ai lettori e al mondo editoriale che ci ha permesso di affinare le nostre strategie social, studiando i nostri clienti sempre più da vicino. Abbiamo anche creato nel 2017 una divisione ad hoc per la produzione e il marketing degli audiobook dotandoci anche uno studio di registrazione all’avanguardia».

La struttura organizzativa della digital transformation

Testimonial e analisti concordano tutti nell’affermare che la regola aurea della DX è valutare il ROI a progetto concluso. L’obbiettivo del DX Journey? Progettare prodotti e servizi utilizzando l’innovazione tecnologica per fare meglio e con più efficienza.

«L’azienda nativamente digitale è incentrata su 5 direttrici – ha concluso Patano -. La prima è una piattaforma digitale, che costituisce l’infrastruttura che sta alla base dell’innovazione. La seconda è la messa a punto di una serie di strumenti di valutazione delle iniziative legate alla DX, definire da KPI precisi. La terza è la disponibilità di nuove capacità digitali che si riflette poi nella quarta direttrice, costituita da struttura organizzativa adeguata, agile e proattiva. Solo così è possibile passare alla quinta direttrice: la definizione di un piano tattico della road map evolutiva del digital transformation journey».

digital transformation journey

L’economia digitale, infatti, porta maggiore velocità, precisione e puntualità attraverso un’uso più intelligente delle informazioni e un’omnicanalità dei servizi orientata non solo alla massima fruibilità ma anche alla massima personalizzazione.

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