Guide e how-to

Inbound Marketing, l’arte di attrarre i clienti. Cos’è e come farlo efficacemente

Offrire contenuti di valore per attrarre utenti sul proprio sito e trasformare i visitatori in clienti: questa è la base, semplificata all’osso, dell’Inbound Marketing. Semplice? No, affatto: tra i diversi canali da attivare, il monitoraggio dei KPI, il concetto stesso di funnel che inizia a diventare in parte desueto… fare Inbound in modo efficace è sicuramente una bella sfida per i marketer e i promotori di un brand

Aggiornato il 11 Ott 2023

inbound marketing

C’è chi pensa che fare inbound marketing significhi solo mandare e-mail automatizzate. Chi, invece, crede che basti avere un blog ben posizionato sui motori di ricerca. In realtà, mettere in piedi una strategia di Inbound performante è tutt’altro che banale e comprende leve – sia metodi tradizionali di marketing sia canali digitali – multiformi e complesse, tanto che ci vuole un’intera squadra di professionisti specializzati in ogni ambito per essere davvero efficaci. L’obiettivo è uno e uno solo: farsi trovare. E per riuscire nell’intento è necessario l’uso di piattaforme tecnologiche MarTech avanzate, adottate internamente o dal partner a cui ci si affida. Negli ultimi anni i costi dei software di Marketing automation sono notevolmente scesi, la tecnologia è molto migliorata e le soluzioni disponibili si sono moltiplicate: chi padroneggia meglio la tecnologia saprà conquistare un vantaggio competitivo.

Cos’è l’Inbound Marketing e la differenza con l’Outbound

Iniziamo con una definizione: l’inbound marketing è una strategia che utilizza molte forme di pull marketing – content marketing, blog, eventi, SEO, social media e altro – per creare brand awareness e attrarre potenziali clienti. L’obiettivo è duplice: lead generation (ovvero generazione di contatti, o, in senso più ampio, Demand Generation) e posizionamento del brand, o brand awareness.

A differenza del cosiddetto outbound marketing, in cui i professionisti del marketing cercano attivamente di trovare clienti, l’inbound attira l’attenzione dei clienti a partire da contenuti interessanti e utili per loro, e facilita la ricerca dell’azienda da parte dell’utente stesso.

Se le tradizionali iniziative di marketing si focalizzano su una singola campagna o su obiettivi di breve periodo, gli sforzi dell’inbound hanno una progressiva efficacia nel tempo. Ad esempio, un contenuto di valore offre molti vantaggi, sia immediati sia a lungo termine: richiama l’attenzione sull’azienda quando viene creato e continuerà a costituire un punto di ingresso interessante finché rimarrà sul sito. Man mano che il contenuto acquisisce maggiore visibilità, storicità e autorevolezza, può quindi diventare una fonte continua di traffico in entrata: proprio su questo si basa, ad esempio, la SEO.

La chiave è, quindi, creare una strategia di contenuto su misura per le proprie buyer personas – queste ultime sono gli archetipi del nostro cliente “ideale”, da definire e studiare puntigliosamente, sulla base di dati a nostra disposizione e non di “sensazioni” e opinioni personali – e per la fase del ciclo di acquisto in cui si trovano.

In questo modo, si forniscono contenuti di valore orientati direttamente verso quel visitatore specifico. Questo aiuta a seguirli lungo il ciclo di acquisto, a rispondere alle loro obiezioni e a creare un legame di fiducia. Tutti questi fattori possono generare tempi di vendita più brevi, lead più qualificati e, quindi, un reale supporto del digital marketing al team di vendita: Sales e Marketing possono così essere più vicini e allineati. L’execution di una strategia di Inbound Marketing è oggi supportato dalle piattaforme di Marketing Automation, che amplificano enormemente l’efficacia delle attività messe in campo.

L’Inbound Marketing risulta particolarmente efficace per le aziende B2B e ha il potere di incrementare le vendite e rendere più efficace l’interazione fra Marketing e vendite.

