Fare SEO significa ottimizzare struttura e contenuti di un sito web per migliorarne autorevolezza, visibilità e posizionamenti sui motori di ricerca, cioè Google, Bing, Amazon e molti altri.
Ma fare SEO nel 2021 avrà un elemento qualitativo in più. Tutti gli specialisti di quella che viene riconosciuta ormai come vera e propria disciplina sanno che il prossimo sarà l’anno in cui l’ottimizzazione metterà davvero al centro l’utente e la sua experience, trasformando la keyword research.
Non è una frase fatta. Si parla molto di user experience in ogni contesto del digital marketing, ma i motori di ricerca stanno inviando ormai da mesi, per non dire anni, chiari segnali sul fatto che l’esperienza dell’utente e l’evoluzione del suo comportamento di ricerca sono il cuore dei nuovi algoritmi di valutazione della bontà di siti e contenuti web.
Page experience update, che cos’è e che cosa valuta
Il Google Page Experience update è una vera rivoluzione, che Google ha annunciato da mesi per consentire ai proprietari dei siti di mettersi in pari con eventuali interventi e miglioramenti e arrivare preparati al nuovo anno pronti e alle sue sfide.
Ma che cosa misura questo prodotto? Si tratta di una nuova valutazione della efficacia dei siti web che ha un solo focus: l’esperienza dell’utente in pagina.
Le sue metriche sono state definite core web vitals, ossia dei minimi comuni denominatori di una buona navigazione di pagina web. I principali sono tre: LCP, FID e CLS. Vediamoli singolarmente:
- LCP sta per Largest Contentful Paint e misura la velocità di caricamento della pagina;
- FID sta per First Input Delay e serve a definire quanto la pagina sia o meno interattiva;
- CLS sta per Cumulative Layout Shift e valuta la stabilità visiva della pagina, ossia il fatto che non ci siano elementi in movimento che possono infastidire o distrarre l’utente.
Se questa experience non è abbastanza fluida e intuitiva, i siti verranno penalizzati con valutazioni negative e, di conseguenza, con una minore visibilità e una ridotta possibilità di essere posizionati in cima alle SERP (Search Engine Results Pages).
Mobile first index ufficialmente operativo
Di recente Big G ha annunciato quando il celebre – o famigerato – Mobile first index entrerà in vigore: da marzo del 2021. Questo significa che, dopo aver avuto un paio d’anni per prepararsi dopo il primo annuncio, è venuta l’ora di rendere ufficiale il primato del mobile sul desktop.
Da marzo del prossimo anno, dunque, tutti i siti sviluppati principalmente per desktop con una versione mobile non adeguata si troveranno probabilmente penalizzati dai motori di ricerca. Il motivo è sempre lo stesso: gli utenti cercano soprattutto in mobilità. È un dato di fatto, ergo occorre strutturare i siti primariamente per essere fruiti da smartphone.
Ottimizzazione e linguaggio umano
C’è una serie di altri elementi che porta a convalidare la teoria secondo cui le best practice SEO stanno virando dal “compiacere” le macchine a una visione che mette sempre più al centro l’utente umano. Tra i principali c’è la tendenza dei motori di ricerca a investire in misura crescente nelle tecnologie per la comprensione del linguaggio umano.
Se la voice search, infatti, è tra i metodi di ricerca più usati, allora algoritmi e bot dovranno essere sempre più in grado di interpretare il linguaggio umano naturale, così com’è.
Non si cerca più, infatti, con query schematiche fatte di fredde parole chiave concatenate, ma si tende a interagire con pannelli di ricerca e assistenti virtuali come se si stesse parlando con un’altra persona.
Questo implica l’utilizzo di gergo, il dare per scontato il contesto, le ricerche locali e “vicino a me”… Come può una macchina capire tutto questo? Google & soci si stanno dotando di algoritmi – come BERT – capaci di decifrare al meglio contesto e linguaggio umano, per fornire risposte sempre più pertinenti rispetto all’intento di ricerca degli utenti.