10 miliardi di video visualizzati ogni giorno. Accade su Snapchat, App che oggi spopola fra i teenager e che sta affermando in Rete un nuovo modo di comunicare, che va oltre la chat e il messaggio vocale, pure molto usati in particolare su WhatsApp.
Secondo quanto riferito a Bloomberg dalla società del fantasmino giallo (un unicorno valutato 16 miliardi di dollari), un terzo degli utenti dell’App posta ogni giorno foto o video, mini pillole delle proprie storie quotidiane, che possono essere viste solo nelle successive 24 ore. Su Snapchat, dunque, non si svolgono conversazioni arricchite da foto e filmati, fino ad oggi scrigni di memorie preziose da conservare. Le conversazioni “sono” le foto e i video: all’apertura dell’App, la telecamera è la prima schermata che viene visualizzata. E creare video è davvero divertente, grazie a una serie di “effetti speciali” pronti all’uso. Dal punto di vista del marketing, l’efficacia del mezzo, in particolare per il target 13-30 anni, è testimoniata da CMO brand prestigiosi, come Bloomingdale’s, National Geographic o Taco Bell.
Non è solo un trend in crescita, ma un’onda disruptive
Il successo di Snapchat è la conferma della rapida accelerazione che sta avendo il video online in tutte le sue forme, trasformando le relazioni, la comunicazione, la formazione. Gartner stima che nel 2019 l’80% del traffico Internet sarà video.
Alla base c’è l’evoluzione tecnologica: il cloud, piattaforme di streaming sempre più performanti, sistemi di storage sempre più capienti. È un’onda “disruptive”
che non solo sta trasformando i media e l’industria dell’entertanement, ma promette nuove opportunità di comunicazione a tutto il mondo del business. Netflix è nata nel 2007. Nell’arco di un decennio, la “generazione palinsesto”, abituata cioè a vedere contenuti rigidamente programmati e selezionati da qualcun’altro, è stata affiancata da utenti con un potere decisionale illimitato: siamo noi che oggi possiamo decidere come e quando guardare un contenuto, ma anche crearlo e condividerlo. Solo con uno smartphone.
Sette piattaforme di Social Video
Oggi per molti CMO utilizzare il video online significa una cosa sola: YouTube. L’investimento pubblicitario su questo formato cresce da tempo: in Italia il Politecnico di Milano stima un incremento del 19 nel 2015 (si veda la tabella in basso). È importante sapere però che lo scenario è molto cambiato. Secondo il sito specializzato Marketing Land, sono almeno sette le piattaforme di social video da prendere in considerazione: Facebook, Instagram, Twitter, Vine, Snapchat e Tumbl. A questo link è disponibile una interessante tabella che permette di comparare le piattaforme e interpretarne le statistiche. Per esempio, per contare le visualizzazioni, ogni social network usa una differente metrica: per esempio, se su Snapchat basta far partire il video, su Youtube devono passare almeno 30 secondi.
Le opportunità per il Marketing
Le piattaforme di streaming e di distribuzione di video on demand di ultima generazione (molte sono state acquisite di recente dai big dell’ICT, come Clearleap e Ustream da parte di Ibm) permettono la distribuzione del video in modo semplice e capillare e stanno prendendo piede per esempio nell’ambito della formazione e delle comunicazioni aziendali. Un esempio? Mazda, il produttore di auto, ha annunciato a marzo la nuova Miata dal salone di New York in live streaming, utilizzando la piattaforma anche per mettere a disposizione contenuti video di approfondimento, ampliando l’audience come mai in precedenza, amplificando il ROI dell’azione di marketing e potendo avere un riscontro immediato delle reazioni del pubblico al lancio del nuovo modello.
E in futuro? A breve potremo vedere applicate le tecniche degli analytics avanzati anche alle immagini, già utilizzate per la sicurezza per esempio. Un potere in più che sarà messo nelle mani degli utenti per selezionare i contenuti e indicizzare i filmati.