New call-to-action

Come si fa Inbound marketing nel 2023

Farsi trovare online, nel momento in cui un potenziale cliente sta effettuando una ricerca su Google o sui siti specializzati per risolvere un suo problema, proporre consigli, soluzioni, guide e tutorial è la chiave delle strategie di marketing digitale. Le aziende sono molto oggi più attente: hanno imparato ad ascoltare quello che i clienti esprimono sui vari canali di comunicazione, a comprendere le reali esigenze, ad offrire servizi e contenuti utili ancor prima di ricevere. È così, esprimendo vicinanza, che si conquista la fiducia, in un momento storico che vede le emozioni e le paure predominare sulle scelte razionali. I vecchi paradigmi del marketing negli ultimi anni sono stati innovati e ribaltati e non si tornerà indietro.

Fare Inbound Marketing significa dunque rendere un’azienda punto di riferimento per i potenziali clienti, fornendo dei contenuti di valore nel momento esatto in cui sono necessari, perfettamente sviluppati sulla base di quelle che sono le esigenze della persona che li sta ricercando (buyer persona).

L’inbound è potente proprio perché ha la capacità di dare all’utente esattamente le risposte che sta cercando nel momento preciso in cui ne ha bisogno: ciò crea reputazione e autorevolezza del brand in qualunque tipo di settore.

Serve dunque un’infrastruttura tecnologica dedicata a Sales and Marketing. Le tecnologie necessarie sono prima di tutto il CRM e poi la Marketing Automation. Oggi le piattaforme per l’Inbound sono potenziate dall’Intelligenza Artificiale generativa. I principali fornitori, come Hubspot, hanno infatti integrato l’intelligenza artificiale trasversalmente su tutta la piattaforma, innovazioni che potenziano e semplificano in modo significativo il lavoro dei team marketing, vendite e servizi. Sfruttando i dati che la piattaforma raccoglie e gestisce, l’AI può ora essere utilizzata come supporto per redigere contenuti (Call To Action, landing page, post social, immagini), generare idee per blog, costruire siti web, sviluppare report e molto altro, in modo personalizzato e con capacità predittiva.

A supporto delle vendite, è ora possibile interpretare flussi di mail, preparare documenti, avere suggerimenti sulle azioni da fare. Ancora, nel customer care, il l’AI aiuta a creare testi di risposta ai clienti utilizzando il tono di voce più adeguato, in base agli scambi precedenti. Queste nuove funzionalità non sostituiranno il lavoro delle persone, che resta fondamentale, ma creano una buona base su cui poi lavorare.

In estrema sintesi, ecco le principali attività dell’Inbound Marketing

  • Produzione di contenuti di qualità, autorevoli e utili al target di riferimento, ottimizzati SEO e pubblicati su testate specializzate, blog aziendali e social media. Questo è il punto di partenza delle strategie di Inbound Marketing. Occorre dunque pianificare un piano di comunicazione, definire uno storytelling, pubblicare branded content, attivare piani di digital advertising e piani social, organizzare eventi digitali, fisici o ibridi. Servono poi contenuti accattivanti che convertano, che spingano il vistatore a rendersi riconoscibile, ovvero con una Call To Action (iscriversi a un evento, a una newsletter, aderire a una promozione, scaricare un documento di approfondimento…).
  • Adozione di una piattaforma di Marketing Automation, definendo nuovi processi per Marketing e Vendite. Il vantaggio non è solo l’automazione: in questo modo si possono centralizzare tutte le informazioni relative alle interazioni che ogni singolo contatto (lead, prospect, cliente, fornitore) ha avuto con l’azienda dall’invio di una email alla compilazione di un form sul sito, dal comportamento sui social media all’interazione con le campagne adv, fino al tracciamento delle telefonate. Per fare un esempio nel mondo B2B, gli strumenti possono far conoscere al venditore se il prospect apre l’email che gli ha inviato con un’offerta, una funzione classica di email marketing. A quel punto, il venditore può mandare un messaggio o chiamare. È il risultato di un processo ben costruito e di una tecnologia che dice quando è il momento giusto per parlare con il cliente.
  • Tutte queste attività vanno misurate e monitorate, definendo KPI da rivedere periodicamente. L’inbound marketing è un processo continuo che richiede costante ottimizzazione.

