Digital marketing

I nuovi domini cambiano le ricerche sul Web

Oggi le opzioni disponili per i siti Internet si sono notevolmente ampliate, con suffissi inediti come .pizza, .berlin, .luxory, .guru, ma anche con la possibilità di registrare i nomi dei brand e renderli così più visibili in Rete. Un fenomeno che ha subito riscosso successo, ma che sta creando un nuovo problema a chi non si è mosso per tempo: riappropriarsi dei domini in mano agli squatter

Pubblicato il 07 Nov 2014

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Il nuovo dominio .Ovh, lanciato a ottobre, ha ricevuto già 54 mila adesioni, perlopiù da aziende startup, web agency e creativi. La performance è significativa: rivela non solo quanto successo questi nuovi domini stiano riscuotendo ma anche che la loro popolarità è fortemente specifica e settorializzata. Con luci e ombre, beninteso. Perché, come spiega MarkMonitor a Ict4Executive, i vari nuovi domini sono finiti spesso nelle mani di squatter. E snobbati da molte grandi aziende che avrebbero dovuto invece registrarli per proteggere il proprio marchio.

Intanto, l’aspetto positivo è che «i nuovi domini di primo livello permettono alle aziende di distinguersi e caratterizzarsi. In passato, l’attenzione era tutta nell’ideare un dominio creativo di secondo livello. Adesso invece si utilizza il proprio marchio associandolo a un dominio di primo livello che sia d’impatto e innovativo», spiega Dionigi Faccenda, direttore Sales&Marketing di Ovh Italia (hosting provider con sede principale in Francia, forte di tre milioni di domini registrati). «Il nostro .Ovh è scelto da aziende innovative che da sempre si identificano con il nostro marchio», aggiunge. I dati dicono che il .Ovh è il settimo dominio al mondo, tra quelli nuovi. In testa ci sono .xyz, .berlin, .club, ma nella top 20 ci sono anche alcuni domini cinesi: anche questo aspetto la dice lunga su come sta cambiando il web. Altre novità arriveranno: dal 10 dicembre sarà liberalizzato .pizza; i registrar sono già inondati di prenotazioni, aperte da ottobre.

«L’adozione di questi nuovi domini è stata migliore delle attese. Con tante richieste anche da parte di consumatori e pmi: non ce lo aspettavamo», dice Jerome Sicard, Regional director Southern Europe di MarkMonitor (azienda di brand protection). «Professionisti ed esperti si stanno registrando con .guru. Hotel prendono .paris, .london. Aziende del lusso sono andate a frotte sui .luxory», spiega.

Ma i grandi brand non sembrano interessati

«Ciò che ci aspettavamo e che non è avvenuto, invece, è che i grandi marchi sarebbero corsi a registrare i propri nomi su tutti i nuovi domini. Forse per risparmiare, vista la crisi, non l’hanno fatto», aggiunge. «Un’azienda adesso deve registrare dai 30 ai 60 domini di primo livello, per proteggersi, con un costo circa di 200 euro. Non è molto. Adesso saranno costrette a spendere molti più soldi in procedure, per riavere indietro il dominio che altri hanno registrato con il loro marchio», aggiunge. Esempi sono Bianchi.bike, Ferragamo.wang (significa sito e-commerce in cinese), Valentino.moda, DolceGabbana.boutique.

Tutti domini finiti in mani altrui, che sfruttano in modo illecito il marchio. «Monetizzano con la pubblicità che gremisce quei siti oppure vendendo merce contraffatta. Con grave danno per i consumatori e per quel marchio, che perde reputazione, traffico e vendite», spiega. Un pericolo che riguarda non solo i grandi marchi della moda: «se registro un .hotel e non il .review, quest’ultimo può essere usato, con il mio nome, per mettere ogni tipo di giudizio».

I nuovi domini portano nuove opportunità per caratterizzarsi e farsi trovare, sul web. Ma anche nuovi fronti di rischio da cui proteggersi.

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