Il funnel: è davvero possibile far scendere gli utenti nell’imbuto?

Tanti dicono che il marketing funnel sia morto: effettivamente, in un mondo fatto di sovrabbondanza di informazioni e prodotti, di continua interruzione e scarsità di attenzione, di bombardamento di messaggi e scelte improvvise, l’idea di condurre per mano un nuovo visitatore del sito giù per il famigerato “imbuto” risulta forse un po’ semplicistica o superata. Vero in parte, ma questo non significa dimenticare il funnel, al contrario: significa comprendere come si evolve e adattare le proprie strategie di conseguenza.

Oggi gli acquirenti hanno più potere, il web fornisce loro una gratificazione immediata di informazioni. Possono accedere a specifiche dettagliate, prezzi e recensioni su prodotti e servizi, 24/7, con pochi click. Nel frattempo, i social media li incoraggiano a condividere e confrontarsi, mentre i dispositivi mobili aggiungono una dimensione always-on e everywhere a ogni aspetto dell’esperienza.

Google stesso ha parlato del concetto di “micro-momento”: non si tratta più dei livelli di un funnel ordinato, ma di agganciare il potenziale consumatore proprio nell’istante in cui mostra un interesse o un bisogno, e soddisfarlo immediatamente, intercettandone quindi la volontà di acquisto.

Per questo motivo, le tattiche di marketing tradizionali, basate sull’interruzione dell’attenzione, stanno diventando meno efficaci, in alcuni ambiti.

Le diverse “discipline” del marketing che generano inbound

L’inbound marketing è tra le strategie web più composite in assoluto: infatti, sono molte le leve che entrano in gioco e le frecce che abbiamo al nostro arco per riuscire a catturare l’interesse del nostro utente grazie a un contenuto di qualità, in modo da trasformarlo in un cliente.

Content marketing, la forza di contenuti altamente rilevanti

Il content marketing è un approccio di marketing strategico incentrato sulla creazione e distribuzione di contenuti di qualità, pertinenti e coerenti, per attirare e trattenere un pubblico chiaramente definito e, in definitiva, per guidare l’azione dei clienti verso una specifica conversione.

Nel gergo tecnico, questi contenuti vengono etichettati, a seconda della loro specificità rispetto all’argomento e al pubblico a cui si rivolgono, come ToFu, MoFu e BoFu, che rappresentano rispettivamente la parte superiore, la parte centrale e la parte inferiore del famigerato imbuto.

Un contenuto ToFu (Top of the Funnel) sarà quindi più generico e introduttivo, un MoFu (Middle of the Funnel) sarà orientato a un target già mediamente consapevole dell’argomento e, infine, un BoFu (Bottom of the Funnel) sarà probabilmente un contenuto specifico, che entra nel merito di prodotti o servizi di un’azienda.

Al netto di questo, è sempre bene tenere a mente che solo un contenuto davvero di qualità, che risponda alle domande degli utenti, può essere davvero valido all’interno di una strategia di inbound marketing, perché il contenuto è il fulcro attorno al quale ruotano tutte le attività, dalla SEO, che usa i contenuti per posizionare keyword specifiche, ai social, dove vengono ricondivisi creando visibilità e WOM (Word of Mouth).

Content Marketing B2B: come generare Lead e Awareness con i giusti KPI

Content Marketing B2B: come generare Lead e Awareness con i giusti KPI. Clicca sull’immagine per approfondire.

Lead generation e PPC

La generazione di lead descrive il processo di marketing atto a stimolare e catturare l’interesse per un prodotto o servizio, allo scopo di sviluppare una precisa pipeline di vendita. La lead generation utilizza spesso canali digitali e negli ultimi anni ha subito cambiamenti sostanziali grazie dell’ascesa di nuove tecniche online e social.

PPC sta per pay-per-click, un modello di internet marketing in cui gli inserzionisti pagano una commissione ogni volta che si fa click su uno dei loro annunci: la pubblicità sui motori di ricerca è una delle forme più popolari di PPC, così come le campagne a pagamento sui social media.

In particolare, la rete di ricerca di Google Ads, ad esempio, è un esempio perfetto di come si possa fare pull marketing pur facendo campagne a pagamento: presidiando keyword specifiche, si intercetta il potenziale consumatore in un momento in cui egli è attivo e orientato a cercare proprio il nostro prodotto.

SEO e posizionamento organico

Abbiamo appena parlato di metodi per generare lead e contatti in modo attivo, attraverso campagne a pagamento che ci aiutino a intercettarli. Ora, invece, passiamo all’altra faccia della medaglia, cioè le strategie cosiddette “organiche”, ossia naturali, non a pagamento. Pull, perché attirano verso di noi l’utente, in modo del tutto spontaneo.

Sicuramente, una delle attività pull più efficaci e con maggiore ROI sul medio-lungo periodo è la SEO (Search Engine Optimization), cioè l’ottimizzazione delle nostre property digitali – sito corporate, e-commerce, sito informativo, Blog o App – per migliorarne il posizionamento sui motori di ricerca sulla base di determinate parole chiave rilevanti, siano esse branded (contenenti il nome del marchio) o unbranded (keyword generiche relative al nostro settore, prodotto o servizio).

Eventi e approfondimenti

Non solo marketing digitale in senso stretto: fanno parte dell’inbound anche attività che sono a tutti gli effetti di marketing tradizionale, come ad esempio gli eventi o le sessioni di formazione – che oggi sono spesso veicolate online in formato webinar.

Invitare – digitalmente o fisicamente – i propri potenziali clienti a un evento fa sì che si generi un contatto personale con il marchio, una relazione che, se ben coltivata, può diventare di lunga durata e profittevole per entrambe le parti.

Infatti, l’approccio dell’inbound è sempre lo stesso: seminare delle “briciole di interesse” per attrarre i prospect e convincerli a partecipare al nostro evento. Ma non finisce con la partecipazione, tutt’altro: è proprio a quel punto che la fase di followup e nurturing prosegue con forza, per mantenere un legame, che passa generalmente sempre da ulteriori contenuti di qualità, survey di feedback e proposte di nuove iniziative.

Anche in questo caso, quindi, la convergenza tra online e offline può dare davvero ottimi risultati.

E-mail marketing, DEM e newsletter

Quando si parla di inbound si tende spesso a pensare proprio all’e-mail marketing, come se fossero sinonimi. Non è così, perché l’e-mail marketing e l’e-mail automation fanno parte delle attività di inbound, spesso come veicolo per tutti i contenuti creati.

L’automazione, infatti, è un ottimo supporto per coltivare le relazioni con i lead che non sono ancora pronti per l’acquisto, il più delle volte proprio tramite campagne DEM (Direct E-mail Marketing) mirate. Inoltre, il collegamento al sistema CRM (Customer Relationship Management) fa in modo che nessuno dei lead si perda e che il lavoro del reparto marketing si parli perfettamente con quello del dipartimento Sales.

DEM e newsletter diventano, quindi, un ottimo mezzo per diffondere i propri contenuti di qualità a liste di potenziali clienti, generando interesse, awareness, traffico e – con tempo e pazienza – anche conversioni.

Una DEM, per essere efficace, deve essere interessante e rispondere ai principi della scrittura persuasiva, senza però risultare stucchevolmente commerciale: un buon uso delle call-to-action – sia come copy che a livello visivo – può fare la differenza. Allo stesso modo, il contenuto veicolato è ovviamente essenziale: non solo “semplici” link ad articoli del vostro Blog aziendale, ma anche contenuti fisici, come white paper scaricabili, infografiche o ebook. L’idea di poter accedere a un contenuto esclusivo e farne il download, nella mente dell’utente rende più concreto il vantaggio di seguire la nostra azienda.

Fondamentale, in questo senso, che queste liste siano correttamente gestite dal punto di vista dei consensi privacy – oggi più che mai, vista l’importanza del GDPR – ecco perché si parla di permission marketing, cioè di quelle attività basate sul presupposto che il ricevente ci fornisca il suo ok e il suo consenso a ricevere le nostre comunicazioni, attraverso il cosiddetto opt-in. Ad esempio, per iscriversi a una newsletter o a una mailing list, l’utente deve indicare spontaneamente il proprio indirizzo e-mail e manifestare, attraverso un flag o un’accettazione, la volontà di aderire a quel particolare servizio.

Monitoraggio dei risultati e del ROI

Quando si misura il successo dei propri sforzi di inbound marketing, è possibile scegliere tra numerose metriche, proprio perché si tratta di una strategia composita.

Andranno, quindi, presi in considerazione KPI differenti a seconda dell’attività che stiamo considerando: ad esempio, il volume di traffico organico e il posizionamento delle parole chiave per la SEO, il rendimento delle campagne per le PPC, la generazione di interesse e il tasso di apertura delle e-mail per il Direct E-mail Marketing.

È essenziale, come in ogni attività di marketing, evitare di focalizzarsi sui cosiddetti vanity metrics: ad esempio, aver popolato una lunghissima mailing list di contatti consensati che però hanno un bassissimo tasso di apertura delle DEM, ha poca utilità. Sono necessarie, quindi, delle metriche finanziarie, che mostrino come il marketing aiuti davvero la tua azienda a generare più profitti, facilitando la vendita.

Si parla, in questo caso, di ROI, cioè di ritorno d’investimento. Un esempio concreto? Se organizzo un webinar invitando le persone tramite una landing page che ho posizionato sui motori di ricerca in modo organico e ho anche sponsorizzato tramite una PPC, spendendo in tutto 5.000 euro, ma attraverso quel webinar ottengo un nuovo cliente che firma un contratto da 50.000 euro, ho generato un ottimo ROI per la mia azienda.

Fondamentale, quindi, riuscire a tradurre in dati quantitativi tutte le azioni della strategia, comprese quelle più legate a elementi astratti, come la brand awareness. I numeri, come sempre, sono l’unica cosa che conta quando si tratta di risultati nel digital marketing.

L’inbound marketing di Digital360

Il Gruppo Digital360 ha sviluppato un’offerta, unica in Italia, che fa leva sui principi dell’inbound Marketing e sulle tecnologie di Marketing Automation, in particolare la piattaforma Hubspot. Denominata Marketing & Sales Engine, la proposta si rivolge alle aziende B2B, affiancando i marketer nel gestire in modo integrato tutte le attività di posizionamento online e di generazione di opportunità commerciali, dal content marketing al lead nurturing.

Attraverso il Digital Marketing & Sales Engine, Digital360 si posiziona come un vero e proprio partner strategico per i propri clienti, mettendo a disposizione un team multidisciplinare (formato da esperti di contenuti, comunicazione digitale, SEO, social media, marketing automation e lead generation), che opera come se fosse una ‘estensione’ del dipartimento di marketing dell’impresa stessa.

Il servizio, erogato in abbonamento, sfrutta forti sinergie con l’anima editoriale del gruppo, un Network oggi composto da decine di asset digitali tra siti, portali, canali web e newsletter, con un team di professionisti in grado di sviluppare i contenuti professionali che sono al cuore dell’inbound marketing.

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Articolo originariamente pubblicato il 09 Set 2021

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